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Il sindaco Stirati ricorda il professor Adolfo Barbi: “Uomo ironico, colto e animato da pura passione”. Il ricordo di Giuliano Rossi

Il professor Adolfo Barbi con Giuliano Rossi

Il sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, ricorda il marchese professor Adolfo Barbi, classe 1934, scomparso nella sua casa di corso Garibaldi. “Un uomo ironico, colto, animato da pura passione per tutto ciò che faceva – scrive Stirati -, con un profondo senso della ricerca e un amore smisurato per la scoperta. E’ stato il mio insegnante di scienze al liceo e, oltre a ricordarlo con grande affetto personale, mi preme sottolineare come sia stato una figura di riferimento per tutta la città, grazie anche ai suoi pregevolissimi lavori di ricerca e di ricostruzione storica della Festa dei Ceri. Le sue pubblicazioni sulla festa ci hanno lasciato un autentico patrimonio di cultura e storia locale. Ci lascia anche importanti ricerche, fatte a Forlì, sulla figura di Giuseppe Mazzatinti, filologo, bibliografo e bibliotecario eugubino che diede il nome al nostro liceo. Barbi era un uomo brillante, poliedrico, amante della scoperta, curioso, pieno di molteplici interessi, e in tutto ciò che faceva metteva grande passione, attenzione, intensità: un altro grande eugubino che se ne va, e che andando via lascia un grande vuoto nel panorama culturale cittadino”.

Esponente di una delle più nobili famiglie eugubine, il professor Adolfo Barbi viene ricordato anche come consigliere per lunghi anni dell’associazione “Maggio Eugubino”. Faceva parte del comitato scientifico del centro studi ubaldiani “Padre Emidio Selvaggi” e ha lavorato alle memorie ubaldiane con Don Angelo Fanucci e l’avvocato Giorgio Gini. Il cordoglio è stato espresso dalle Famiglie ceraiole per le pubblicazioni e sui social da tanti che hanno testimoniato stima e considerazione, ricordandolo anche come apprezzato insegnante. Cordoglio è stato espresso anche dal Gubbio calcio: il diciassettenne nipote Pietro Montanari è un portiere rossoblù.

La Famiglia dei Santantoniari lo ricorda “ceraiolo santantoniaro, storico e appassionato dei valori più autentici della cultura eugubina. Ceraiolo d’altri tempi con la sua immancabile presenza nel proporre iniziative culturali legate alla Festa dei Ceri. Ricercatore storico e scrittore ha lasciato alla comunità la collana di libri legati alla storia dei Ceri che erano puntualmente allegati con una sua creatura editoriale, quel Via Ch’Eccoli creato proprio all’interno della Famiglia dei Santantoniari. Uomo di profonda cultura, ceraiolo e profondamente legato alle tradizioni e alla storia della città. Ha curato importanti pubblicazioni sulla città e in particolare sulla Festa dei Ceri. Il suo attaccamento alle tradizioni eugubine lo ha portato anche all’interno del Consiglio dell’Associazione Maggio Eugubino. Era uno dei componenti del Comitato Scientifico Centro Studi Ubaldiani “Padre Emidio Selvaggi” insieme, tra gli altri, ai santantoniari Don Angelo Fanucci e Giorgio Gini, redattore dei Quaderni Ubaldiani. Tra i testi costruiti con scrupolosa ricerca storica anche l’Atlante del Territorio di Gubbio con un fondamentale lavoro di toponomastica per i tanti vocaboli disseminati nel vasto territorio eugubino. Il nostro Marchese è stato una persona sempre discreta e umile non facendo mancare mai la propria collaborazione. Un punto di riferimento per la cultura eugubina e per quelle generazioni di studenti che ne hanno sempre apprezzato il suo profondo amore per la città”.

Un ricordo particolare l’ha postato il creativo Giuliano Rossi: “Da oggi la nostra Gubbio é un po’ più povera, perde uno dei suoi figli migliori. Uomo ronico e amante della sua Città in modo vero, con una educazione di signore d altri tempi. Ho avuto la fortuna di conoscerlo dapprima come insegnante di scienze nel nostro liceo e poi, come lui diceva, come collega negli studi archivistici. Insieme abbiamo condiviso tanti progetti. Mi mancheranno le nostre lunghe chiacchierate in Archivio e lungo il corso. Stanotte piango un amico. Se il mio computer potesse parlare… quanti Via ch’eccoli, Quaderni Ubaldiani, quanti libretti sulla Festa dei Ceri. Quante pubblicazioni, libri, ricerche. Mesi fa avevamo finito di impaginare la sua ultima fatica, un libro su Umberto Ajò e già avevamo iniziato ad impaginare un altro lavoro su Pio Cenci. Quante fotografie, testi, correzioni, discussioni accese e poi risate. Quanto amore nel divulgare la storia della nostra Festa più bella. Quanto sublime amore nei confronti del nostro Patrono. La ringrazio, professore, per avermi voluto sempre accanto nei suoi lavori. La ringrazio per essere sempre stato puntuale e generoso nel pagarmi i compensi. La ringrazio per avermi dato tanto: consigli paterni, curiosità nello scoprire e riscoprire, nella ricerca sempre delle cose fatte bene e con precisione. Mi mancherà caro prof. Mi mancherà la sua ironia, il suo essermi amico, la sua innata signorilità. Mi mancherà la sua distrazione, i berretti e le sciarpe lasciate a casa mia, le sue telefonate, le sue richieste d’aiuto per un trasferimento di un file. Mi mancheranno i suoi consigli, quel sentirmi con una persona che conosceva la mia famiglia, una persona che, soprattutto ultimamente, consideravo di casa. Ma ho qui sulla biblioteca, tutti i lavori che ho fatto con lei. Sarà mia premura e una promessa, dare alle stampe quello che abbiamo concluso. ‘Ho dedicato decenni di lavoro per amore di S. Ubaldo – scriveva in una prefazione – che ho sempre sentito vicino nei momenti più difficili della mia vita. E come i nostri avi ripeto: ad honorem et reverentiam beati Ubaldi’. Sono certo che Sant’Ubaldo l’accompagnerà per mano, per sempre. Un abbraccio, caro prof. e grazie dal profondo del cuore”.