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Djelem do Mar conquista il palco al Premio Tenco. Sky tg24 elogia Sara Marini e Fabia Salvucci

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Djelem do Mar con Sara Marini e Fabia Salvucci

Straordinaria ribalta per Djelem do Mar con l’eugubina Sara Marini e Fabia Salvucci protagoniste sul palco al Premio Tenco.

Nella sezione musica del sito di Sky tg24, in un articolo a firma di Fabrizio Basso, c’è un ampio spazio dedicato alle due cantanti dal titolo Premio Tenco, Djelem Do Mar: «Il problema di un popolo diventa di tutti i popoli».

La sorpresa dell’edizione 2022 del Premio Tenco – scrive Basso – è come una bussola (e infatti si parla tanto di viaggio, fisico e mentale) e dunque ha quattro punti cardinali che sono il progetto Djelem do Mar, l’album Voci Oltre e due protagoniste, Sara Marini e Fabia Salvucci. Voci Oltre è un disco dalle radici antiche ma dal suono contemporaneo, è un viaggio etno-linguistico composto da brani originali. Parte dal Mediterraneo per spingersi oltre: tocca l’Africa, l’Asia, l’America meridionale, per poi tornare in Europa e finire da dove si è partiti, in Italia. Un repertorio affrontato in dieci lingue: quelle di casa nostra, italiano, sardo, siciliano e calabrese grecanico (parlato nella provincia di Reggio Calabria), e armeno, greco, bulgaro, iraniano, farsi (persiano) e portoghese. L’album è prodotto artisticamente da Stefano Saletti, uno dei nomi più accreditati della world music italiana.

Sara e Fabia cosa rappresenta per voi essere al PremioTenco?  E avete un brano di Luigi Tenco che amate particolarmente?

«Siamo onoratissime di essere qui, è importante per noi e per la nostra storia musicale, portiamo messaggi importanti, cantiamo le voci di tanti popoli ed è un grande onore divulgare. Vedrai Vedrai perché racconta tante cose ed è di buon auspicio. Poi c’è Ognuno è libero che rivela la sua parte più rockabilly: si pensa spesso a lui come una figura cupa, introversa e caratterialmente scostante ma c’è un bel filone rockabilly nel suo percorso. E poi lunga vita al Club Tenco, è uno spazio vitale per chi non è nel mainstream».

A causa della guerra Jurij Ševčuk non ha potuto esserci. Lui ha chiesto perdono per non potere essere a Sanremo. Cosa vi sentite di dirgli?

«Siamo vicine a lui. Per quello che è possibile suoneremo anche per lui e speriamo che il nostro affetto gli arrivi».

Il vostro progetto è definito etno-linguistico: come nasce? D’altra parte il titolo è Voci Oltre.

«Attraversiamo tanti linguaggi. Gli idiomi sono la parte più rappresentativa, sono un codice antropologico. Cantare quelle lingue è un po’ come dare voce a un popolo. Ci affasciano le diversità linguistiche ed è bellissimo ritrovarle nella ricerca delle nostre radici. Il tutto è reso compatto con il sound grazie al lavoro di Stefano Saletti che ci ha guidato nel rappresentare i brani con sonorità omogenee. Abbiamo cercato un sound contemporaneo che possa arrivare a un pubblico che ci conosce poco».

Il vostro nome nasce dalla fusione di due lingue, il romanì e il portoghese, ma nel vostro album gli idiomi utilizzati sono dieci: perché questi due per il titolo?

«È il nome del progetto. Significa andare, incontrare un fratello e un amico e dire andiamo insieme attraverso il mare. E ne abbiamo attraversati tanti!».

Il vostro senso del viaggio è accompagnato dal nostos oppure è solo andare?

«È solo un andare perché è una ricerca, ma può esserci anche un ritorno perché rispecchiandoci negli altri abbiamo trovato le nostre radici. Non era un intento, è capitato».

Ey Gome nasce da una poesia del persiano Gialal al-Din Rumi ed è fortemente critica riguardo a tutte le religioni integraliste: avete la consapevolezza di quanto valore abbia oggi? Di quanta forza trasmetta?

«Stiamo sempre molto attente, ci sono cose difficili da immaginare per portare un messaggio. Noi vogliamo tutti i popoli uniti, inviamo messaggi di universalità. Il problema di un popolo diventa di tutti».

La vita oltre racconta di una donna che si riscatta col canto: la musica fino a che punto può cambiare la società?

«Può farlo. Le nuove generazioni che comprendiamo poco e che si esprimono, ad esempio, con la trap, rappresentano una ribellione verso un lascito disgraziatissimo. Bisogna crederci sempre».

“Noi frammenti di umanità ma con la dignità negli occhi”: è un ritratto di estrema attualità, lo cantate in Se Guardi Qui. Oggi il vostro sguardo dove è diretto? Oltre. Che accadrà nelle prossime settimane?

«Abbiamo un po’ di concerti. Dopo il Tenco saremo il 29 e 30 ottobre a Macerata e Ancona. A novembre il 4 all’Aquila, il 5 a Terni, il 12 a Dueville, il 18 a Montalcino, il 24 a Latina e il 26 a Valmontone. Sempre oltre, sempre in viaggio».