di LUIGI GIRLANDA
È morto Jorge Mario Bergoglio. La notizia ha generato, come prevedibile, una nuova ondata di retorica mediatica. L’uomo delle frasi informali, del “buonasera” pronunciato dal balcone della loggia, dei gesti a favore di telecamera, viene celebrato come simbolo di un rinnovamento, di una Chiesa “più vicina”, più popolare. Ma sotto questa narrazione, ormai consolidata, si nasconde il volto di un “pontificato” – definito così secondo la comune percezione, ma da anni oggetto di serie perplessità – che ha segnato con determinazione e senza tentennamenti una delle fasi più gravi del processo di autodissoluzione del cattolicesimo.
Per chi, come il sottoscritto, ha cercato in questi anni di denunciare pubblicamente ciò che molti altri preferivano ignorare o giustificare, quando intorno a Bergoglio c’era solo entusiasmo, adulazione e silenzio complice, non è oggi tempo di rivalse. È tempo di verità. Jorge Mario Bergoglio non è stato un’eccezione. È stato la più esplicita e spregiudicata espressione del modernismo conciliare, l’ultimo anello – certo il più rozzo e determinato – di una catena iniziata oltre sessant’anni fa.
Non si comprende la portata della sua figura se la si considera isolatamente. Il suo “pontificato” – più o meno legittimo, com’è ormai inutile fingere – si è svolto sotto l’ombra di perplessità mai del tutto dissipate. Non è questo il luogo per formulare un giudizio definitivo, ma è un fatto che da anni teologi, canonisti e semplici fedeli hanno sollevato dubbi, non si sa quanto fondati, sia sulla validità delle dimissioni di Benedetto XVI, sia sull’elezione di Jorge Mario Bergoglio.
Va detto con chiarezza: i dubbi sulla legittimità del “pontificato” di Bergoglio, pur diffusi, non sono la *magna quaestio*, come oggi si ama dire. Sui suoi predecessori – da Giovanni XXIII a Benedetto XVI – quasi nessuno ha mai osato sollevare perplessità sulla legittimità canonica, e tuttavia proprio quei pontificati, pienamente riconosciuti, hanno preparato la strada a ciò che oggi si compie. Il problema, dunque, non è primariamente giuridico, ma dottrinale. Non riguarda tanto le modalità di elezione, quanto la progressiva mutazione dell’autorità ecclesiastica, che da custode della verità rivelata si è trasformata in strumento di adattamento allo spirito del tempo.
Bergoglio ha rappresentato la continuazione – più esplicita, meno velata – di quella nuova ecclesiologia nata dal Vaticano II, che ha scambiato il compito di custodire la fede con quello di adattarla. Un’autorità nata per confermare i fratelli nella verità ha finito per piegare la verità al sentire del mondo. È questa la tremenda responsabilità che egli condivide con i suoi predecessori conciliari: aver trasformato la missione della Chiesa, da testimonianza della verità eterna a laboratorio di accoglienza fluida, dialogo orizzontale e riconciliazione con lo spirito del tempo.
Con Bergoglio, questa traiettoria ha raggiunto un punto di non ritorno. Le sue esternazioni ambigue, le riforme pastorali destabilizzanti, le dichiarazioni teologicamente strampalate – unite a una strategia comunicativa aggressiva, spesso sprezzante verso i fedeli legati alla Tradizione – hanno prodotto divisione, confusione, disorientamento. Mentre veniva proclamata a parole una Chiesa della tenerezza, si assisteva nei fatti a una gestione autoritaria e punitiva verso quanti non si allineavano al nuovo paradigma. Basti pensare a quanto è accaduto anche in contesti a noi vicini, dove diversi sacerdoti sono stati calunniati e allontanati nel silenzio complice dei cattolici benpensanti, solo perché fedeli alla dottrina di sempre e – ci si permetta dirlo senza infingimenti – colti e preparati nella diffusa ignoranza e arroganza di certo clero attuale.
