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Vescovi verso la pensione e riordino delle Diocesi: Luciano Paolucci Bedini verrà promosso?

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Il vescovo Luciano Paolucci Bedini

La Chiesa umbra potrebbe cambiare pelle nel 2022 perché quattro vescovi compiranno proprio quest’anno i 75 anni e saranno obbligati a presentare la lettera di rinuncia per raggiunti limiti di età, come previsto dalle norme canoniche. A questi si aggiungono alcuni vescovi che hanno già raggiunto l’età prevista e che ancora non sono stati sostituiti.

Gli scenari futuribili, secondo i rumors in taluni ambienti, prevedono tra le ipotesi anche una promozione per monsignor Luciano Paolucci Bedini, 54 anni, vescovo di Gubbio dal 29 settembre 2017 (al momento della proclamazione il più giovane d’Italia), che taluni vedono a Perugia-Città della Pieve come successore del cardinale Gualtiero Bassetti e altri come guida della possibile fusione tra Città di Castello e Gubbio, che in Alto Tevere non vedono di buon occhio ricordando il precedente ai tempi di monsignor Cesare Pagani nel 1972.

Nella mappa dei vescovi umbri e insediati in Umbria ci sono molte manovre all’orizzonte.

Il primo della lista per anzianità è il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che compirà 80 anni il prossimo 7 aprile.

Il 20 gennaio scorso ha compiuto 75 anni il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro monsignor Riccardo Fontana, gia arcivescovo di Spoleto-Norcia dal 1996 al 2009. Il presule ha sostituito ad Arezzo proprio il cardinale Bassetti, destinato a Perugia.

Lo scorso 25 febbraio li ha compiuti il cardinale folignate Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze dal 2008, già canonico della cattedrale di San Feliciano e segretario della Cei.

Il 6 aprile raggiungerà l’età della rinuncia il vescovo di Città di Castello monsignor Domenico Cancian. Presbitero della congregazione dei Figli dell’Amore Misercordioso di madre Speranza di Collevalenza, è presule in Alto Tevere dal 2007.

A Terni il nuovo vescovo Francesco Antonio Soddu ha preso possesso della cattedra il 5 gennaio scorso.

La nomina dei nuovi vescovi spetta a Bergoglio, su una rosa di nomi che provengono dal territorio, anche se lo stesso Bergoglio ha abituato a scelte particolari privilegiando soluzioni della dottrina sociale. Come avvenuto per Foligno, e anche per Modena-Carpi, Lanusei, Fabriano, Pitigliano, Ischia, Alife, unita formalmente alla diocesi di Assisi con la nomina del vescovo Domenico Sorrentino, che è rimasto titolare anche della città serafica, Bergoglio potrebbe procedere all’unione delle diocesi in persona episcopii per completare il processo di riduzione del numero delle diocesi italiane, visto che i vescovi della Cei, sollecitati più volte, ancora non hanno varato il piano di riduzione delle diocesi.

Per l’Umbria il vecchio progetto prevedeva la riduzione a quattro diocesi: Perugia, con l’estensione territoriale fino a Todi; Spoleto che avrebbe dovuto inglobare Foligno; Terni estesa fino a Orvieto; Città di Castello che avrebbe accorpato Gubbio, mentre Assisi avrebbe dovuto rimanere direttamente soggetta alla Santa Sede.

L’accorpamento in persona episcopii di Assisi con Foligno e la nomina a Orvieto-Todi di monsignor Gualtiero Sigismondi fa però pensare a una diversa disposizione, con la riduzione a sei diocesi: Perugia, Terni, Spoleto, Foligno-Assisi e Orvieto rimarrebbero così come sono, mentre verrebbero unite Città di Castello e Gubbio. Ipotesi che Bergoglio potrebbe, naturalmente, scompaginare.