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A Gubbio parte l’ecodistretto, la magistratura prende di mira le discariche. Colognola ancora nella bufera

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Proprio quando a Gubbio parte l’ecodistretto, con il solito dibattito ideologico sul Css che è regolato da normative tecnico-politiche esclusivamente sovracomunali, si è aperto un altro caso giudiziario sulle discariche che coinvolge anche Colognola. I quotidiani umbri riportano oggi la notizia di irregolarità per la gestione dell’impianto di compostaggio a Casone di Foligno con cinque persone sotto inchiesta, tra cui anche l’ex sindaco folignate Maurizio Salari, con il sequestro alla Vus di 800mila euro. Nella storia ci sono anche le discariche di Colognola e Belladanza. Il peso della vicenda si ripercuote sulla Tari, più salata per 800mila euro in 22 Comuni

“Il grande mondo dei rifiuti – scrivono Luca Benedetti e Giovanni Camirri sul Messaggero Umbria – si ritrova sulla graticola per un’altra inchiesta che tocca le discariche, gli affari e anche le bollette dei cittadini. Ci sono cinque indagati (tra cui l’ex sindaco di Foligno Maurizio Slari come ex presidente Vus e l’allora direttore generale Walter Rossi) per la gestione dell’impianto di compostaggio di Casone e i carabinieri del Nucleo operativo ecologico, nei giorni scorsi, hanno sequestrato 811mila euro alla Vus Spa “quale somma equivalente degli illeciti profitti ricavati per le irregolarità nella gestione dell’impianto di compostaggio di Casone. Indagati i rappresentanti legali e i tecnici della Vus Spa all’epoca dei fatti (i reati si sarebbero compiuti fino al settembre 2017). Si tratta del direttore generale Walter Rossi, dell’allora presidente Maurizio Salari, ex sindaco di Foligno, di Paolo Bordichini responsabile tecnico di Casonee di Sant’Orsola, di Roberto Calcabrina responsabile operativo dell’impianto finito sotto indagine e di Massimo Benedetti, un altro tecnico. L’inchiesta risale al 2017 e le contestazione della Dda di Perugia (pubblico ministero Massimo Casucci che ha ereditato il fascicolo da Valentina Manuali dopo il suo passaggio in Cassazione)sono arrivate dopo gli accertamenti dei carabinieri del Noe guidati dal tenente colonnello Francesco Motta e dai tecnici dell’Arpa. Secondo la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Perugia sarebbe stato organizzato un traffico di rifiuti per i reati in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni tanto che viene contestata, tra le altre ipotesi di reato, la truffa aggravata con i 22 Comuni dell’ex Ato 3 (Foligno e Spoleto in testa) come parti lese in quanto nella bolletta delle Tari finiva un servizio in realtà non effettuato, cioè la realizzazione del compost. Il nodo è legato alla scarsissima qualità, secondo chi ha condotto l’inchiesta, del compost prodotto dall’impianto di Casone tanto che il prodotto finiva per grandissime quantità in discarica. A Sant’Orsola in quanto discarica d’ambito che deve lavorare in tandem con Casone, e a Belladanza (Città di Castello) e Colognola (Gubbio) le altre due discariche dove i rifiuti dell’ex Ato 3 sono stati smaltiti con Sant’Orsola perché l’impianto spoletino è in esaurimento anche per le non corrette pratiche sul compost. E proprio il fronte delle discariche fuori dall’ambito potrebbe aprire nuovi fronti dell’indagine che ancora non è chiusa. L’indagine, inoltre, ha consentito di accertare che le oltre 3.500 tonnellate rifiuti speciali non pericolosi (compost fuori specifica) sono finite nelle discariche. Tra le ipotesi di reato che vengono contestate a vario titolo agli indagati (accuse, naturalmente, tutte da dimostrare) anche le fronde in pubbliche forniture e le violazioni delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale. Sull’inchiesta c’è da registrare una nota dell’azienda che sottolinea come ‘Valle Umbra Servizi Spa sull’inchiesta della Procura della Repubblica di Perugia per presunte irregolarità riscontrate nella gestione dell’impianto di trattamento rifiuti in località Casone (Foligno), restando a completa disposizione dell’autorità giudiziaria, esprime la propria piena fiducia nell’operato degli inquirenti affinché venga accertata la corretta gestione del citato impianto. Valle Umbra Servizi Spa precisa, inoltre, che questa vicenda non ha alcuna ripercussione sulla continuità del funzionamento dell’impianto e dei relativi servizi erogati’”.