Il caso della Messa tradizionale, colpita e umiliata con provvedimenti restrittivi senza precedenti nella storia recente, è solo uno degli esempi. Comunità fiorenti, famiglie numerose, vocazioni autentiche sono state penalizzate in nome di un’unità ideologica costruita a tavolino. Vescovi fedeli alla dottrina di sempre sono stati isolati, ordini religiosi smantellati, teologi silenziati. Non si tratta di una narrazione ostile, ma di fatti documentati, che resteranno come ferite aperte nella memoria ecclesiale.
Ma oggi Jorge Mario Bergoglio non è più protagonista della scena ecclesiale. È un’anima davanti al giudizio di Dio. Un giudizio che non si basa sul consenso raccolto, né sul favore dei media, né sull’effetto delle sue parole presso i nemici della fede, spesso rassicurati e adulati. Il giudizio divino si fonda sulla verità. Non conteranno le opinioni personali sul papato, ma ciò che il papato è realmente nella mente di Dio: un servizio alla rivelazione immutabile, non un laboratorio di esperimenti dottrinali.
Durante la sua malattia, molti – anche tra coloro che ne hanno fermamente contrastato l’operato – hanno pregato per la sua conversione. Perché questo è ciò che si deve fare per ogni uomo, specialmente per chi ha avuto il peso terribile di guidare la Chiesa in tempi così bui. Non c’è spazio per il rancore, né per la soddisfazione. C’è solo spazio per la giustizia e la misericordia. E c’è un’ultima verità da affermare: l’autorità, nella Chiesa, ha senso solo quando custodisce la fede ricevuta, non quando la trasforma in qualcosa d’altro.
Oggi non possiamo sapere cosa sia avvenuto nel suo cuore negli ultimi istanti. Ma possiamo e dobbiamo affidarlo alla misericordia di Dio, che è giusto e buono, e che solo conosce la misura del bene e del male compiuti.
Requiem aeternam dona ei, Domine.
Et lux perpetua luceat ei.
Requiescat in pace. Amen.
Anche io prego per voi e per la vostra conversione, perché non si metta mai la Legge di Dio davanti all’Amore di Dio. Chiunque abbia cuori puri e occhi puliti vede l’esempio, come diceva S. Paolo, con le opere si mostra la Fede. A volte, tacendo, si fa più bella figura. Il Triduo Pasquale ci ha appena mostrato come il Tribunale umano dei sommi sacerdoti mise a morte un innocente ma Dio lo ha risuscitato, forse anche il vostro tribunale puó sbagliare, non credete? Ora lasciateci piangere l’unica voce che si è spesa per la Pace è la Giustizia in questi tempi. Buona Pasqua a tutti gli uomini e donne di buona volontà.
Ti stimo tantissimo, Sorella! Ma come già successo per gli Ebrei, quelli “ciechi”, che si pensavano orgogliosamente di vedere….Ben oltre altri, come se questi fossero “fuffa ignorante”, come già è successo a chi non ha voluto abbracciare TUTTO Di Cristo, come chi osservava ogni giorno le sue leggi, ma non aveva l’umiltà di VENDERE TUTTO (anche proprie teorie bislacche!), per donare ai poveri (recuperando anche il senno e la…”MISURA” di DIO!), anche oggi assistiamo all’operato di “FARISEI A PIEDE LIBERO”, come ormai purtroppo vediamo il nostro caro Fratello, rimasto l’unico a girare da ASINO dell'”IO IO”, dietro alla…SUA CAROTA.
E questo la dice molto lunga sul lungo CAMMINO PERSONALE, che ognuno di noi, in questa vita, è chiamato a fare, ma…non da SOLO: nel rapporto con la presenza di “DIO VERA” (non le verità a parole, appunto, sparate al vento dell’oblio….), ogni giorno nel PANE QUOTIDIANO, nel DIALOGO che ci fa continuare IN COMUNITA’, dove nessuno è Dio più degli altri, ma si spezza quel PANE COMUNE, UMILE e ….Quello BUONO (non la MANNA che poco sazia….Se non forse per un giorno o due…).
