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Gubbio-Narnese, 25 anni dopo: il giorno in cui Tommaso Maurizi decise di entrare nella storia del calcio eugubino

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Ci sono giorni, partite e ricordi che fanno fatica ad abbandonare la mente. Momenti indelebili che tornano alla memoria anche a distanza di anni, e quando c’è una ricorrenza particolare (25 anni sono pur sempre 25 anni) è più facile riviverli e ricordarli con piacere. Quella del 23 novembre 1997 è una data che buona parte dei tifosi eugubini hanno ancora ben impressa in testa, perché ha rappresentato una sorta di rinascita sportiva dopo anni difficili, passati per le fauci di una retrocessione dolorosa nei dilettanti (stagione 1991-92) cui fece seguito il mesto ritorno nei campionati regionali del 1996, con la società sull’orlo del fallimento. Poco più di un anno dopo, quella stessa società cominciava a risorgere dalle proprie ceneri, già forte di un campionato di Eccellenza vinto col piglio della grande squadra. Ma è in quel 23 novembre 1997 che il pallone a Gubbio cominciò a rotolare per il verso sperato. Con un protagonista forse inatteso, transitato per la città dei Ceri come un soffio di vento, ma che a distanza di 25 anni ha ancora ben presente il momento nel quale mise piede per sempre nella storia del calcio eugubino.

IL GIORNO PIÙ ATTESO. Se dici Tommaso Maurizi pensi inevitabilmente a Gubbio-Narnese. Appunto la sfida in programma in quella domenica plumbea di fine novembre al Polisportivo San Biagio (che sarebbe diventato “Pietro Barbetti” soltanto 8 anni e mezzo più tardi), ovvero la sfida al vertice del girone E del Campionato Nazionale Dilettanti. Il Gubbio ci arrivava col peso della sconfitta subita la settimana precedente a Colle val d’Elsa, la prima della sua (sin lì) sorprendente stagione. La Narnese, al contrario, stava viaggiando a velocità di crociera: era stata costruita per vincere, forse addirittura per dominare quel campionato, e alla sfida d’alta quota della 13esima giornata si presentava con 4 punti di vantaggio. Normale allora vedere quel San Biagio che per anni era andato svuotandosi, ricordando con mestizia i bei tempi dei derby in Serie C del decennio precedente, tornare a riempirsi come nei giorni più belli. Quasi 2.000 le presenze sugli spalti, con almeno 300 tifosi narnesi saliti in alta Umbria per l’occasione, ma tornati a casa con la sensazione di aver fatto male i conti. “Ci tenevamo tutti a vincere quella partita, e la spinta del nostro pubblico fu davvero determinante”, ricorda Maurizi. Che all’epoca aveva 29 anni, e che a Gubbio era capitato su precisa indicazione di Leo Acori. “Il mister mi conosceva bene, avendomi già allenato a Viterbo e Terni. Quando arrivai, in piena estate, compresi che c’era voglia di far bene, ma nessuno mi chiese di provare a vincere il campionato. Peraltro quella squadra era composta in larga misura da elementi che avevano vinto poche settimane prima il campionato di Eccellenza: Bignone innanzitutto, ma anche Giacometti, Mattioli, Martinetti, Parisi, Cau, Genghini e altri ancora. Era un gruppo di prospettiva, deciso a fare un campionato tranquillo, ma senza necessariamente dover lottare per il vertice”. La storia, come spesso accade, racconterà un’altra versione.

Tommaso Maurizi in mezzo a Gianni Francioni e Cristiano Cau nella foto ufficiale della squadra che vinse il CND nel 1997-98

L’ESULTANZA “SBAGLIATA”. La Narnese di Claudio Tobia era sorta di corazzata, con gente d’esperienza e tanti giovani di prospettiva (vedi il 20enne Gaetano Vastola). Salì a Gubbio a fare una partita d’attesa, ma giocando col piglio della grande. Fino a quando, al 35’ del primo tempo, una palla recuperata sulla trequarti da Felice Parisi non venne raccolta da Daniele Proietti, che premiò la corsa di Simone Martinetti sulla sinistra. Un traversone basso e radente spedito in mezzo all’area di rigore, con Cristiano Cau che anticipò il movimento andando al di là della sfera, divenne la preda perfetta per Maurizi, che appostato sul secondo palo girò la sfera in fondo al sacco, lasciandosi poi andare a un’esultanza travolgente. “Ricordo che in un primo momento andai ad esultare sotto il settore dei tifosi della Narnese, e forse il fatto che fossero rossoblù come quelli eugubini finì per confondermi le idee”, ricorda col sorriso. “In quell’istante provai una gioia immensa, anche perché onestamente nella prima parte di stagione avrei voluto fare di più, e invece già la pubalgia cominciava a perseguitarmi. E mi presentò un conto ancora più salato dopo la sosta natalizia, facendomi saltare diverse partite. Non a caso la società poi acquistò Pino Lorenzo, e quando alla fine tornai in buona forma ormai recuperare spazio era diventato complicato, dal momento che la squadra girava a mille. Quel gol con la Narnese, però, rimane il punto più alto della mia esperienza a Gubbio ed è un ricordo che tuttora mi porto dentro”. In totale Maurizi quell’anno realizzò 4 reti, contribuendo in modo comunque significativo alle fortune della formazione di Acori.

LA SQUADRA DEI RECORD. La vittoria nello scontro diretto segnò peraltro un cambio di direzione deciso nell’economia dell’intero campionato: il primo ko. stagionale finì per togliere certezze a una Narnese che di colpo vide spegnersi la luce, superata dal Gubbio già prima della sosta natalizia, e poi definitivamente staccata ad anno nuovo. Tanto che il 22 marzo 1998, con 5 giornate d’anticipo, la squadra di Acorì poté festeggiare il ritorno in Serie C2, prima squadra italiana dalla A al CND a fare festa in quella annata. A distanza di 25 anni, la partita con la Narnese può essere considerata come quella dell’autentica rinascita del calcio eugubino, con la curva che tornò a gremirsi come avveniva sistematicamente alla fine degli anni ’80, preludio peraltro a un periodo di grandi soddisfazioni che culminerà nel biennio 2009-2011 con la doppia scalata dalla C2 alla B, e più in generale con 17 campionati consecutivi nei professionisti. Maurizi, che oggi ha 54 anni, fino a pochi mesi fa ha ricoperto l’incarico di direttore sportivo alla Vis Artena, in Serie D, la squadra della città dove è nato e dove è tornato a vivere dopo una lunga carriera da calciatore terminata anche con un’esperienza nel calcio a 5. “Ogni tanto mi è capitato di sentire Bignone, col quale avevo legato molto durante i miei anni da calciatore, avendo giocato assieme a più riprese. A Gubbio non mi è più capitato di tornare, anche se ogni tanto qualche partita in streaming l’ho vista, specie quelle dove c’era impegnata la squadra allenata da mio fratello Agenore (avversario dei rossoblù sulla panchina del Teramo e del Grosseto). Anche Acori è un po’ che non lo sento, ma devo a lui il fatto di avermi voluto con sé a Gubbio. È bello sapere che c’è ancora chi ricorda quella squadra, ma in effetti facemmo qualcosa di straordinario: quel campionato era davvero tosto, e averlo vinto con così largo anticipo rende l’idea della grande impresa compiuta dalla squadra”.

Tommaso Maurizi fino a pochi mesi fa è stato diesse della Vis Artena