Rimani aggiornato su tutti gli eventi di Gubbio!

Crocifisso in sala Consiliare, Rinascimento Eugubino attacca Città Futura: “Imbarazzo e tradimento della cultura cattolica”

L'aula consiliare di palazzo Pretorio sede del Comune

Rinascimento Eugubino replica a Gubbio Città Futura sulla vicenda del crocifisso in sala Consiliare bocciato dalla destra di Fiorucci con pezzi della sinistra, tra cui il movimento di Leonardo Nafissi, Jacopo Cicci e Federica Cicci.

“Prendiamo atto con sorpresa del fatto che, nonostante la decisione sia stata già presa, Gubbio Futura senta il bisogno di tornare sull’argomento del crocifisso in aula consiliare. Questo comportamento suggerisce che i rumors riguardanti un elettorato cittadino perplesso di fronte al rifiuto del crocifisso da parte della maggioranza di destra e di forze di opposizione sedicenti cattoliche abbiano un qualche fondamento. Chi ritorna a giustificarsi su una decisione già presa dimostra chiaramente imbarazzo e difficoltà. Excusatio non petita, accusatio manifesta. Nessuna acrobazia ideologica o giro di parole potrà mai rendere efficace una tale giustificazione. In effetti, l’unica strategia adottata sembra essere quella di giudicare le intenzioni di chi ha avanzato la proposta, denunciando un presunto utilizzo politico della fede e riproponendo i soliti vecchi ritornelli argomentativi di chi tradisce la cultura cattolica pur dichiarandosi cattolico. È il solito atteggiamento del fariseo evangelico che giudica la fede degli altri: ‘Ti ringrazio, Signore, che non sono come quel pubblicano
laggiù’. La nostra proposta era semplice e lineare, accettabile o rifiutabile in tre minuti. In aula è stata presentata senza alcuna connotazione di carattere religioso, ma solo come riconoscimento di una innegabile identità culturale e storica. Non potendo attaccare la proposta in sé, Gubbio Futura ha scelto la via più comoda di attaccare i proponenti e le loro intenzioni. Il vero dramma è rappresentato dall’ennesima convergenza tra Gubbio Futura e la sedicente destra alla guida della città. Stavolta il prezzo è stato rifiutare il crocifisso come simbolo culturale e identitario. Ai posteri l’ardua sentenza su chi avrà tradito maggiormente il sentire dei propri elettori”.