Qualcosa si è inceppato con due sconfitte consecutive dopo una striscia di cinque risultati utili, senza prendere gol in tre gare, che avevano proiettato i rossoblù in piena zona playoff. Ora lo scenario è cambiato perché aver perso a Pontedera, che veniva da due ko, ha lasciato come effetto indesiderato il sorpasso in classifica dei toscani già vincenti all’andata. Giacomo Venturi, 33 anni, prende il Gubbio nelle sue mani vantando importanti percorsi d’esperienza. Jack nel 2012-2013 passò ventenne proprio da qui per costruirsi una carriera fatta anche di due promozioni in quattro stagioni con la Reggiana prima di andarsi a prendere i playoff a Caserta la stagione scorsa. Il portiere ha parlato al quotidiano Il Messaggero nell’edizione umbra di oggi (lunedì 3 marzo).
Venturi, come si spiega questa involuzione?
“Le ultime due sconfitte devono farci accendere un campanello d’allarme per le prossime partite. Quella con il Legnago è stata diversa per l’espulsione all’inizio della ripresa che ha cambiato tutto: abbiamo avuto le nostre occasioni fino al loro vantaggio. Veniamo puniti più del dovuto da episodi che purtroppo ci procuriamo da soli. Dobbiamo stare più attenti concretizzando certi momenti e rischiando meno possibile. A livello di possesso abbiamo fatto nostre le idee del mister, ma in fase di non possesso, specie nella nostra metà campo, bisogna essere più pratici e rischiare meno. Sul primo gol del Legnago nasce tutto da un nostro disimpegno sbagliato e a Pontedera ci hanno punito due ripartenze su palle scoperte da evitare”.
Cosa non ha funzionato a Pontedera?
“Ce la siamo complicata da soli. Ci hanno aspettato, conoscendoci e sapendo del nostro palleggio cercavano di colpirci con le ripartenze. Non siamo stati bravi nelle contromisure, in due episodi ravvicinati ci hanno punito e da lì si è messa male. Non siamo stati pazienti nel nostro possesso palla, ci siamo scoperti a quello che volevano”.
Si è capito il vero valore della squadra?
“Io so del valore del Gubbio al completo, non è un alibi ma non lo siamo mai stati dalla prima giornata. Il periodo di Taurino è stato caratterizzato da tanti infortuni e non è ancora finita tra problemi fisici e squalifiche. Non siamo stati mai al completo e questo non ci ha permesso fin qui di far vedere tutto quello che si può fare. Non si è vista la stessa squadra per due partite di fila, ma non deve essere un alibi. Abbiamo dei giocatori per fare dei risultati migliori, come prima di Legnago. A Pontedera è subentrata un po’ di paura e c’è stato meno coraggio. Eravamo superiori sulla carta”.
Quali sono le virtù e i limiti?
“Dall’arrivo di Fontana abbiamo fatto nostre principi e idee, ma la squadra deve assumersi più responsabilità in campo per risolvere le problematiche e cambiare l’inerzia delle partite. A volte ci fossilizziamo su un’idea. Quando ci vengono le cose e cavalchiamo l’onda sappiamo fare tante cose buone. Siamo uno degli attacchi peggiori, ciò vuol dire che ci mancano un po’ di finalizzazione, fantasia e cattiveria”.
Il passaggio da Taurino a Fontana?
“In quel momento credo che fosse inevitabile per i risultati e le prestazioni. Fontana ci ha dato un’identità e un’organizzazione, questo ci ha aiutato. La costruzione del basso è una costante, a volte non ci riesce e vanno trovate in campo le soluzioni alternative. Prima di Legnago i risultati si erano visti e pensavo che potesse arrivare la vittoria dello slancio. Dovevamo essere più convinti e cattivi”.
Il Gubbio deve guardare ai playoff o stare attento alle spalle?
“Arrivare intanto alla quota salvezza prima possibile. Dopo le ultime due sconfitte è un dato di fatto. Ci sono ancora tante partite e vedremo cosa può succedere con 9 partite da giocare”.
Quanto vi giocate venerdì sera contro la Pianese al “Barbetti”?
“Non tantissimo ma deve farci ritrovare consapevolezza, coraggio e spensieratezza per fare il gioco brillante che avevamo. Serve una prestazione importante contro un avversario che sta facendo un grosso campionato, non va sottovalutato avendo più punti di noi”.
Lei come ha ritrovato l’ambiente a distanza di tanti anni?
“Rivedere le facce di fisioterapisti e magazzinieri è stato bellissimo. Il presidente Notaru c’era in altra veste, c’erano Pannacci e il segretario Tonino Cecchetti. L’ambiente è familiare e sano. Mi trovo benissimo, sono stato contento di tornare. Spero che il finale di stagione possa far tornare il sorriso”.
Condivide la nuova regola del calcio d’angolo agli avversari se il portiere tiene palla 8 secondi?
“In Serie C la vedo bene, l’importante che venga rispettata. Soprattutto nei finali delle partite si perde tempo, può fare solo bene”.
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