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Sgarbi e il Gonfalone: “C’è la mano di Raffaello”

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Vittorio Sgarbi osserva scrupolosamente il Gonfalone del Corpus Domini di Gubbio

Per Vittorio Sgarbi c’è la mano del giovane Raffaello sul Gonfalone del Corpus Domini di Gubbio, dipinto bifacciale di proprietà della diocesi esposto in questi giorni nella chiesa di Santa Maria dei Laici detta dei Bianchi. Il pronunciamento è del critico d’arte Vittorio Sgarbi che, approfittando dello spettacolo sabato scorso in piazza Grande nell’ambito del Doc Fest 2020, ha visionato attentamente l’affascinante opera pittorica, accompagnato dalla sua collega ferrarese e fiorentina di studi Giordana Benazzi, già funzionario della Soprintendenza dei Beni architettonici a Perugia, dai direttore dell’ufficio diocesano dei beni culturali, Paolo Salciarini, e del Museo Diocesano monsignor Pietro Vispi.

Si è soffermato davanti al Gonfalone, databile tra il 1494 e il 1500, scrutandone ogni segno con particolare attenzione per verificare i particolari. Secondo la storica dell’arte Benazzi va attribuito a un lavoro d’equipe della bottega di Giovanni Santi, padre di Raffaello, nel quale s’intravede anche la mano del giovanissimo figlio. L’opera è stata scoperta nel 2001 nella chiesa di Santa Maria al Corso.

Sgarbi, che aveva auspicato un recupero del manufatto già una quindicina di anni fa, ha citato il Gonfalone nel corso dello spettacolo sul palco di piazza Grande, confermando che potrebbe effettivamente appartenere a quel gruppo di opere giovanili in cui l’ancora acerbo Raffaello Sanzio cominciò a misurarsi con l’arte pittorica, seguendo le orme meno raffinate del padre Giovanni che poi ne affiderà la crescita e maturazione portandolo alla scuola di Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino.

Il genio del pittore urbinate trova sempre Sgarbi pronto a sfoderare la brillante vena narrativa, che presto sarà anche in una pubblicazione annunciata dallo stesso esperto d’arte nel cinquecentenario della morte dell’artista. Il Gonfalone di Gubbio ha ricevuto un’ulteriore investitura, anche se l’attribuzione continua a dividere gli storici con due scuole di pensiero tra chi ci trova l’impronta del giovane Raffaello e chi invece lo ritiene espressione di artisti minori comunque collegati alla scuola raffaellesca.