L’utilizzo del Css (Combustibile solido secondario) in cementeria è oggetto di una sentenza del Tar del Lazio (Sezione Quinta), pubblicata il 27 settembre scorso, che ha respinto un ricorso di Italcementi Fabbriche Riunite Cemento Spa, con sede centrale a Bergamo, avverso la decisione della Regione Lazio di richiedere la Via (Valutazione impatto ambientale) ai fini dell’impiego del Css presso lo stabilimento di Colleferro.
Nel caso definito con la recente sentenza, Italcelmenti aveva inoltrato un’istanza in vigenza del precedente regime normativo, cui la Regione Lazio aveva risposto disponendo la sottoposizione del progetto a Via.
Dopo aver rinunciato all’istanza iniziale ed essendo nel frattempo entrata in vigore la nuova normativa in materia, introdotta dal Decreto semplificazione (o Decreto Cingolani), Italcementi ha inoltrato alla Regione Lazio la comunicazione prevista appunto dal nuovo regime, cui, però, la Regione, confortata da un parere conforme dell’Arpa, ha risposto richiedendo nuovamente che il progetto sia sottoposto a Via. In pratica, il Tribunale amministrativo del Lazio ha ritenuto legittima quest’ultima decisione della Regione Lazio, confortata – ribadiamo – da un parere favorevole dell’Arpa.
Dal momento che il Decreto Cingolani demanda a ciascuna Regione la competenza decisoria in materia e la facoltà ampiamente discrezionale di richiedere la Via qualora lo ritenga opportuno, la differenza tra quella vicenda e quella che ci interessa è assolutamente evidente: nel caso dei due cementifici eugubini Barbetti e Colacem, diversamente da quanto accaduto nel Lazio in un contesto completamente diverso, la Regione Umbria ha applicato correttamente il Decreto Cingolani anche perché, in questi due casi, il parere di Arpa era nel senso che i percorsi tecnici dei due gruppi cementieri era corretti e prudenti e che pertanto non fosse necessario sottoporre i due progetti a Via.
Il Comune di Gubbio ha proposto ricorso al Tar dell’Umbria per opporsi al provvedimento della Regione, con la maggioranza spaccata al suo interno che ha inteso cavalcare le posizioni politiche dell’ultrasinistra, che fanno capo all’ex sindaco Orfeo Goracci e ai comitati ambientalisti, nel timore di perdere consensi nell’elettorato più radicale.
Il Comune contesta il fatto che la Regione abbia cambiato idea chiedendo dapprima la Via e poi rinunciando, appellandosi anche a un parere della Usl che però secondo le cementerie non è richiesto né pertinente.
In questi giorni i soliti politici stanno sobillando i cittadini e nella sfida tutta interna alla sinistra fanno riferimenti astratti senza spiegare esattamente la natura dei procedimenti, quello del Lazio (peraltro Italcementi potrebbe ricorrere al Consiglio di Stato) e quello in corso al Tar dell’Umbria. Viene fatta una correlazione tra la sentenza del Tar del Lazio e quella che si attende dal Tar dell’Umbria, con la possibilità che qualora il ricorso del Comune venga respinto vi siano iniziative per indurre gli amministratori a farsi carico delle spese (compresa la parcella dell’avvocato) che sono state previste nel già critico bilancio comunale già gravato da ingenti in materia di controllo ambientale nonostante i dati buoni forniti periodicamente da Arpa che è soggetto pubblico e che a suo tempo Goracci portò a sottoscrivere un accordo con le due cementerie per l’installazione e il monitoraggio delle cinque centraline sul territorio con tanto di contributo economico da parte delle stesse cementerie.
C’è a Gubbio questa continua rincorsa alle posizioni dell’ultrasinistra alle quali si è unito il consigliere comunale Marzio Presciutti Cinti, candidato a sindaco con il centrodestra nel 2019 e poi passato ad Azione di Carlo Calenda che peraltro sul Css ha espresso pubblicamente anche nell’ultima campagna elettorale una posizione nettamente favorevole all’uso del Css nelle cementerie. Tra la caccia continua al consenso e le contraddizioni, la politica eugubina – senza competenze specifiche – alimenta e cavalca le paure pur in assenza di cognizione di causa.
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