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Sindaci e assessori si godono l’aumento degli stipendi. E cresceranno ancora. Tutte le cifre

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Palazzo Pretorio sede del Comune

Non è un lavoro il politico, ma un impegno civico temporaneo al servizio della comunità. Nei fatti, però, è diventato un lavoro visto gli stipendi che girano anche nei Comuni. Tanto che chi lavora nel settore pubblico (enti, scuola, sanità) o nel privato non in ruoli manageriali, fa un paio di conti e scopre che conviene di più fare il sindaco e l’assessore, per non dire ovviamente del consigliere regionale, il parlamentare o l’imbucato in qualche carrozzone di nomina politica. Il Governo Draghi, in piena crisi tra pandemia ed economia in rosso, ha pensato di fare un bel regalo agli amministratori locali aumentando vertiginosamente di questi tempi – percentuali alla mano – gli stipendi mensili. Andiamo subito al sodo, per poi addentrarci nella legge salutata trionfalmente da tutti i partiti perché, come si sa, quando c’è da mangiare la battaglia politica può aspettare. A Gubbio l’effetto Draghi ha portato a questo: dal primo gennaio 2023 il sindaco Filippo Mario Stirati costa alla collettività 4.280 euro lordi al mese. L’anno scorso costava 3.886 euro, partendo da 3.114. Dunque, in un anno ha visto incrementata la busta paga comunale di 1.166 euro lordi.

GLI ALTRI. Al vicesindaco è concesso per legge il 55 per cento di quanto è assegnato al sindaco, a Gubbio fanno 2.354 euro al mese (da 1.712: quindi aumento di 642,70 euro), anche se nel caso di Alessia Tasso l’importo è dimezzato avendo lei deciso di continuare a esercitare la professione di funzionario pubblico al Comune di Marsciano che le garantisce lo stipendio pieno. Per ciascun assessore (che a Gubbio sono 6, escluso il vicesindaco) e per il presidente del Consiglio Comunale è previsto il 45 per cento di quanto percepisce mensilmente il sindaco: quindi, l’importo è di 1.926 euro da 1.401,30 con un incremento di 525,30. Anche in questo caso l’indennità viene dimezzata se il nominato in Giunta lavora. Va sottolineato che l’incremento degli stipendi è applicato per il 45 per cento nel 2022, per il 68 per cento nel 2023 e integralmente dal 2024, quando Stirati & C guadagneranno ancora di più.

SI PUO’ RINUNCIARE. I sindaci e gli amministratori possono rinunciare agli aumenti. La Corte dei Conti della Liguria, che si è pronunciata su una realtà specifica, ha spiegato che – in caso di rinuncia totale all’indennità di funzione da parte del sindaco – essendo la quota di contributo statale vincolata inderogabilmente alla specifica finalità indicata dalla legge, ossia al “concorso alla copertura del maggior onere sostenuto per la corresponsione dell’incremento dell’indennità di funzione per l’esercizio della carica di sindaco”, i Comuni sono tenuti a riversare l’importo del contributo non utilizzato nell’esercizio finanziario allo Stato con versamento al Capo XIV – capitolo 3560 “entrate eventuali diverse del Ministero dell’interno”, articolo 03 “recuperi, restituzioni e rimborsi vari”.

QUANTI SOLDI. Con l’inflazione galoppante, i disastrosi effetti della pandemia e della guerra in Ucraina per la corsa agli armamenti e il caro energia, dalle casse dello Stato sono stati tirati fuori 100 milioni di euro per il 2022, quindi 150 milioni per il 2023 e 220 milioni a decorrere dal 2024 per finanziare l’aumento degli stipendi di sindaco, assessori e presidente del Consiglio Comunale. Gli aumenti sono del 100 per cento per i sindaci metropolitani, con percentuali a calare per gli altri Comuni in base al numero dei residenti. Lo stipendio cresce dell’80 per cento per i sindaci dei Comuni capoluogo di regione e per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100.000 abitanti; del 70 per cento per i sindaci dei Comuni capoluogo di provincia con popolazione fino a 100.000 abitanti; del 45 per cento per i sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti; del 35 per cento per i sindaci dei Comuni come Gubbio con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti.

ROCCAFORTE ROSSA. A Gubbio governa ininterrottamente da decenni la sinistra e c’è perfino chi spesso in giro per i palazzi della politifca rivendica orgogliosamente (a chiacchiere per ingannare il popolo credulone) di essere un comunista tutto d’un pezzo (chissà quanto si è arricchito e si arricchisce con la politica, magari facendo l’asso pigliatutto occupando al contempo pure un posto pubblico o privato che potrebbe andare a chi ha bisogno). La vera sinistra del popolo (ricordando Fidel Castro) è quella che prefigura l’incarico politico-istituzionale come sostitutivo dell’impiego professionale e alle stesse condizioni economiche, che tornano poi una volta cessato l’impegno politico-istituzionale. Qui non è così, neppure nelle roccaforti rosse come Gubbio, dove sembra calzare meglio il popolare detto “caro compagno, te lavora che io magno”.