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Il vescovo: “Questa festa esplosione di gioia e coralità”

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Solenni celebrazioni in onore di Sant’Ubaldo, vescovo patrono di Gubbio, nella ricorrenza della morte avvenuta il 16 maggio 1160. Come da tradizione, c’è stato in mattinata il pontificale presieduto dal vescovo Luciano Paolucci Bedini.

Nell’omelia, il presule ha sottolineato “l’esplosione di gioia e coralità della meravigliosa festa dei Ceri quest’anno ha di nuovo introdotto, come omaggio grato e devoto, la solenne celebrazione del nostro Santo Patrono Ubaldo. Una festa nuova e rinnovata che ha riaperto il cammino di questo popolo e di questa nostra Chiesa diocesana, sulle tracce luminose del suo nobile concittadino e santo vescovo. Le limitazioni sofferte negli ultimi anni non ci hanno mai impedito di alzare gli occhi al monte di Ubaldo per impetrare con filiale fiducia la sua protezione da ogni male. Lo abbiamo fatto nella solitudine e nella distanza, in pochi e con gesti semplici, ma finalmente torniamo a rendergli onore e lode nella pluralità delle appartenenze e nella comunione della convivialità fraterna. Rivolgo il mio più cordiale saluto al Sindaco Filippo, ai Sindaci dei comuni del territorio, alle rappresentanze della Festa dei Ceri, e alle altre autorità convenute. Sentiamo qui con noi presenti a questa ricorrenza solenne tutti gli eugubini che vivono fuori della loro terra, i tanti fedeli legati alla santità di Ubaldo, e le città sorelle di Thann e di Jessup con gli amici che ci hanno visitato in questi giorni. Il tempo che abbiamo davanti è da molti ritenuto un’occasione di rinascita, di ripresa e di rinnovamento dopo un lungo e duro tempo di crisi. Sappiamo bene però che nessuna novità e nessun miglioramento è possibile nelle nostre comunità se non ci si decide per un cambiamento, se non ci si impegna per crescere e ricominciare in maniera nuova. E quando desideriamo attraversare tempi di prova, e uscirne rafforzati e rinnovati, occorre poter guardare oltre e al meglio, riscoprire i valori essenziali e condividerli, essere sostenuti e guidati nella ripresa del cammino. Possiamo farlo, dobbiamo poterlo fare insieme, e abbiamo per questo bisogno di alti insegnamenti, di buoni maestri e di grandi esempi. Non è difficile rintracciare tutto questo nella enorme figura umana e spirituale del nostro carissimo vescovo santo. Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni consolidò il santuario: queste parole del libro del Siracide mirabilmente lo descrivono nel ministero che ha vissuto. Ubaldo è ricordato nella Chiesa intera, e non solo a Gubbio, come un grande santo riformatore. La sua fede profonda e la sua umile affezione per la Chiesa lo hanno portato a desiderare fin da giovane una vita retta e fedele, radicalmente ispirata alle parole del Vangelo, e nutrita della sola intimità orante con l’altissimo onnipotente Padre di tutti. Da questo scaturiva continuamente la sua tenerezza di Padre, la sua cura per ogni figlio, la sua forza nel combattere ogni male e difendere il popolo, la sua mitezza per sopportare tante ingiurie e perseguire sempre il riparo sicuro del perdono e della riconciliazione. L’Apostolo Paolo, nel brano della lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato ci indica la strada di questa buona ripresa. Dice: Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Sant’Ubaldo conosceva bene queste parole. Riconosciamo che egli per primo le ha incarnate. Sono un invito alla conversione, al cambiamento delle cattive abitudini, al rinnovamento del cuore, e segnano il tracciato verso la santità, di cui abbiamo fulgido esempio nel nostro patrono. Ma sono anche indicazioni molto concrete, vicine alla vita quotidiana che insieme attraversiamo. Ciò che abbiamo vissuto e che ci ha prostrato in questi anni, ora lascia spazio alla nostra libertà e al nostro desiderio di poter riprendere ogni nostra relazione e attività con atteggiamenti nuovi, purificati dagli eventi. E di questo virtuoso itinerario di rinascita che ci spetta il Beato Ubaldo ce ne insegna anche il metodo che lui stesso ha sapientemente accolto e messo in opera. Fin da giovane cercò l’aiuto e l’accompagnamento di buoni maestri a cui si affidò. Basti pensare all’accoglienza del vescovo Giovanni da Lodi nella Canonica di San Mariano che ne completò la prima formazione. I Canonici di Santa Maria in Porto a Ravenna, con cui visse un tempo per apprendere la Regula Clericorum che poi riportò a Gubbio per i suoi chierici. L’amico priore di Fonte Avellana che ebbe come guida per il suo cammino spirituale e da cui poteva rifuggiarsi ogni volta che ne avesse bisogno. Nessuno di noi può crescere in età, sapienza e grazia senza l’ausilio e il riferimento della testimonianza di buoni maestri e dei loro insegnamenti. Ubaldo poi comprese ben presto che per rinnovare il mondo e migliorare la vita dei nostri amici e fratelli occorre cominciare da se stessi. Inutile sarebbe additare le mancanze altrui e lamentarsi del tanto che non va come ci si aspetterebbe, se prima non si è iniziato un lavoro di buona formazione e di profondo rinnovamento di noi stessi. In ogni cosa che ritenesse saggia e che volesse insegnare al popolo, il nostro Patrono prima di tutto si esercitò per se stesso. Conobbe e ascoltò la sua debolezza, ammise le sue colpe e chiese aiuto al Signore per mondare se stesso prima degli altri. Questo lo rese umile e forte di fronte ad ogni tentazione del male, capace di comprendere la miseria dei suoi fratelli e di usare loro la stessa misericordia che sentiva per sé da parte di Dio. Solo dopo questo Ubaldo non ebbe timore di proporsi ai suoi figli e concittadini come un esempio da seguire. Ed è questo l’ultimo passaggio di questo metodo che ci guida alla santità. Chi ha la sapienza di seguire buoni maestri e di cominciare da sé il percorso di rinnovamento, poi senza orgoglio e presunzione, ma con semplicità e senso di responsabilità si assume l’onere dell’esempio e della guida nei confronti di altri. E sappiamo bene di quanto oggi ci sia bisogno, anche nella nostra comunità, di donne e di uomini, saggi ed umili, che non abbiano paura di offrirsi come esempio chiaro e retto a beneficio delle generazioni che man mano ci sostituiscono, così come Ubaldo si fece Maestro ed esempio per i suoi figli. Che sia questo il nostro orizzonte, e questa sia per tutti la strada sulla quale non temiamo di farci sotto per prendere il peso delle responsabilità che ci competono e per correre tutti insieme verso l’alto, certi di essere sorretti dal braccio potente del Vescovo Ubaldo e dalla sua benedizione, al quale con filiale fiducia ci rivolgiamo”.