Home Cultura Torna l’Ovo di Mirella Bentivoglio. L’operazione mobilita istituzioni, aziende e volontari

Torna l’Ovo di Mirella Bentivoglio. L’operazione mobilita istituzioni, aziende e volontari

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L'Ovo di Gubbio, la scultura di Mirella Bentivoglio collocata nel 1976

Per tutti è sempre stato semplicemente l’Ovo di Gubbio, una scultura contemporanea tra il primo e secondo Buchetto firmata da Mariella Bentivoglio e oggetto di un’operazione di restauro e ricostruzione che ha unito l’Università dei Muratori, il Comune, gli “Amici di Mirella” e altri volontari per restituire alla città un pezzo della sua storia.

Il 3 aprile verrà ricollocato dov’è stato dal 1976 e nell’occasione si terrà una tavola rotonda con esperti e storici dell’arte, alla presenza delle figlie dell’artista.

“Si è inserita perfettamente – dice il sindaco Filippo Mario Stirati – nel contesto urbano e anche nella festa di Ceri. Restituirla al suo luogo originario è una grande operazione che simboleggia pure la rinascita e la voglia di rinascimento. Bentivoglio è parte della storia di Gubbio, oltre che di quella dell’arte italiana e internazionale, ecco perché questa operazione riempie d’orgoglio e soddisfazione”.

Si stanno impegnando diversi volontari per riportare un’impronta identitaria, come ha voluto rimarcare Giovanna Uccellani, assessore alla Cultura, spiegando “quanto sia vincente il mix tra volontariato privato, Comune, aziende e Università dei Muratori”.

Questa iniziativa si realizza a cento anni dalla nascita di Mirella Bentivoglio, che ha creato negli anni un forte legame con Gubbio e in particolare con l’artista eugubino Toni Bellucci.

Il presidente dell’Università dei Muratori, Giuseppe Allegrucci, sottolinea che “le pietre utilizzate per ricostruire l’Ovo sono le stesse dell’opera originale, integrate con alcune della stessa tipologia e provenienza. Selezionato il materiale lapideo e realizzato lo scheletro in legno e acciaio, ora si prepara l’installazione”.

La corporazione dei muratori ha ripreso in mano la storia e procede alla ricostruzione, documentando tutto con foto e video. Bentivoglio definì quest’opera “un accordo di pace tra uomo e donna nel segno dell’uguaglianza”, fino a deciderne la collocazione in un bivio lungo il percorso dei Ceri con un segno femminile.