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Il Tar accoglie il ricorso di Wind: l’antenna di Padule resta e “costa” al Comune 1.500 euro

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L'antenna Wind a Padule

Quell’antenna non s’ha da levare. E anzi al Comune di Gubbio costerà pure 1.500 euro di spese legali. Lo ha stabilito il Tar dell’Umbria che ha accolto il ricorso di Wind, annullando l’ordinanza del 2015 con la quale il sindaco Filippo Mario Stirati aveva disposto nella frazione di Padule la “sospensione dei lavori, con riferimento alla stazione radio base, al fine di assicurare alla cittadinanza la minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici e garantire nel contempo pace sociale e ordine pubblico”. Una vicenda che all’epoca dei fatti aveva suscitato una vasta eco tra la popolazione della popolosa frazione a Est della città, con molti cittadini che erano scesi in piazza per protestare contro la realizzazione dell’antenna da parte dell’azienda di telecomunicazioni (oggi peraltro incorporata a H3G).

LE MOTIVAZIONI. Nelle motivazioni del Tar regionale viene spiegato come “l’opera sia stata nel frattempo realizzata in forza del parere positivo rilasciato dall’Arpa Umbria e in assenza di ulteriore attività ostativa da parte del Comune di Gubbio”. Il ricorso è stato giudicato fondato dal collegio (presidente Potenza a latere Mattei e Carrarelli) in quanto “il provvedimento impugnato non evidenzia, con congrua motivazione, una reale situazione di pericolo eccezionale e imprevedibile, a fronte del conseguimento, da parte della società ricorrente, dei titoli abilitativi per la realizzazione del contestato impianto di trasmissione”. In questo senso i “profili di ordine pubblico e pace sociale connessi alla pretesa minimizzazione all’esposizione ai campi elettromagnetici, su cui si basa il provvedimento impugnato”, fanno desumere “una rappresentazione non rispondente alla realtà dei fatti, anche in ragione dell’assenza di più significativi riscontri in ordine al paventato allarme sociale”. L’antenna è stata installata nel gennaio 2016 e da allora è rimasta al proprio posto, con buona pace dei cittadini che adesso vedono lontanissime le speranze di una rimozione per giusta causa.