Anche oggi il CONFONDERE di pochi “unti” le parole e la libertà di parola di “DIRITTO”, con il “rovescio” della medaglia = Il “Libertinaggio” di pensiero e di religione, ed è evidente benissimo in questa comunità di fedeli locale con certe “Generazioni di Fenomeni” (all’ultimo…STADIO, parafrasando il gruppo musicale che sapientemente sdoganò il concetto!!), ecco…Tutto questo ci porta a dire:
quanto CAMMINO devono rifare a ritroso le PECORELLE SMARRITE, come il nostro Amico qui onnipresente in ogni “alta” dissertazione (ma solo in apparenza, guardate bene fino in fondo!!), per ricordarsi il….PROFUMO DEL VERO PASTORE che TUTTI GUIDA, e non il “Puzzo” delle pecore “proprie simili” (e fortuna son rimaste…POCHE!!), con cui da (troppo) tempo, ci si è ficcati in…Pericolosi fossi, da cui è …DURA USCIRE!!
Chi ha orecchie per intendere….
Un abbraccio VALE per il tuo commento, semplice, quanto illuminato e VERO, per quanto riguarda la Fede autentica, come anche la Fede in un PAPA BUONO, a cui tutti dovremmo dare obbedienza, come al proprio VESCOVO, e anche a quelli che ci sembrano magari che abbiano…Più peccati di noi!!
Grazie per la preghiera e per la premura verso la mia “conversione”, che evidentemente ritiene necessaria (e su questo ha pienamente ragione, tutti abbiamo bisogno di conversione e della misericordia di Dio – anche Bergoglio, come ho detto chiaramente nel pezzo). Curioso però come riusciate a mettere la Legge contro l’Amore, citare San Paolo ma solo a metà, accusare chi ragiona di avere occhi impuri, e paragonare chi dissente ai sommi sacerdoti che condannarono Cristo. Tutto molto evangelico, davvero.
Ma proprio San Paolo — quello autentico, tutto intero — ha anche detto una cosa chiara: “Se anche noi stessi, o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema” (Galati 1,8). Altro che ridurre tutto all’emozione o alla pace a buon mercato.
Tacere, a volte, sarà pure elegante, ma non è sempre giusto. Anzi, in certi casi parlare è un dovere. Anche quando disturba. Perché la verità non è un’offesa, è un servizio. E chi ama davvero Dio, non la nasconde.
Già il fatto che, povera Anima, ritieni te stesso, ciecamente e SOPRA tutti gli altri intorno (quelli di SENNO – che Dio ti re-illumini un giorno, prima possibile, spero ancora…. – l’UNICO nella verità, l’UNICO che ama Dio, che conosce la verità…Tutto questo è la prima pura follia!
Follia di una pecora che, non vuole MAI ammettere, che è SMARRITA, e la più BISOGNOSA al mondo, oggi stesso, proprio di quell’Amore di Dio che tanto predica ma non conosce (spesso a vanvera, poi predica, il finto saggio, credendosi l’opposto…). Forse quella fede è solo figlia di una Legge fatta di PIETRA, ecco che quindi che tanto ti piacciono parole come “anatema”, sopra parole come “comprensione”, “misericordia”, “AMORE” di TUTTI i Fratelli, e come Cristo COMANDA (perlomeno con la Legge NUOVA che, entrando in Chiesa, dovresti saper professare oggi…E invece, poi…. Poveri noi…)!
Te lo dissi anni fa, ormai, sempre su questo TOSSICO “VIvo Gubbio”, e pure su quei TOSSICI “free-press” che ancora confondi come piattaforme di libera espressione religiosa (e dovremmo invece a gran voce, ormai si sono accorti TUTTI a Gubbio, chiamarli spazi comodi per inscenare il “LIBERTINAGGIO SOLIPSISTICO GIRLANDIANO” = il NULLA, per una Comunità Cristiana, fatta di Pluralità di Anime conoscitrici di Cristo, in cammino con fede e impegno e fatica, oltre che oggi in pena per te….TORNA AL SENNO!!).
