E’ proseguito ieri pomeriggio al tribunale di Perugia il processo Trust, che vede imputati di vari reati l’ex sindaco di Gubbio Orfeo Goracci e altri ex politici amministratori, dipendenti ed ex dipendenti comunali. E’ stato ascoltato per la sesta volta l’ex dirigente comunale Gabriele Silvestri, ottavo teste dell’accusa portata avanti dal pubblico ministero Mario Formisano (un centinaio i testimoni complessivamente coinvolti). Il dottor Silvestri è stato sottoposto alle domande da parte dell’avvocato Ubaldo Minelli, che difende gli imputati Maria Cristina e Nadia Ercoli, Lucio Panfili e Lucia Cecili. Proprio su Lucia Cecili, funzionaria del Comune oggi in servizio al settore tributi, si è particolarmente incentrato il dibattimento in aula.
Silvestri ha ricostruito i passaggi che hanno portato la Cecili – che aveva un rapporto stretto e fiduciario con Goracci presente in aula con familiari e diversi sostenitori – ad assumere la responsabilità del settore personale che fino a un certo punto era gestito dal dirigente Silvestri. E’ stato fatto riferimento alle delibere e a come funzionavano le cose a palazzo Pretorio. Silvestri ha continuato a ricostruire i metodi che usava Goracci con le persone di fiducia che lo circondavano, ricordando come nella precedente seduta, il 17 febbraio scorso, aveva accusato l’ex sindaco di aver cercato di pilotare assunzioni e concorsi, tra candidati controllati e pressioni per favorire taluni a scapito di altri.
Nella prossima seduta, fissata per martedì prossimo 10 marzo, Silvestri sarà ulteriormente ascoltato dalle difese: c’è attesa soprattutto per il suo confronto in aula con gli avvocati Franco Libori e Marco Marchetti che difendono Goracci. Dopo Silvestri sono attesi in aula come testimoni dell’accusa gli ex dipendenti Lorenzo Rughi e Franco Bazzurri. C’è attesa anche per un prossimo capitolo, quello riguardante le intercettazioni ambientali e telefoniche che la pubblica accusa reputa un altro passaggio chiave di questo lungo processo. Goracci e gli altri imputati hanno sempre dichiarato la propria estraneità ai fatti contestati rivendicando la correttezza dei provvedimenti assunti.