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Il Consiglio Federale ha deciso di far ripartire la Serie C. Ghirelli: “Non sono d’accordo”. Notari: “Impossibile a queste condizioni”

Il Consiglio Federale ha indicato la ripresa per tutto il calcio professionistico, compresa la Serie C, anche se la palla viene rimandata al governo Conte il 28 maggio. Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, ha esternato tutta la contrarietà alle decisioni prese: “Devo parlare il linguaggio della verità: quello che è uscito dal Consiglio federale non mi soddisfa per nulla. La Serie C ha una sua evidente specificità nel campo professionistico, altrimenti non si capirebbe perché ci sono A, B e appunto Serie C. Noi non siamo in grado di tornare a giocare, ce lo hanno detto anche i sessanta medici sociali, dovevamo fare gli ipocriti e non parlare il linguaggio della verità? Il calcio va veramente riformato nella sua cultura. Noi non siamo in grado di assicurare la certezza delle misure per salvaguardare la salute. Quello che si sa del nuovo protocollo ci porta a dire che sarà ancora più dura per i nostri club. Mi auguro che io  abbia torto rispetto alla situazione. Discuterò ancora una volta con i presidenti con la stessa chiarezza con cui l’ho fatto da sempre. Poi qualcuno può andare a sollecitare scrivendo lettere per giocare i playoff.  Playoff e play out si potrebbero disputare? Abbiamo votato alla luce del sole, né torneremo a discutere. Io non voglio sfidare nessuno, non c’è una lotta di potere, almeno per me conta solo la Serie C, i valori del calcio e al primo posto c’è la salute. La mia intenzione è di proteggere gli interessi di tutti i club, valgono gli interessi generali e non quelli di qualcuno”.

NOTARI CRITICO. Il presidente del Gubbio, Sauro Notari, ha preso male la decisione: “Io rispondo alla Lega Pro di cui faccio parte, aspetto le comunicazioni ufficiali del nostro presidente Ghirelli. Non credo che la Serie C riprenderà, lo vedo davvero difficile. Al 99 per cento non si farò. Non ci sono i presupposti per andare avanti. In Consiglio Federale decidono poche persone e lo fanno per interessi di altro genere e non calcistico. Non siamo attrezzati per finire la stagione, ci vorrà del tempo per metterci in regola. Intanto, il Gubbio aspetterà: i giocatori li lascio dove stanno, a casa loro. Bisogna innanzitutto salvaguardare le situazioni e verificare le responsabilità, per poi valutare la fattibilità di quello che vogliono. Non possono paragonarci alla Serie A, il protocollo non può essere lo stesso. Non è solo una questione economica, ma anche tutela sanitaria totale”. Reazioni fortemente critiche al punto che il medico sociale Giangiacomo Corbucci ha confermato la propria volontà di dimettersi “qualora il campionato riprenda pur non essendoci le condizioni minime di sicurezza”.