La messa in basilica e la discesa dei Ceri in città. La messa, presieduta da don Mirko Orsini, cappellano dell’Università dei Muratori, è stato il viatico. Nell’omelia ha ricordato l’importanza “dell’anno Giubilare che ci porta in pellegrinaggio verso Dio e anche verso il nostro Sant’Ubaldo. I Ceri non possono lasciarci come ci hanno trovato sennò non è festa”.
Atto primo: rimozione dai piedistalli. Atto secondo: congedo dalla basilica di Sant’Ubaldo, sul monte Ingino, che ospita i tre Ceri dalla sera del 15 maggio a corsa conclusa e fino alla prima domenica di maggio.
Un rito, il primo ufficiale, che si rinnova puntualmente e che quest’anno è guidato dal Primo e Secondo Capitano, Fabio Latini e Oliviero Baldelli, e dai Capodieci Giuseppe Piccioloni di Sant’Ubaldo, Giuliano Baldelli di San Giorgio e Mattia Martinelli di Sant’Antonio.
Il primo bagno di folla ceraiola sprigiona entusiasmo e passioni, anche per liberarsi dalla lunga attesa che fa ricordare come per tanti coinvolti la città vive un anno per un giorno. Anziani, giovani e bambini si ritrovano, come tradizione, in basilica e poi attraverso il percorso in discesa con i Ceri in posizione rigorosamente orizzontale, lungo gli stradoni del monte Ingino fino alle vie cittadine, e i più piccoli caricati sopra con in mano i fiori.
Stavolta non si corre, ci si muove a passo d’uomo nel rituale che è pieno di aspettative per il 15 maggio che verrà. Ci si prepara al 15 maggio per avvicinarsi al meglio a uno degli eventi popolari più antichi e affascinanti a ogni latitudine, le cui radici si perdono nella notte dei tempi: alcuni storici collegano i Ceri alle antiche processioni in onore di divinità pagane, poi cristianizzate nel culto di Sant’Ubaldo, vescovo e protettore della città che veglia nell’urna dalla basilica che ne custodisce le spoglie incorrotte. I Ceri dal 1973 sono il simbolo ufficiale della Regione Umbria, stilizzati sul gonfalone e la bandiera.
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