Il lockdown va alle lunghe per gli ascensori pubblici che collegano la parte alta del centro storico di Gubbio. Sono chiusi ormai da marzo e la burocrazia ha preso il sopravvento nonostante le pressioni e le aspettative per agevolare l’accesso di turisti ed eugubini. Questa mattina riapre l’impianto da via Baldassini a piazza Grande con i soliti orari (dalle 9 alle 18.30) e i dispositivi di contrasto all’emergenza coronavirus, con l’annuncio al mattino e il personale di servizio avvertito nel pomeriggio. Si è sbloccata la certificazione autorizzativa da parte dell’Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) che l’ha dichiarato agibile e quindi fruibile.
Più complicata invece la situazione del secondo ascensore, da via XX Settembre al duomo e palazzo Ducale, visto che bisogna intervenire per l’adeguamento e il collaudo. In tarda mattinata al primo numero di telefono riportato sul sito non rispondeva nessuno, mentre all’altro delle informazioni turistiche il personale ha fatto presente di non avere date precise, auspicando la riapertura nei primi giorni di agosto. Poi la comunicazione sulla riapertura di uno dei due.
“Siamo in Italia dove anche semplificare – dice il sindaco Filippo Mario Stirati – è una cosa complicatissima. Un esempio sono gli ascensori chiusi, per cause non dipendenti da noi ma dalla burocrazia che frena le procedure di collaudo”. I due ascensori sono gestiti dalla Gubbio Cultura e Multiservizi Srl, di proprietà comunale, che ricorre a tre addetti non dipendenti ma incaricati come esterni con partita Iva (inattivi da marzo). Da tempo hanno chiesto chiarimenti le opposizioni in consiglio comunale, dapprima Marzio Presciutti Cinti (si attende l’audizione della società di gestione) e poi Michele Carini (Lega) che ha posto la questione degli incaricati esterni.
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