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La storia del giovane Tiziano Francioni che è rimasto l’unico calzolaio a Gubbio

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Il giovane calzolaio Tiziano Francioni

C’è rimasto solo lui a Gubbio e la sua storia trova risalto sul Messaggero Umbria edizione di oggi, martedì 18 ottobre. E un buon calzolaio è per sempre, come il diamante. Il ventottenne eugubino Tiziano Francioni ha raccolto l’eredità del padre Marco, che a 56 anni ormai da tempo ha messo su un negozio di oggetti in pelle lasciando al figlio il testimone della bottega in via Leonardo da Vinci numero 57. C’è tutto l’orgoglio di famiglia in questo passaggio di consegne, perché Tiziano fin da bambino respirava quella che chiama «un’arte prima che un mestiere». Tanto più a Gubbio dove c’è l’Università dei Calzolari, che perpetua l’arte dei calzolai e lavoratori del cuoio, il cui primo statuto di cui si hanno notizie venne pubblicato nel 1336 durante il pontificato di Benedetto XII quando in città era podestà Camillo dei marchesi di Massa e capitano del popolo Giovanni di Tuscolo, con modifiche anche sotto il Ducato di Urbino e altri documenti attraverso i secoli.

“Oggi il presidente è mio padre – racconta Tiziano – e siamo rimasti pochi, soprattutto ultraottantenni. Andiamo fieri delle radici e di una tradizione che a Gubbio era davvero importante”.

Lui si è messo in gioco fin dal gennaio 2019 e ha resistito al Covid che ha fatto chiudere le altre attività. Sente di avere una missione da compiere: “Fin da piccolo andavo in bottega per fare qualche soldino e mi piaceva. È diventato il mio mestiere che amo, sono il capo di me stesso e mi organizzo con gli orari. Alla gente piace vedere un giovane fare l’artigiano per un mestiere che fatica moltissimo a resistere al tempo e la modernità ma che è utilissimo. C’è tanta riconoscenza verso i lavori manuali che vanno scomparendo”.

Nella sua bottega c’è spesso la fila per sistemare un tacco o aggiustare una scarpa che non si vuol buttare via. Ne ha parecchie in riparazione e le identifica con il numero di telefono invece del nome del proprietario, fino a richiamare tutti quando si entra perché un cartello reca una disposizione precisa: “Le scarpe non ritirate dopo un mese vengono date in beneficenza”. È tassativo? “No, è una provocazione che serve a responsabilizzare chi viene da me”.