Dimmi chi ti applaude e ti dirò chi sei, quando la Massoneria rende omaggio al suo Papa

La Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori – obbedienza massonica di Piazza del Gesù – ha diffuso ieri (martedì 22 aprile) un comunicato ufficiale in memoria di Jorge Mario Bergoglio. Un elogio pubblico, solenne, perfettamente coerente con i valori della Massoneria. Non è questa, forse, la notizia più inquietante?

Nel testo, firmato dal Gran Maestro Luciano Romoli, si afferma senza mezzi termini che Bergoglio “ha saputo cambiare la Chiesa”. Ma soprattutto – ed è un passaggio che dovrebbe far sobbalzare ogni cattolico – si legge che “l’opera di Papa Francesco è connotata da una profonda risonanza con i principi della Massoneria”. Non è un’accusa di qualche pericoloso “complottista reazionario”. È un riconoscimento esplicito, dichiarato dal massimo rappresentante della Massoneria italiana.

Bergoglio viene celebrato per aver incarnato “libertà, uguaglianza e fratellanza”, per la sua enciclica Fratelli tutti (nomen omen), definita “un manifesto”, per aver “saputo coniugare fede e ragione” in modo “libero da dogmi” e per aver promosso una “coscienza planetaria” affine al progetto massonico del “Tempio interiore”.

Ma è fondamentale ricordare un fatto: la Massoneria non ha modificato né sfumato una sola delle proprie convinzioni. Non ha rinnegato l’anticristianesimo originario, non si è convertita, non ha accettato la regalità sociale di Cristo. È rimasta identica a se stessa. È Jorge Mario Bergoglio che, con il suo pensiero e la sua azione, ha progressivamente aderito a una visione che oggi viene salutata come affine e “fraterna” da chi, un tempo, lavorava per distruggere la Chiesa.

Questo è il nodo. Non è che Bergoglio “abbia saputo parlare anche ai massoni”, come vorrebbe certa propaganda clericale. È che i massoni hanno riconosciuto in lui uno dei loro. È il linguaggio comune, il progetto comune, l’orizzonte comune a colpire. Non il confronto, ma la convergenza.

E per capire quanto questo rappresenti un cambiamento epocale, basta volgere lo sguardo alla storia. Quando Pio IX morì nel 1878, fu sepolto provvisoriamente nella Basilica di San Pietro. Ma nel suo testamento chiese di essere tumulato accanto al popolo cristiano, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura. La traslazione avvenne nella notte tra il 12 e il 13 luglio 1881, per timore di disordini. Non a caso: un gruppo di massoni e anticlericali tentò effettivamente di assalire il corteo funebre per gettare il corpo nel Tevere, al grido di “al fiume il papa porco”. Solo l’intervento delle forze dell’ordine evitò il sacrilegio. Era ancora il Papa del Sillabo, il Papa che condannava l’errore e proclamava la verità, il Papa che difendeva la dottrina cattolica contro ogni eresia. E per questo odiato.

Oggi, invece, le stesse forze che volevano dissacrare la salma di un Papa, si alzano in piedi per onorarne un altro. Quelle stesse bocche che un tempo urlavano odio, oggi intonano lodi. Un tempo si tentava di gettare i Papi nel fiume. Oggi si piangono con comunicati ufficiali. Non è cambiata la Massoneria. È cambiata la Chiesa. E questo, più di ogni altro discorso, dice tutto.