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Renzo Menichetti scrive al ministro Azzolina: “Avrebbe dovuto far ripartire la scuola a luglio. Ora lezione anche di pomeriggio”

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Renzo Menichetti

Renzo Menichetti, insegnante di sostegno, maestro di musica, trascorsi da assessore e consigliere comunale, ha reso pubblica una lettera inviata al ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel mirino delle critiche e polemiche per la gestione della scuola nel periodo dell’emergenza sanitaria. Menichetti pone due questioni al ministro: “Fossi stato al suo posto avrei dato inizio al nuovo anno scolastico nel mese di luglio. In questo modo si sarebbe dato il segno della vera priorità, e cioè ripartire proprio dalla scuola. Il fatto di andare a scuola con la bella stagione avrebbe reso possibile fare lezioni nei parchi, nei teatri, nelle chiese, nei musei, negli stadi, in piscina, nelle scuole, ovviamente, potendo organizzare lezioni agili, innovative, partecipate, in tutta sicurezza. Logicamente, le ferie o vacanze al mare o in montagna, sarebbero state più che giustificate, con riferimento alle assenze scolastiche, conosco poche persone che possono permettersi un mese di mare. Tra l’altro il fatto di tornare a scuola in estate avrebbe consentito di mantenere buone regole di convivenza e la giusta attenzione e alta preoccupazione nei confronti del pericolo Covid. Per me è insopportabile leggere che la riapertura della scuola il 14 settembre è messa in pericolo dall’affollamento delle spiagge, prese d’assalto, ma basta vedere anche i ristoranti, forse prima dell’emergenza si stava seduti uno sull’altro. La riapertura estiva avrebbe consentito di programmare una lunga chiusura nei mesi invernali, quando si ha il maggiore pericolo del contagio da influenza, ed è difficile anche arieggiare gli ambienti viste le condizioni climatiche esterne”.

Menichetti solleva anche un altro aspetto con proposte operative: “Dal momento che non potrà esserci la duplicazione degli edifici scolastici, ritengo che l’unica soluzione per ridurre la presenza degli alunni in classe sia prevedere lezioni anche pomeridiane, con la divisione del gruppo classe stesso garantendo una rotazione degli alunni anche per mantenere relazioni con tutti, e potenziare la Dad, soprattutto negli istituti di secondo grado. La scuola dovrebbe ragionare della propria organizzazione a prescindere da tutte le altre esigenze. Per fare un esempio, nel nostro Comune di Gubbio hanno deciso la chiusura delle scuole il sabato per questioni legate ai trasporti pubblici, senza valutare, seriamente, dal mio punto di vista la penalizzazione dal punto di vista didattico. C’è stato pure chi ha voluto giustificare questa scelta per consentire agli alunni di stare più tempo in famiglia. Oggi gli psicologi sono chiamati a risolvere i nuovi problemi generati dalla convivenza forzata. Mamma mia, la nuova società. Oppure: proprio la nuova società ha bisogno della scuola per consentire ai genitori di lavorare. Con questo non voglio dire che si debba considerare la scuola al di fuori di un sistema sociale: sarebbe impossibile. Ma i modelli organizzativi degli istituti di istruzione dovrebbero essere considerati al primo posto, senza lacci o vincoli che ne determinano un continuo adattamento, guarda caso con perpetuate rinunce”.