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Destino delle cementerie: Cgil, Cisl e Uil chiedono un tavolo permanente con un progetto di sostenibilità sociale e ambientale

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Sale la pressione sulla situazione economico-occupazionale alla luce del dibattito aperto per il destino delle due cementerie eugubine, Barbetti e Colacem, nel clima da guerriglia politica urbana alimentata quotidianamente da talune forze ideologizzate impegnate nelle rese dei conti per coltivare l’orto elettorale.

Scendono in campo anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil che sono alle prese con una base di iscritti profondamente preoccupata della piega che prende il mondo del lavoro e le ripercussioni della crisi acuitasi con la gestione della pandemia.

“Cemento: la riconversione non può pagarla il lavoro”, scrivono le tre confederazioni sindacali che spingono su Regione e Comune di Gubbio per un “tavolo permanente e un progetto di sostenibilità sociale e ambientale. Aprire un tavolo permanente di confronto tra aziende, istituzioni e parti sociali sulla riconversione ecologica del settore cemento in Umbria: è questa la richiesta che è stata avanzata oggi da Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie dei lavoratori del settore e dell’indotto (trasporto e manutenzione meccanica), nell’incontro con la presidente della Regione Donatella Tesei e il sindaco di Gubbio, Filippo Maria Stirati. La riconversione ecologica non passa solo per l’individuazione di soluzioni immediate per il problema delle quote di Co2 prodotte – spiegano i sindacati, quindi non si può e non si deve parlare solo di Css. Al contrario è necessario costruire una strategia complessiva che traguardi gli obiettivi di riduzione delle emissioni richiesti dall’Europa fino alla neutralità carbonica del 2050. I sindacati sono convinti che solo in questo modo sarà possibile garantire al contempo tenuta occupazionale, riduzione dell’impatto ambientale e competitività delle imprese. Abbiamo riscontrato attenzione e disponibilità da parte delle istituzioni – riferiscono Gianni Fiorucci della Cgil, Gianluca Giorgi Cisl e Claudio Bendini Uil – per lavorare insieme sulla programmazione, che include anche il grande tema delle risorse del Pnrr che potrebbero consentire di proiettare il settore nel futuro, seguendo gli indirizzi strategici dell’Europa. Il settore, che conta attualmente 500 addetti diretti e circa 1.000 nell’indotto, rappresenta un verso e proprio distretto, quindi – hanno rimarcato Cgil, Cisl e Uil – ha l’assoluta necessità di avere una politica industriale dedicata e lungimirante. riconoscendo che c’è un problema oggettivo di capacità produttiva, riteniamo che questo sia un banco di prova fondamentale per affrontare i problemi occupazionali generati dalla riconversione ecologica, che richiedono appunto una risposta strategica e sostenibile dal punto di vista sociale. I sindacati hanno dunque lasciato il tavolo regionale ottenendo un impegno alla riconvocazione dello stesso entro 15 giorni, insieme alle aziende. L’obiettivo immediato evitare procedure di riduzione occupazionale”.