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Referendum del 20-21 settembre: le ragioni del SI e del NO con Mauro Salciarini e Francesco Gagliardi

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Perché SI / Mauro Salciarini: “Abbiamo più parlamentari al mondo”

Le ragioni del SI sostenute da Mauro Salciarini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Comunale a Gubbio: “I Padri Costituenti non c’entrano. Nella Costituzione si decise di non fissare un numero preciso, ma un criterio elastico: un deputato ogni 80mila abitanti o frazione superiore a 40mila; un senatore ogni 200mila abitanti o frazione superiore a 100mila. Risultato: nelle prime tre legislature il numero dei parlamentari cambiò tre volte col crescere della popolazione. Nella I (1948-’53) i deputati furono 574 e i senatori 237; nella II (1953-’58) 590 e 237; nella III (1958-’63) 596 e 246. Ma ormai la democrazia era già degenerata in partitocrazia e infatti all’inizio del 1963, a pochi mesi dalle elezioni, la maggioranza del governo Fanfani IV (Dc, Psdi e Pri con l’appoggio esterno del Psi) varò una legge costituzionale che cambiava per la quarta volta il numero degli eletti, moltiplicando le poltrone ben oltre il rapporto fissato dalla Carta: 630 deputati e 315 senatori (più quelli a vita). E’ quella legge targata Dc, non la Costituzione, che oggi difende chi fa campagna per il No. Abbiamo sempre detto che la Costituzione non si stravolge per metà o un terzo. Meglio aggiornarla con aggiustamenti chirurgici, nello spirito dell’articolo138. La teoria dice che per il nostro Paese la dimensione ottimale del Parlamento sarebbe 570, con +375 siamo il Paese con il maggior eccesso di parlamentari al mondo; non ci sono motivi per credere che il nostro Paese sia diverso dagli altri, quindi non abbiamo basi per sostenere che un taglio dei parlamentari rappresenti un pericolo per la democrazia; Anzi dimostrano che – oltre ai costi – mantenere questo eccesso di parlamentari produce burocrazia, ingerenza dello Stato nell’economia, corruzione, minore efficacia del processo legislativo. Altro valido motivo per votare Sì. Come sostiene la costituzionalista Lorenza Carlassare, il Sì permetterà anzi imporrà, di approvare una nuova legge elettorale che restituisce agli elettori il diritto e il potere di scegliersi i parlamentari. Il No invece lascerebbe intatto il numero degli eletti e dei collegi, non obbligherebbe il Parlamento a intervenire sulle regole del voto e sarebbe una pietra tombale su ogni altra riforma. Questo non significa che questo referendum sia oro colato. Non esiste la perfezione in politica. Ma esistono i risultati che si portano a casa e farlo nei nostri sconfinati emicicli è ancora più difficile. Possiamo dire in questa circostanza che l’ottimale è nemico del bene e, se intanto abbiamo la possibilità di ottenere un risultato parziale lo dobbiamo fare, soprattutto in politica. Cambiare qualcosa è una best practice per innescare il cambiamento di qualcos’altro e che se non cambi mai niente, non cambierà mai niente! E su questo la politica italiana insegna. Sono stati 7 i tentativi in 35 anni per ridurre il numero dei parlamentari: sempre tutti falliti. Quindi lo scorso 8 ottobre 2019 abbiamo assistito ad una pagina storica, perché alla Camera è stata definitivamente approvata (da circa il 98 per cento del parlamento) la riforma che porta i senatori da 315 a 200 e i deputati da 630 a 400. Si passerà dunque da 945 a 600 parlamentari, Semplicità e certezza del quesito per ridurre il numero dei parlamentari e puntuale visto che modifica soltanto i tre articoli della Carta sul numero degli eletti: 56,57 e 59. Ma anche condiviso visto che il Movimento 5 Stelle l’ha posto come condizione per il patto con la Lega prima e per l’alleanza col centrosinistra dopo. Il Ddl è stato quindi approvato nelle quattro letture che si rendono necessarie in questi casi con maggioranze del 59, 49, 57 e 88 per cento). Siccome nella prime votazione non si sono raggiunti i due terzi, era possibile ricorrere al referendum “confermativo” e allontanare l’amaro calice. Così FI e Lega – dopo aver approvato la riforma quattro volte su quattro – hanno raccolto le firme necessarie di 71 senatori: è per questi voltagabbana, che rappresentano appena il 7,5 per cento dei parlamentari, che domenica e lunedì voteremo su una legge approvata da tutti e promessa da 40 anni. Se vince il No, il Parlamento ha un’ottima scusa per interrompere le autoriforme e magari riprendersi privilegi perduti. Se vince il Sì, si impone una nuova legge elettorale. Ma se si dice di no l’occasione potrebbe non ripresentarsi. Un altro falso palese che si sente ripetere in questo periodo è che saremo ultimi per numero di seggi in Europa. La comparazione non va fatta con Paesi che hanno un numero di abitanti molto più basso e che devono avere un numero minimo di rappresentanti (questi sono in cima alla classifica) e con Parlamenti a Camere differenziate e in parte non elettive. Il paragone ha senso e va fatto tra Paesi simili per numero di abitanti e Camere elette direttamente che, pur con poteri diversi, diano la fiducia al governo. Con questi parametri, oggi l’Italia ha il più alto rapporto tra parlamentari ed eletti fra i grandi Paesi Ue (1,6 ogni 100mila abitanti) e lo manterrà dopo a pari merito con Uk (1 ogni 100mila) e davanti a Germania (0,09), Francia (0,09) e Spagna (0,8). Votando quindi Sì al referendum del prossimo 20-21 settembre abbiamo l’opportunità di far sì che le istituzioni siano più efficienti e sotto controllo; che Il taglio è un segnale di giustizia sociale; di mettere la parola fini ai quasi 2000 legislatori che sono troppi e producono enorme burocrazia e lentezza; di essere allineati con gli altri paesi dell’UE e che produce anche un risparmio sui costi del Parlamento intorno al 7 per cento e che smetteremo anche di pagare gli stipendi a qualche assenteista cronico che non sono mai pochi nel Parlamento italiano”.

Perché NO / Francesco Gagliardi: “Operazione anti-democratica e oligarchica”

Le ragioni del NO sostenute dall’avvocato Francesco Gagliardi, già consigliere comunale del centrodestra a Gubbio: “L’onda populista che cavalca i mari d’Italia spinge gran parte della politica a sostenere, con spicciolo interesse elettoralistico, il Sì al referendum del prossimo 20 e 21 settembre. Una legge elettorale che premia i nominati, spesso e volentieri donne e uomini del signorsì, e una prassi parlamentare che abusa costantemente del voto di fiducia rendono di fatto ininfluente il numero di senatori e deputati che, allo stato, potrebbe essere prossimo allo zero. Ma il cavallo di Troia del taglio agli sprechi nasconde nella sua pancia la volontà di far prevalere l’oligarchia, cioè il governo di pochi, sulla democrazia, cioè la rappresentanza di tutti. In questo contesto, le orde grilline, che hanno fatto scempio della politica con il principio dell’uno vale l’altro (si vedano i due governi guidati da Conte), si stanno prestando all’operazione più anti-democratica della storia della democrazia: ridurre il numero di parlamentari per consentirne il maggiore controllo da parte degli uomini (spesso un unico uomo) di partito. Voterò No al referendum perché contrario ad ogni forma di marionettismo. Da qualunque sponda politica esso provenga”.