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Crisi del lavoro senza fine: Sauro Fiorucci lascia le Logge dei Tiratori e chiede aiuto

Un annuncio, lo sfogo sui social e l’appello. Sauro Fiorucci chiude l’attività di ortofrutta ambulante sotto le Logge dei Tiratori, un altro segno della crisi profonda che attraversa la città con la classe politica incapace di promuovere sviluppo e opportunità

“Purtroppo, non per mia volontà, ho dovuto chiudere questa attività. Voglio ringraziare tutti i miei clienti e amici – scrive Fiorucci su Facebook – che mi hanno sostenuto e ai quali sono molto affezionato. Questo lavoro per me aveva più di una valenza. Era il lavoro che mia madre e mio padre avevano avviato nel 1956 e io sono nato che già c’era. Per me era un punto di riferimento soprattutto affettivo, poi è diventato motivo di vita e di riscatto dopo momenti difficili. Da qui ho ripreso la mia vita in mano con passione, dedizione e autostima. Ora devo girare pagina e quindi trovare un altro lavoro, vi chiedo di aiutarmi se potete. So che a sessant’anni è molto difficile ma confido nella solidarietà di un popolo che amo”.

Sulla vicenda è intervenuto con un’articolata riflessione sui social Stefano Pascolini, commerciante di lungo corso oggi titolare dell’edicola di giornali in piazza Quaranta Martiri, con un impegno sempre forte in politica.

“Sauro Fiorucci, figlio di Orlando del Falco, chiude i battenti. Sono triste – scrive Pascolini – con un nodo alla gola per un amico che ho visto nascere, nei vicoli di San Giovanni, costretto a chiudere un’attività con 68 anni di vita. Una attività tirata avanti con mille sacrifici dai suoi genitori prima e da lui poi. Ogni mattina sveglia alle 5, all’aria pungente dell’inverno e al caldo asfissiante dell’estate sotto le Logge dei Tiratori quando ancora tutti dormivano e solo gli spazzini gli facevano compagnia. Oggi a sessant’anni dopo aver lavorato tantissimo in queste condizioni, è costretto a cercare, con le immaginabili difficoltà, un nuovo lavoro. Alla faccia di quanti hanno la sfacciataggine di dire che tutti i commercianti sono ladri. Ma un nodo alla gola anche per un’ulteriore ferita che lascia un’altra profonda piaga sulla nostra città. Ricordo da bambino quando le Logge erano piene di quei banchi colorati, con il profumo della frutta e delle verdure che animavano, insieme alle attività dei negozi fissi, quell’angolo di Gubbio. Piano piano, uno a uno, sia i negozi che i banchi hanno chiuso, superstiti solo un bar e una pizzeria. Ora come tanti altri angoli della città è rimasta la splendida architettura del loggiato a far da cornice al nulla. Inesorabile, se noi eugubini non reagiamo con tempestività e determinazione, questo declino che sta trasformando la nostra splendida Gubbio in museo a cielo aperto e, come recita un grande cantante, bella senz’anima. Il sentimento degli eugubini in questi momenti dovrebbe essere di indignazione, ma anche di colpa per essere spettatori imbelli di questo declino, invece prevale quel senso di rassegnazione e un comodo… che ci vuoi fare i tempi sono cambiati. Ogni attività che chiude provoca un danno alla città, ogni attività esistente è una ricchezza in termini di vitalità, presidio, cultura, sapere, economia, che dobbiamo difendere a ogni costo creando quel terreno fertile per la salvaguardia e benessere che a sua volta diventa portatore di fertilità per altre attività. In altra maniera ma molto importante anche la salvaguardia dei residenti essi stessi insieme ad artigiani, commercianti elementi vitali. Oggi fatto il danno, idealizzando una società consumistica, globalizzata, che ci propina mega centri commerciali che copiano angoli di città dove la massa va a passeggiare nelle brutte copie del bello, non è facile invertire questo trend. Com’è possibile preferire passeggiare in mezzo al falso invece che nella storia, architettura, cultura millenaria, acquistare in negozi senza anima e serviti da personale generico piuttosto che da operatori spesso con cultura del lavoro trasmessa da padre in figlio per generazioni? Cosa fare? Non è semplice intervenire e non esiste la bacchetta magica, ma già prendere coscienza dell’importanza di ogni attività e residente per la salvaguardia della città sarebbe un punto importante da cui partire. Un appello a quegli eugubini che sono alla ricerca di personale, di ricordarsi dell’amico Sauro, grande lavoratore, capace di sacrifici come la sua storia lavorativa dimostra. Sauro, un grande in bocca al lupo. La tua presenza quotidiana sotto il loggiato ci mancherà tantissimo”.