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Alessio Di Massimo ha aiutato l’amico Nicolò Fagioli. Il procuratore Donato Di Campli: “Si sono conosciuti alla Juve”

L'attaccante Alessio Di Massimo

Alessio Di Massimo sotto i riflettori per la vicenda delle scommesse sportive e nel suo caso per aver aiutato l’amico Nicolò Fagioli. Al giocatore del Gubbio ha dedicato un focus Il Messaggero nell’edizione umbra di oggi, mercoledì 16 aprile. Chi lo conosce bene, descrive l’attaccante rossoblù come un ragazzo introverso ma al contempo burbero che ogni tanto esplode mandando a quel paese chi gli capita a tiro. Esplosivo come giocatore, pieno di talento, attaccante con i colpi veri che avrebbero potuto portarlo molto più in alto, specie quando approdò alla Juventus anche se solo di passaggio. Nell’inchiesta sulle scommesse, il giocatore del Gubbio è coinvolto solo perché ha fatto un favore al suo amico Nicolò Fagioli. Non è indagato. Risulta tra i citati non perché tirato in ballo negli interrogatori né perché sia emerso fosse dedito al gioco, ma per quei 21.500 euro fatturati da Elysium a nome suo (di cui 1.500 pagati in contanti) e saldati con un bonifico «per conto di Fagioli». Tre sarebbero stati i bonifici totali, per complessivi 29mila, a fronte di due fatture emesse da Elysium per un importo pari a 30.500 euro.

Le strade di Alessio Di Massimo e Nicolò Fagioli si sono incrociate nel gennaio 2016 alla Juventus quando erano giovanissimi, anzi Fagioli un ragazzino visto che è nato il 12 febbraio 2001, mentre l’attaccante esterno rossoblù il 7 maggio 1996 e diciannovenne era appena arrivato a Torino trovando il talento piacentino che l’aveva preceduto quattordicenne l’estate precedente. L’abruzzese Donato Di Campli, procuratore di grido scopritore di Verratti, ha raccontato a Il Messaggero: “Ho curato gli interessi di Alessio e lo portai alla Juve. Cercai di prendere anche Fagioli che incontrai a Piacenza. Stavano nello stesso convitto, hanno giocato insieme nella Primavera perché Nicolò ci andava da quanto era forte. La loro amicizia è nata proprio lì”.

Lui è tranquillo, non sta avendo alcun contraccolpo da quando è stato informato della vicenda e ha poi visto il suo nome circolare pubblicamente. Prova ne sia il fatto che da quando è tornato in campo, dopo l’infortunio il 25 agosto nella prima giornata contro il Sestri Levante, quando al 17’ ha dovuto lasciare il campo per la lesione miotendinea alla gamba sinistra, ha lasciato impronte positive. A Carpi, il 29 marzo scorso, era entrato al 77’ al posto di D’Ursi fornendo al 92’ l’assist del 2-0 a Tommasini; poi il 5 aprile in casa nello 0-0 con l’Ascoli all’81’ è subentrato a Tommasini colpendo un palo all’86’; infine, a Pescara domenica scorsa ha preso il posto di Iaccarino all’inizio della ripresa mostrandosi tra i più positivi nonostante i due gol incassati dai rossoblù nel finale del primo tempo. Il ragazzo ha risposto sul campo positivamente e questo stato d’animo ha confidato a chi gli sta vicino, facendo intendere che è concentrato esclusivamente sul suo pieno recupero per riprendersi il posto da titolare lasciato in quella maledetta partita di fine agosto. La società rossoblù è al suo fianco e ha capito subito che questa vicenda, al di là dell’impatto mediatico, non lo turba. «Ho letto e sentito della vicenda – dice il presidente Sauro Notari – ma non ho approfondito, non l’ho presa di petto. Ho visto il ragazzo sereno, è entrato benissimo in partita anche a Pescara. L’ho trovato tranquillo, per lui credo che sia tutta una bolla di sapone. Non ha accusato alcun contraccolpo, non ho parlato con lui e non intendo farlo. Lo vedo sereno e tranquillo, questo mi basta».

Il coinvolgimento è perché figura tra i nomi di chi avrebbe raccolto la richiesta disperata di aiuto di Fagioli, pieno di debiti per scommesse, con versamenti alla gioielleria milanese al centro della vicenda. È in buona compagnia, ci sono con cifre più alte Gatti (40mila euro), Dragusin (40mila) e Okoli (41mila). Fagioli, che ha rivendicato il diritto di rialzarsi e tornare a vivere dopo aver pagato e sofferto, è riemerso come il ragazzo disperato e con la continua necessità di denaro per pagare i propri debiti di gioco, arrivando al punto di chiedere robusti prestiti a decine di amici colleghi, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta della Procura di Milano sul giro di scommesse piazzate su piattaforme illegali, ovvero operanti senza l’autorizzazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Un reato per il quale a livello penale il ventiquattrenne centrocampista passato dalla Juve alla Fiorentina dovrebbe cavarsela con una sanzione pecuniaria, mentre su quello sportivo, avendo scommesso anche sul calcio, ha già pagato con una squalifica di sette mesi.

L’attaccante del Gubbio ha sognato. Scrissero all’epoca: «Di Massimo come Torricelli dalla D alla Juve». Fece un salto triplo dall’Avezzano, maglia numero 11, dove guadagnava 600 euro al mese di rimborso spese. Fagioli ha fatto il percorso in bianconero, fino a diventare il cocco di Max Allegri, mentre Di Massimo, che c’è rimasto solo 6 mesi per poi passare al Pescara, l’avevano preso dopo averlo visionato due volte folgorati dalle qualità. Di Massimo da Sant’Omero (provincia di Teramo) e Fagioli da Piacenza: tanti sogni in comune, destini diversi e questa vicenda che li ha fatti ritrovare perché il giocatore del Gubbio ha voluto dare una mano a chi è stato più fortunato di lui sul campo e meno su un altro fronte. Storie agli antipodi. Di Massimo ha finito gli studi da geometra e ha puntato sul calcio dopo aver toccato il cielo con un dito per i 17 gol segnati in Promozione col Sant’Omero nel 2013-2014, poi altri 14 nel 2014-2015 in Eccellenza con l’Alba Adriatica e 5 ad Avezzano in D prima di andare a Torino.