Solo per il BENE GRANDE, ri-pensandoggi a te, dopo le follie lette sulla morte di Papa Francesco (e pensavo poi di essere già sceso nel basso più profondo con i post di Instagram di…Fabrizio Corona!! E invece….), è solo con buol bene che ancora provo a praticare in me, che mi sforzo di venirti incontro….E di risponderti (sperando ancora sia utile!). Sento ciò che la tua bocca ha il coraggio di proclamare oggi, e non solo sui fratelli che cercano di fartelo notare, ma contro anche le guide BUONE come i sacerdoti eugubini (ma intendo i poveri…RIMASTI nelle grazie di una Chiesa locale, non i reietti che solo tu vai a cercare oggi, forse solo per corroborare le tue teorie…). Solo in virtù di quel bene, che credo DIVINO e quindi ancora EFFICACE PRO-TUTTI, che mi sento di dirti: FERMATI….FERMATI….
Rimetti in moto il tuo cuore, prima che il tuo senno, che sarebbe sempre e comunque necessario, solo se tenuto a “braccetto” però dell’umiltà del discernimento. Questo sarebbe proprio di TUTTI, e auspicabile, in te ma unitamente a quelli INTORNO A TE, ricordandoli degnaemente nella comune CHIESA…SMETTILA di ergerti a UNICO PROFETA di Verità, di Senno Spirituale, che sono i primi, chiari segni, di sporco e ignobile FARISAISMO e FONDAMENTALISMO (anche questo cercai di dirti, già anni fa…Evidentemente non c’è peggior sordo, di chi ancora….non vuol Sentire…Il fratello…!)! Torna, per favore di TUTTI NOI, nella STRADA MAESTRA e…SMETTILA di provare a traviare ancora persone, quelle poche che si fidano ancora delle tue bislacche teorie su Papi da far morire con gioia, Chiesa da buttar giù per costruire la tua, e Verità molto, molto dubbie e …Per favore….BASTA…BASTA. Non è vero che le parole sono sempre migliori del silenzio, quando si “sprecano” a più mani, e diventano non lontane dal cieco…”Libertinaggio” di pensiero e “Solipsismo” spirituale….
Ti abbraccio, e spero un giorno potremo parlare cuore a cuore, a 4 occhi, per evitare ancora…Tutta questa DERIVA, in cui ti sei auto-cacciato a forza in questi anni (e so che hai cacciato ALTRI, c’è ancora tempo per reagire, redimersi, chiedere scusa….) E per evitare di continuare a camminare a “testa alta”, illusoriramente con…PARAOCCHI, ORECCHIE COMPLETAMENTE CHIUSE, non concedendosi nemmeno a chi ha provato a farti funzionare TUTTO TE, in piena…COSCIENZA DI FEDELE nella COMUNE CHIESA CRISTIANO-CATTOLICA.
Padre Francesco, perdonalo da lassù, Vescovo Luciano perdonalo da quaggiù.
Tuo, Marco. Con bene Sincero.
L’articolo, pur ricco di retorica e citazioni selettive, sembra dimenticare che il Vangelo non è un manifesto ideologico da difendere a colpi di anatemi, ma una buona notizia da incarnare nella vita concreta delle persone. Papa Francesco ha avuto il coraggio – che altri non hanno avuto – di sporcarsi le mani, di avvicinarsi agli ultimi, di parlare un linguaggio comprensibile, umano, profondamente evangelico.
Si può dissentire, certo, ma non si può negare che il suo magistero abbia riportato al centro della Chiesa volti, non formule. Le sue “ambiguità”, tanto criticate, altro non sono che il tentativo sincero di restituire alla fede il volto della misericordia, non del legalismo sterile. L’ossessione per la “Tradizione” intesa come museo da custodire rischia di dimenticare che lo Spirito soffia dove vuole, anche fuori dagli schemi prefissati.
Criticare è lecito, ma denigrare un uomo che ha cercato di essere pastore in mezzo al suo gregge, anche quando questo significava scelte difficili e incomprese, è ingeneroso e poco evangelico. La Chiesa non si costruisce difendendo mura, ma aprendo porte. Francesco questo lo ha fatto, con coraggio. E di questo molti – me compreso – gli sono grati.
Gentile Massimo,
la contrapposizione tra dottrina e vita che lei propone è, semplicemente, antievangelica. Gesù non ha mai annacquato la verità per risultare più accogliente o per incontrare i “volti” a scapito della “parola”. Quando molti lo abbandonarono perché il suo insegnamento era “duro” (cfr. Gv 6,60-68), non disse ai discepoli rimasti: torniamo indietro, troviamo un compromesso. Disse: “Forse anche voi volete andarvene?”.
