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Papa Benedetto XVI lascia una grande luce e un legame forte con Gubbio

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Papa Benedetto XVI quando ha acceso l'Alberto di Natale più grande del mondo

di Luigi Girlanda

Esistono molti legami di Papa Benedetto XVI con Gubbio. In città esiste fin dal 2006, anno successivo alla sua elezione al soglio pontificio, un’associazione a lui intitolata, che ha organizzato conferenze e altre attività culturali di livello che hanno avuto risonanza nazionale. Tanto che proprio grazie all’associazione, il braccio destro per la liturgia di Papa Benedetto XVI, cardinale Antonio Canizarez Llovera, nel 2009 venne a Gubbio a tenere la sua prima conferenza pubblica in Italia. L’apprezzamento per quanto l’associazione stava svolgendo ha avuto il suo coronamento in una lettera con firma autografa dello stesso pontefice che scriveva al sodalizio eugubino per congratularsi sull’attività svolta e dove concludeva scrivendo “mi conforta e mi incoraggia che il mio impegno pastorale negli anni del mio pontificato ha potuto ispirare e aiutare il vostro lavoro”. Papa Benedetto XVI ha poi benedetto le nuove statue dei Ceri nel 2011 e acceso l’albero di Natale più grande del mondo via web sempre nel 2011.

Qualche riflessione la morte di quest’ultimo grande pastore della Chiesa cattolica non può non suscitarla. In effetti, tutti fanno finta di niente, ma bisogna capire bene chi è morto alle 9:34 di sabato 31 dicembre 2022. Il media system, sempre omologato al potere di turno, è corso ai ripari riproponendo la tesi trita e ritrita del papa emerito. Bergoglio, pur di far sembrare tutto normale, non fa altro che usare e accreditare l’espressione come se niente fosse. Ma l’unica cosa certa in questa follia che dal 2013 imperversa nella Chiesa cattolica è che non esiste il papa emerito. Spulciate pure tutti i documenti ufficiali, tutti i canoni del Codice di diritto canonico, tutti gli scritti della Bibbia e dei Padri della Chiesa, tutta la ininterrotta tradizione bimillenaria del cattolicesimo: non troverete mai né citata né fantasticata e nemmeno lontanamente ipotizzata la possibilità dell’esistenza del papato emerito.

Questo perché per costituzione divina (cioè per volontà dello stesso Gesù Cristo, che è Dio) la Chiesa ha e può avere un solo Papa. Nessuna autorità umana, come è facile capire, può modificare un elemento di costituzione divina. Si può modificare quello che nella Chiesa è di costituzione umana, ma non ciò che è stabilito da Dio stesso e che solo Lui potrebbe cambiare. Il papato è uno di questi elementi immodificabili. Quindi non vale a nulla dire che lo stesso Ratzinger ha voluto “istituire” il papato emerito. Anche se lo avesse voluto non avrebbe assolutamente potuto farlo.

Il papato, come molti dovrebbero sapere, non è un sacramento incancellabile, come per esempio il sacerdozio che, una volta ricevuto validamente, rimane in eterno (sacerdos in æternum). Per questo esiste il vescovo emerito, perché una volta andato in pensione, avendo ricevuto il sacramento dell’ordine, un vescovo rimane vescovo. Il papato invece è un incarico, non un sacramento. Come tutti gli incarichi è valido dal momento dell’accettazione e vi si può rinunciare in qualunque momento. Ma una volta rinunciato all’incarico un papa non è più papa. Come successe per esempio per Celestino V nel 1298. Dopo la rinuncia (per viltà secondo Dante) Pietro da Morrone tornò alla vita eremitica che svolgeva prima della sua elezione. Non così papa Benedetto XVI, che ha continuato a vestire di bianco, ad vivere in Vaticano, a tenere le chiavi di san Pietro, simbolo del papato, nel suo stemma episcopale, a firmarsi col nome scelto da papa, a impartire la benedizione apostolica (che solo il Papa può impartire) e, almeno nei primi anni, a passare le sue vacanze nella residenza dei papi di Castel Gandolfo.

Un altro problema, che ha tormentato tutti coloro che hanno provato a studiarlo, è rappresentato dalla natura del tutto inedita delle cosiddette dimissioni che Ratzinger avrebbe dato nel 2013. Per far sembrare tutto normale fin dal giorno dell’annuncio shock si è cominciato a ripetere che Benedetto XVI aveva rinunciato al papato. Le cose non stavano esattamente così, come si evinse sia dai comportamenti successivi di Ratzinger sia dall’analisi attenta delle parole pronunciate per la sua “rinuncia”. Se ne è occupò, tra gli altri, anche l’insospettabile Vittorio Messori che portò all’attenzione del pubblico, dalle colonne del Corriere della Sera, lo studio fatto da un prestigioso canonista, Stefano Violi. Analizzando le parole della declaratio di Benedetto XVI, Violi ha fatto emergere come la pseudo rinuncia al Papato sia in realtà una rinuncia al solo ministero attivo dell’ufficio di sommo pontefice e non all’incarico accettato al momento dell’elezione. Proviamo a chiarire con un esempio: è come se un padre decidesse, a suo avviso per il bene del proprio figlio, di rinunciare attivamente all’esercizio della paternità, ma non alla paternità in quanto tale. In poche parole, Ratzinger avrebbe rinunciato a fare il Papa ma non all’essere Papa.

Una sottigliezza non da poco. Nel linguaggio tecnico così suona: rinuncia al ministerium ma non al munus petrino. Sono inequivocabili le parole dello stesso Ratzinger al riguardo nella sua ultima udienza prima del ritiro: “La mia decisione di rinunciare allesercizio attivo del ministero, non revoca questo”. Ma allora, ed ecco la domanda che nessuno sembra avere il coraggio di porre chiaramente, se Benedetto XVI era ancora Papa (anche se non in modo attivo) e se la Chiesa ha per costituzione divina immodificabile un solo Papa, come è stata possibile una successione a lui? Si succede a un papa defunto (“morto un Papa se ne fa sempre un altro” si dice a Roma) oppure a un Papa dimissionario che non è più Papa (come Celestino V), ma non a un Papa vivo che mantiene il suo ufficio, anche se non in modo attivo.

Domande inquietanti a cui si può continuare a non rispondere, come si è fatto in questi ultimi dieci anni. Ma questo non cambia la realtà oggettiva delle cose. I dati certi del problema restano pochi, ma inequivocabili: non esiste il Papa emerito; non esiste successione a un papa vivo, ma solo a un Papa morto o dimissionario (e quindi non più Papa); la Chiesa per costituzione divina può avere solo un Papa. Ecco perché è fondamentale capire chi è morto oggi.