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Liberi e Democratici in crisi d’identità: attacchi a destra e sinistra. Per il 2024 prospetta un altro progetto progressista

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I Liberi e Democratici (LeD), il movimento più a sinistra nella coalizione che sostiene il sindaco Filippo Mario Stirati, irrompono nella campagna elettorale con una serie di osservazioni fortemente critiche nell’attuale sistema politico, quasi a lasciar intendere che andranno in ordine sparso alle urne il 25 settembre e qualcuno potrebbe pure non andare a votare.

Ci sono forti attacchi a destra e sinistra, fino a lanciare un nuovo progetto progressista per il 2024 in vista delle elezioni comunali e regionali. Evidentemente i LeD aprono la strada alla ricerca di un candidato a sindaco, visto che Stirati non potrà ricandidarsi, e al contempo con un occhio alla Regione dove potrebbero candidare lo stesso Stirati o l’attuale assessore Simona Minelli, considerata la più sbilanciata a sinistra del gruppo e difesa tra diffusi imbarazzi quando la Giunta ha perso pezzi ben più importanti e qualificati quali Giordano Mancini e Oderisi Nello Fiorucci.

Pubblichiamo la nota integrale diffusa dai LeD:

“Liberi e Democratici esprime il più totale sconcerto rispetto alla situazione che si è venuta a creare a livello politico nazionale nell’ambito delle forze riconducibili in senso ampio al campo progressista. Ci troviamo di fronte ad una destra (senza più un centro moderato), che, in un momento di grave crisi sociale ed economica del Paese, sta organizzando una forte risposta conservatrice sul piano economico, sociale e dei diritti civili. Una destra che cerca di darsi un’immagine di presentabilità, ma che in realtà alimenta nella società italiana le peggiori pulsioni xenofobe, razziste e di preclusione sociale per tanti cittadini che loro considerano fuori dai loro canoni morali. Una destra che vorrebbe far pagare le stesse tasse ai poveri e ai ricchi con la flat tax. Una destra che vorrebbe dare sempre più spazio alla sanità privata come già ampiamente avviene in Lombardia dove governano da molti anni e dove tutti ricordiamo cosa è accaduto con l’arrivo della pandemia. Una destra che ha al proprio interno forti componenti filoputiniane e antieuropee. Nonostante questo, di fronte a uno degli appuntamenti elettorali più rilevanti degli ultimi anni le forze del fronte progressista stanno manifestando una delle peggiori gestioni politiche mai viste. Una incapacità che regna da anni e che ha portato Pd e Movimento 5 Stelle a non costruire un campo largo delle forze progressiste (dando seguito all’esperienza di governo che li ha visti uniti) in grado di fornire al Paese un’alternativa politica progressista ed elettoralmente forte. Una complessiva incapacità delle classi dirigenti di questa area progressista (di tutti i partiti e, oppure, movimenti politici, anche se in forme e modi diversi) a costruire una risposta unitaria ed efficace che prospetti un’alternativa possibile rispetto alle sfide che ci troviamo di fronte. L’evidente squilibrio nella scelta delle candidature, a livello umbro, ed alla mancata valorizzazione delle esperienze di governo locale. Sfide rese ancor più gravi se si pensa che una eventuale forte maggioranza di destra nella Camera e nel Senato potrebbe portare anche a modifiche costituzionali che mettano ai margini il ruolo del Parlamento, strumento essenziale di democrazia per esercitare la sovranità popolare. E invece, abbiamo dovuto assistere a un Partito Democratico che vede al proprio interno ancora i residui del peggiore renzismo e che per giorni e giorni è andato dietro ai tentativi di alleanza con Calenda, che ha ampiamente dimostrato di avere posizioni inconciliabili con i valori del riformismo progressista e soluzioni retrogade su molti piani (si pensi al ritorno al nucleare). Un Partito Democratico che è arrivato pure a dare la sponda ai fuoriusciti del Movimento 5 Stelle (primo fra tutti a Di Maio), invece che provare a mettere le basi per una nuova alleanza con i 5 Stelle, i quali, a loro volta, dovrebbero fare altrettanta autocritica sul loro modo di concepire la democrazia e sulla scelta della loro inadeguata classe dirigente. Occorre ricostruire una forza politica realmente socialdemocratica, con una forte base popolare, che sia diretta da una classe dirigente adeguata e non da un apparato di solo potere che, per dirla con le parole di Zingaretti (ex segretario Pd), “fa schifo”. Non è tanto una questione di chi fa il Segretario, quanto piuttosto di tutto quell’apparato di potere di mezzo che dal livello territoriale e su a salire fino al livello nazionale è ormai concentrato solo su sé stesso, sui posti da occupare, sulle carriere politiche da coltivare, senza più capacità di interpretare il Paese reale, di capirlo e soprattutto di prospettare soluzioni efficaci alle tante esigenze di ampie parti della popolazione. Oltre a tenere il punto sui diritti civili, occorre puntare su eguaglianza sociale e ambientale, e tutelare meglio il mondo del lavoro, di tutti i lavori (ma è possibile, per esempio, che per riconoscere i diritti fondamentali di tutela del lavoro dei riders sia dovuto intervenire un giudice invece che il legislatore? Ma dov’è stata la sinistra in tutti questi anni?). Se necessario, occorre anche saper prendere atto dell’attuale fallimento della principale forza politica del centrosinistra e andare oltre. Nella nostra realtà locale noi abbiamo saputo farci carico fin dal 2014 di un vero rinnovamento dei modi e dei contenuti della politica, assumendoci la responsabilità di scegliere e di tagliare quello che non funzionava, al fine di poter dare risposta alle istanze politiche ed amministrative della nostra città. E sia chiaro che nella nostra Regione, se queste sono le basi politiche da cui il Pd intende ripartire, nel 2024 lanceremo una nuova proposta politica progressista, sia a livello locale che regionale, che si faccia carico di interpretare i bisogni della nostra società. Siamo fortissimamente preoccupati dal quadro politico che si sta delineando, perché ci sentiamo (e siamo) parte delle forze progressiste di questo Paese il cui futuro potrebbe essere gravemente condizionato dall’avvento di una destra di governo illiberale, schiacciata su posizioni sovraniste che ci farebbero fare la fine dell’Ungheria di Orban, non a caso riferimento politico della Meloni e di Salvini. Per questo chiediamo con forza che le forze progressiste si facciano carico di concentrare la campagna elettorale sui principali temi ambientali e sociali che riguardano la vita di milioni di persone, soprattutto di sempre più ampi strati popolari in difficoltà. Una proposta politica forte, che interpreti le migliori espressioni della società italiana”.