Ogni occasione torna utile per confermare quanto sia scarsa la classe politica, a tutti i livelli. Gestisce e incassa soltanto soldi e potere perdendo ogni senso con la realtà nelle scelte strategiche che siano oggettive e rispettose dei contesti.
Allucinante, per esempio, la vicenda del comitato per le celebrazioni dell’ottavo centenario francescano, con Gubbio esclusa fin dall’inizio quando il sindaco Filippo Mario Stirati guidava un Comune che era sempre stato di sinistra mentre la Regione in quel momento era passata a destra, con in mezzo Assisi che è alternativamente di sinistra o di destra ma quando deve coltivare i propri interessi non ne fa mai una questione di appartenenza politica.
Poi succede che il Comune di Gubbio passa, dopo 78 anni, alla destra e la Regione, dopo Perugia, torna a sinistra. Ci prova così la destra eugubina, attraverso un consigliere regionale di minoranza, a chiedere di far entrare Gubbio nel comitato. Tempo perso. Stefania Proietti, che nel frattempo ha smesso di fare il sindaco di Assisi per andare a fare il presidente della Regione, s’inventa che tutta l’Umbria ha un’impronta francescana e Gubbio è uguale a Stroncone, Terni, Montefalco, Città di Castello e il Trasimeno, per cui non si possono accontentare tutti. Un cerchiobottismo dialettico assurdo per trovare la giustificazione nel lasciare le cose come stanno.
La storia, però, dice ben altro. San Francesco lasciò Assisi in rotta con il padre e con quell’ambiente per rifugiarsi a Gubbio, dove c’era la famiglia amica degli Spadalonga. Sulla via, che oggi si chiama Sentiero Francescano, meditò e maturò scelte che proprio a Gubbio lo portarono a gettare le basi per quello che sarebbe diventato l’Ordine Francescano.
Se si guardasse l’aspetto spirituale autentico del vissuto terreno di San Francesco, dovendo ricordarne nel 2026 l’ottavo centenario della morte, si dovrebbe tenere conto proprio dell’impronta spirituale che, senza nulla togliere ad Assisi, il santo ha costruito a Gubbio.
Stefania Proietti e i partiti della sinistra con i quali governa stanno a San Francesco come Marx stava alla religione. Certe scelte sulla gestione del centenario francescano sono semplicemente assisicentriche, ovvero una contraddizione in termini.
Il sindaco Vittorio Fiorucci ha provato a indorare la pillola con parole al miele per cercare di tenere incollata la faccenda con lo sputo, immaginando così facendo di tenere aperta chissà qualche porta ma ben sapendo che i portoni sono già chiusi perché Stirati prima di lui non ha saputo fare di meglio quando era il tempo.
Del resto, se Gubbio discute da lunghi anni sulla Festa dei Ceri nel patrimonio dell’Unesco senza aver tirato fuori un ragno dal buco, dopo scelte scellerate a suo tempo e comportamenti politici assurdi negli ultimi anni, viene facile pensare che con le celebrazioni per San Francesco stia andando esattamente allo stesso modo.
La Regione dell’Umbria ha sempre guardato Gubbio come un bacino di voti senza riconoscere mai veramente la storia e la qualità della città, che si deve naturalmente soltanto ai geniali antenati. Per questo c’è stato un tempo in cui si parlò apertamente dell’opportunità di prendere in considerazione il passaggio con le Marche, ricordando i profondi legami storici con il Montefeltro.
Gubbio è terra di frontiera in Umbria e lo sarebbe anche nelle Marche, ma almeno si potrebbe respirare un’aria diversa e progettare qualcosa di diverso. La Regione dell’Umbria una volta serviva per arricchire qualche politico che ancora oggi beneficia di vitalizi, ma alla città non ha portato praticamente nulla e talvolta l’ha perfino danneggiata (indimenticabile l’asse con Spoleto nel 2013 per portare via la fiction Don Matteo). Oggi non frutta manco qualche soldo ai politici eugubini che si candidano ma prendono fregature più che poltrone (l’ultima volta erano in 15: sembrava un circo).
La città ci rimette continuamente. I politici no. Qualche riflessione andrà pur fatta.
Mi associo all’indignazione di Boccucci.
Ho inviato a varie email anch’io un articolo perché è veramente vergognoso e antistorico dimenticare che Francesco ha lasciato la città natale per essere accolto in una patria migliore ,Gubbio, dove ha trovato pace , serenità e amicizia, come possiamo leggere nella Legenda S. F. verificata dell’Abrincense. E’ pertanto ben più importante ,rispetto alle altre città dell’Umbria, il rapporto che ha avuto il Santo con Gubbio, come abbiamo ampiamente dimostrato attraverso documenti storici nei libri scritti sull’argomento da me e mio marito.
Professoressa, abbiamo ricevuto il suo eccellente contributo che verrà pubblicato su questo sito nella giornata di domani, come già programmato. Verrà anche pubblicato sul prossimo numero della rivista. Grazie per le sue riflessioni.
Io rimango a livello popolare nella cultura e nel sentire, come un saggio del popolo disse a dei turisti che sentì elogiare grandemente San Francesco nella pubblica piazza sanmartinara “San Francesco si… ma Sant’ Ubaldo ‘n è ‘n cojone”, soldi soldi soldi tutto per i soldi, San Francesco senza Gubbio con i suoi lupi e le sue nobili famiglie sarebbe ben poco conosciuto nel mondo, un altro ordine in più fra i tanti nel mondo quello dei francescani, la festa dei ceri nasce e vive nell’animo profondo del popolo eugubino ed avrà fine quando questo sentimento verrà meno, ma chi se ne frega dei centenari, delle associazioni delle macchine a spalla, dell’Unesco, per ricordare un grande nobile romano “noi siamo noi e gli altri non sono un cazzo”, ma quale città italiana ha riempito un’intera nave per le crociate, quale città italiana è sempre risorta dalle sue ceneri per ben sette volte, la verità è che ci sono undici città a cui duole ancora il culo per i calci presi durante la pavida e precipitosa fuga, umbria, marche, io proclamerei la repubblica sul genere San Marino e lascerei una marea di cirrosi epatiche ai secolari invidiosi della magnifica Gubbio. 🖕 (scusate il nobile gesto)