L’unico volto di Cristo è quello della Verità. La misericordia, per essere davvero cristiana, non può mai essere separata dalla giustizia e dalla fedeltà alla dottrina ricevuta. Altrimenti non è misericordia, è complicità.
La Tradizione non è un museo, è la trasmissione viva di ciò che non si può negoziare: il deposito della fede. E se lo Spirito soffia dove vuole, non soffia mai contro la Parola che Egli stesso ha ispirato.
Criticare è lecito, dice lei. Bene, anche difendere la verità lo è. Anzi, è dovere. E se oggi tocca farlo anche contro chi si presenta come pastore ma divide, confonde e stravolge, lo si fa non per “denigrare”, ma per amore della Chiesa e del Vangelo. Quello vero.
Piena stima per il suo commento, (come una chiesa di SENNO, fatta di milioni di persone che l’hanno visto e apprezzato queste doti, in merito a Papa Francesco, fortunatamente!!), che infatti sottolinea quell’operato serio, come il riportare la Cheisa di Cristo sulla…TERRA DELLE PERSONE, non delle “formule sterili farisaiche”!
Quindi…GRAZIE!
La verità è che Gesù, tirandosi addosso la critica dei farisei come, perdonami, sei tu, “stava con i peccatori e mangiava con loro”. Leggiti il capitolo 15 del Vangelo di Luca e convertiti dal tuo delirio di onnipotenza e onniscienza, come se Dio, la Verità, avesse bisogno di un difensore come te. Ma Dio sa difendersi da solo e sa anche da chi prendere le distanze: dice un salmo “Il Signore volge lo sguardo verso l’umile, ma conosce il superbo, (conosce te), e lo guarda da lontano.
Vedi cosa puoi fare per convertiti all’amore che è Dio, perché Dio è amore, e la giustizia, quella che tu rivendichi, brilla sulle braccia aperte di Cristo in croce.
Ciao Luigi, un abbraccio fraterno.
Grazie Padre, per la sua stimata e puntuale precisazione, da sacerdote che pratica la bellezza dell’Amore di Dio tra gli uomini di fede.
Evidentemente, prima di invocare il giudizio di Dio dall’aldilà su Papa Francesco (con la ridicola superbia di qualcuno di reputarsi addirittura collegato…AL Pensiero addirittura di Dio…Strano poi, è sempre…Pre-conciliare sto Dio!!), molti dovrebbero pernsare al…PROPRIO giudizio alla fine dei tempi, soprattutto se si ergono a Profeti di un solo PROPRIO (e molto preoccupante, velenoso, destabilizzante) messaggio…Che non è nemmeno il linea con il resto dei Battezzati di una Fede Cristiana Universale e Apostolica, propriamente vissuta, peraltro… !
Un abbraccio.
se invece di essere accecato da un odio ingiustificato verso la mia persona si soffermasse a leggere davvero quello che scrivo, forse capirebbe.
Anche perché io sono responsabile di ciò che scrivo, non di ciò che lei capisce o fraintende.
Non ho mai invocato il giudizio di Dio su Jorge Mario Bergoglio: ho semplicemente ricordato una verità di fede cattolica, e cioè che ogni uomo, alla morte, si presenta davanti al giudizio di Dio.
Ho invocato la misericordia di Dio su di lui, auspicando che gli sia benevolo, riconoscendo umilmente che solo Dio conosce la vera misura del bene e del male che ciascuno ha compiuto.
Chi invece continua a emettere giudizi pesanti e gratuiti sulla persona — e non sulle idee — è lei, non certo io.
Le consiglio ancora una volta di leggere prima di parlare, e di rispondere ai contenuti invece di riversare aggressività personale.
Gentile padre Giuseppe,
siccome ha scelto di intervenire pubblicamente con toni moralistici e allusioni personali, mi vedo costretto a risponderle con la stessa chiarezza.
