Può definirsi un giallo il rimborso delle spese legali sostenute da Orfeo Goracci per difendersi nel processo Trust. L’ex sindaco potrebbe chiedere il risarcimento sul proscioglimento per prescrizione e per l’abuso d’ufficio contestato e depenalizzato nel 2020 dal primo governo di Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle-Lega) con il processo in corso e con effetto pratico retroattivo. L’eventuale risarcimento avverrebbe con soldi pubblici, dunque a carico dei cittadini, perché i politici hanno fatto una legge che ha effetto anche su chi è accusato di aver commesso qualcosa quando quel qualcosa era reato. Per esempio, Goracci si è ritrovato depenalizzato il reato di abuso d’ufficio di cui è stato accusato, tra gli altri reati, quando il 14 febbraio 2012 è stato arrestato e del quale ha dovuto rispondere finché la politica non ha ritenuto che quello non fosse più reato. Andrà visto lo scenario dopo la sentenza pronunciata in tribunale a Perugia dal presidente Mariella Roberti il 16 dicembre scorso e di cui si attendono le motivazioni.
LA LEGGE. L’articolo 18 del Decreto Legge numero 67 del 25 marzo 1997 67 “Rimborso delle spese di patrocinio legale” spiega: “Le spese legali relative a giudizi per responsabilità civile, penale e amministrativa, promossi nei confronti di dipendenti di amministrazioni statali in conseguenza di fatti ed atti connessi con l’espletamento del servizio o con l’assolvimento di obblighi istituzionali e conclusi con sentenza o provvedimento che escluda la loro responsabilità, sono rimborsate dalle amministrazioni di appartenenza nei limiti riconosciuti congrui dall’Avvocatura dello Stato. Le amministrazioni interessate, sentita l’Avvocatura dello Stato, possono concedere anticipazioni del rimborso, salva la ripetizione nel caso di sentenza definitiva che accerti la responsabilità”. Messa così non sembrano esserci molti spazi di manovra per Goracci, ma dipenderà dalle intenzioni e dalla linea dei suoi legali.
IL PRECEDENTE. L’ex sindaco aveva chiesto il risarcimento delle spese legali sostenute nei confronti del Comune di Gubbio dopo il proscioglimento in sede di udienza preliminare su alcuni capi d’imputazione. Questa richiesta è stata respinta in primo grado, con sentenza non appellata da Goracci che in quel caso avrebbe dovuto rinunciare al ruolo di consigliere comunale, secondo quanto prevedono le norme in materia, che ha preferito conservare.
GLI ALTRI. Sono rimasti nel processo, coerentemente con la propria estrazione ideologico-politica, l’ex vicesindaco poi sindaco traghettatore Maria Cristina Ercoli, gli ex assessori Lucio Panfili e Graziano Capannelli, i dipendenti comunali Lucia Cecili e Nadia Ercoli, e l’ex segretario generale Paolo Cristiano che alla prescrizione hanno rinunciato per cercare l’assoluzione nel merito dei reati contestati. Prossima udienza per loro il 6 marzo con l’esame di Paolo Cristiano. Goracci li ha lasciati al proprio destino e in molti l’hanno notato.
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