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Addio al professor Antonio Marionni. Fece da interprete al vescovo Ubaldi per tentare di salvare i Quaranta Martiri

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Il professor Antonio Marionni

Può considerarsi una testimonianza chiave legata alla terribile vicenda dei Quaranta Martiri uccisi dai tedeschi per rappresaglia all’alba del 22 giugno 1944. Questo è stato il professor Antonio Marionni, scomparso a 96 anni a Perugia, dove si era trasferito da tempo pur rimanendo legato alle origini eugubine.

I funerali oggi nel capoluogo, alle ore 10, presso la cappella del Sodalizio San Martino dove viveva.

Marionni è stato docente di lingua e letteratura francese negli istituti superiori, oltre che preside. Era una persona di grande spessore umano e culturale, impegnato per anni nella vita sociale e politica con i ruoli di consigliere comunale, presidente provinciale delle Acli di Perugia, fino a responsabile di una struttura per anziani, tutti più giovani di lui, ai quali dedicava ogni energia poiché – diceva – “l’anziano va stimolato e sempre coinvolto”.

Era presente ogni anno alle celebrazioni del 22 giugno. Nel periodo della guerra, dopo essere rientrato dal Belgio, era un giovane studente che conosceva la lingua tedesca tanto che per questo la mattina del 21 giugno aveva accompagnato in qualità di interprete il vescovo Beniamino Ubaldi al comando germanico, insediato nell’albergo San Marco, per implorare la liberazione degli ostaggi. Un colloquio drammatico, riportato da diverse pubblicazioni tra cui “Il miele della vita” dello stesso Marionni e “Beniamino Ubaldi, un vescovo tra due età” del vescovo Pietro Bottaccioli.

Di fronte alle insistenti richieste di clemenza, il presule aveva offerto generosamente e inutilmente la propria vita in cambio di quella dei prigionieri, con i tedeschi irremovibili nel chiedere i partigiani responsabili dell’agguato al bar centrale di corso Garibaldi con l’uccisione di un ufficiale medico e il ferimento di un altro, che sul momento sembrava morto, mentre le truppe stavano lasciando la città.

“Io le dico e le assicuro – aveva implorato monsignor Ubaldi tradotto da Marionni – che sono tutti innocenti. Sono giovani, padri di famiglie buone, senza colpa. Li lasci liberi, signor capitano, e prenda me come ostaggio. Sono qui per questo”. Ma non bastò a salvare quelle vite.