Darmi del fariseo è fuori luogo e lo respingo al mittente. Primo: non mi sono mai confessato con lei, né le ho chiesto giudizi sulla mia coscienza. Secondo: anche se lo avessi fatto, sarebbe un fatto privato. Terzo: il Vangelo, che lei cita con disinvoltura, impone – in caso di correzione fraterna – di agire a quattr’occhi, non a colpi di bacheca social.
Lei si erge a giudice, si atteggia a maestro, si autoinveste del compito di difendere Dio, come se Dio avesse bisogno di un suo difensore. E tutto questo con un tono supponente che sa più di sfogo personale che di autentica carità cristiana.
Un consiglio spassionato: visti i tempi, le priorità di un sacerdote dovrebbero essere altre. La Chiesa ha già abbastanza scandali veri da affrontare, senza bisogno che qualcuno perda tempo a fare il moralista da tastiera contro chi, semplicemente, non la pensa come lei.
Rifletta seriamente sul suo ruolo e su come lo esercita. Se ha qualcosa da dirmi, lo faccia in privato, da uomo. Altrimenti eviti.
le sue parole mostrano una sincera passione per la verità, e questo è un bene. Ma permetta di farle notare che l’accusa di “annacquare il Vangelo” rivolta a Papa Francesco è un giudizio arbitrario e, per molti, ingiusto. La fedeltà al Vangelo non si misura solo nella custodia delle formule, ma nella capacità di incarnarle nella realtà delle persone concrete, con le loro ferite, le loro fragilità, la loro sete di senso.
Papa Francesco non ha mai negato la dottrina, ma ha cercato – come pastore – di farla risuonare nei cuori di oggi, senza trasformarla in un bastone per colpire chi fa fatica. L’evangelizzazione non è un tribunale, ma un abbraccio che accoglie prima, e solo poi accompagna, guida, corregge.
La Tradizione è viva proprio quando sa dialogare col presente senza rinnegare il passato, ma anche senza idolatrarlo. È esattamente ciò che Francesco ha cercato di fare, magari con limiti e fraintendimenti, ma con un’intenzione che a molti è apparsa profondamente evangelica.
Chi oggi lo rimpiange, non lo fa per emotività, ma perché ha riconosciuto in lui un riflesso autentico del Cristo che non ha avuto paura di sedere alla tavola dei peccatori. La verità, quando è davvero piena, non divide: illumina e unisce. E in Francesco, molti hanno visto un pastore che ha cercato – con umiltà e determinazione – di essere specchio di questa verità.
Dice il detto, tanto saggio perchè…Popolare, quanto vero perchè…Vissuto da PERSONE SULLA TERRA (e nel CUORE!): “Non c’è peggior sordo, di chi non vuol sentire…”.
E sappiamo quanto Cristo, spesso invano (almeno in apparenza, con qualche “duro di coccio”!), abbia parlato, scagliandovisi contro a gran voce, di…CECITA’, e SORDITA’…..
Ma a quanto pare c’è chi ancora del Vangelo, ne fa…Brandelli, come un simpatico lavoro di caviardage della Scrittura….E invece la Pagina “PAROLA DI DIO”, è piena, quando è letta…TUTTA (e BENE)!!
Grazie Massimo, per i suoi puntuali, e saggi commenti, per cercare di…Dipanare quelle NEBBIE, in qualcuno che pensa di volare sempre in cieli…”LIMPIDI e TERSI”!!
La ringrazio sinceramente, Massimo, per il tono pacato e rispettoso con cui ha voluto esprimere il suo dissenso: è raro trovare oggi uno spirito critico che non rinunci all’equilibrio, e gliene do atto con piacere.
Nel mio pezzo, infatti, ho cercato di mantenere questo stesso spirito: lo si vede chiaramente laddove affermo che spetta a Dio – e solo a Lui – il giudizio sull’anima di Jorge Mario Bergoglio. Dio solo conosce il cuore, vede ciò che di autenticamente buono e vero vi era nel suo sentire e nel suo operare. E questo merita sempre rispetto, soprattutto ora che è morto, motivo per cui – come ho anche scritto – è giusto e doveroso pregare per lui.
