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Css, Goracci sfida ancora i LeD chiedendo un altro ricorso e la sospensione delle attività cementiere con il nodo costi

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Palazzo Pretorio sede del Comune di Gubbio

Nuova puntata della battaglia politico-ideologica a sfondo elettoralistico sul Css (Combustibile solido secondario) tutta a sinistra tra Orfeo Goracci e una parte della maggioranza, con particolare riferimento ai Liberi e Democratici-LeD. L’ex sindaco ha presentato un ordine del giorno nel quale chiede al Consiglio Comunale di impegnare il sindaco Filippo Mario Stirati “ad attivare la procedura di ricorso al Consiglio di Stato” e “a utilizzare tutti i poteri che la legge gli concede (ordinare non attivazione o sospendere l’uso del Css) in attesa di conoscere dati ambientali e indagini epidemiologiche sullo stato di salute degli abitanti della conca eugubina e zone limitrofe”.

Goracci non spiega nell’ordine del giorno chi debba pagare l’ennesimo ricorso, dopo le spese legali già caricate sul bilancio comunale a dunque a carico dei cittadini per il ricorso perso dal Comune al Tar come da sentenza del 6 dicembre scorso , e chi debba eventualmente pagare l’eventuale richiesta di risarcimento danni da parte delle cementerie Barbetti e Colacem qualora il sindaco adottasse d’imperio la non attivazione o sospensione dell’uso del Css sebbene in presenza di un’autorizzazione concessa sulla base di normative europee, nazionale e regionale.

Tra l’altro è già nel dibattito il fatto che la Corte dei Conti dell’Umbria potrebbe intervenire per monitorare le continue spese messe a bilancio dal Comune per ricorsi dai risvolti politico-ideologici a sfondo elettoralistico con esiti negativi, come testimoniato dai contenziosi persi dalla Giunta Stirati sull’impianto di telefonia mobile a Padule e a dicembre sul Css.

L’ex sindaco riapre la questione tutta interna alla sinistra richiamando anche la campagna elettorale del 2019 sulla contrarietà all’uso del Css nelle cementerie eugubine espressa dalle forze politiche per accaparrarsi i voti dei comitati ambientalisti e alimentando le possibili paure dei cittadini elettori.

Tra l’altro nella considerazione che il Css si configura come combustibile alternativo consentito, si è inserita l’evoluzione normativa per cui neanche il passaggio da metano a Css viene ritenuto una modifica sostanziale dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e dunque della Valutazione d’impatto ambientale (Via), per cui un ulteriore ricorso per il passaggio da petcoke a Css potrebbe configurarsi come una forzatura ideologica con risvolti soltanto politico-elettoralistici andando oltretutto incontro a nuove spese a carico dei cittadini.

Intanto, lo stabilimento Colacem di Ghigiano sta operando con l’utilizzo di circa 100 tonnellate di Css al giorno su un’autorizzazione che prevede circa 50mila tonnellate l’anno e quindi circa 150 tonnellate giornaliere.