Detto questo, credo che, se fatto con rispetto e onestà intellettuale, sia lecito – e a volte necessario – anche proporre delle critiche. Le parole di Gesù nei Vangeli ci mostrano che la carità non è mai silenzio complice, e che dire la verità, anche quando costa, può essere una forma di amore.
Questo ho cercato di fare: parlare in coscienza, ma con rispetto. Mi fa piacere che il nostro scambio possa contribuire a un confronto che non divida, ma stimoli tutti a cercare quella verità che, come lei ha scritto, davvero illumina e unisce.
Un cordiale saluto.
“do” è NOTA MUSICALE, che tanto apprezzo, in quanto quella che sul pentagramma richiama (foneticamente soltanto) alla ..CARITA’ (non di chiusura sterile in sè stessi)!…
Semmai è il “dò”, forse, come verbo, a cui si alludeva!
Come vedi, siamo tutti in errore, tutti bisognosi di misericordia, e di…Correzioni! E…Fortuna, direi, che sia così per farci ricordare una cosa importante, ma scomoda per molti: è DIO che agisce, attraverso noi, per non farci credere che noi…POSSIAMO SENZA DI LUI, cosa che invece spesso molti “farisei bianchi”, che si reputano gli unici della verità, e gli intoccabili…Tendono spesso a fare, nel Vangelo!!
Chi ha orecchie per intendere…..
Ecco perfettamente quello che sei: una persona in errore che pensa di correggere chi è nel giusto.
“Do” con l’accento? Nemmeno in seconda elementare ti passano una cosa così.
Studia, poi magari ne riparliamo.
Già il fatto che, povera Anima, ritieni te stesso, ciecamente e SOPRA tutti gli altri intorno (quelli di SENNO, poi – che Dio ti re-illumini un giorno, prima possibile, e spero ancora –) un così “UNTO” e degno del “VERO MESSAGGIO DI CRISTO”, l’UNICO con i due piedi nella verità, l’UNICO che ama Dio, che conosce tutta la verità…Tutto questo è la prima pura …FOLLIA! Ma chi ti credi di essere, sopra gli altri, più degno degli altri di parola?!? Ma stiamo scherzando?!
Follie di una pecora che, non vuole MAI ammettere, che è SMARRITA, e la più BISOGNOSA al mondo, oggi stesso, proprio di quell’Amore di Dio che tanto predica ma non conosce (spesso a vanvera, poi predica, il finto saggio, credendosi l’opposto…). Forse quella fede è solo figlia di una Legge fatta di PIETRA, ecco che quindi che tanto ti piacciono parole come “anatema”, sopra parole come “comprensione”, “misericordia”, “AMORE” di TUTTI i Fratelli, e come Cristo COMANDA (perlomeno con la Legge NUOVA che, entrando in Chiesa, dovresti saper professare oggi…E invece, poi…. Poveri noi…)!
Te lo dissi anni fa, ormai, sempre su questo TOSSICO “VIvo Gubbio”, e pure su quei TOSSICI “free-press” che ancora confondi come piattaforme di libera espressione religiosa (e dovremmo invece a gran voce, ormai si sono accorti TUTTI a Gubbio, chiamarli spazi comodi per inscenare il “LIBERTINAGGIO SOLIPSISTICO GIRLANDIANO” = il NULLA, per una Comunità Cristiana, fatta di Pluralità di Anime conoscitrici di Cristo, in cammino con fede e impegno e fatica, oltre che oggi in pena per te….TORNA AL SENNO!!).
Solo per il BENE GRANDE, ri-pensandoggi a te, dopo le follie lette sulla morte di Papa Francesco (e pensavo poi di essere già sceso nel basso più profondo con i post di Instagram di…Fabrizio Corona!! E invece….), è solo con buol bene che ancora provo a praticare in me, che mi sforzo di venirti incontro….E di risponderti (sperando ancora sia utile!). Sento ciò che la tua bocca ha il coraggio di proclamare oggi, e non solo sui fratelli che cercano di fartelo notare, ma contro anche le guide BUONE come i sacerdoti eugubini (ma intendo i poveri…RIMASTI nelle grazie di una Chiesa locale, non i reietti che solo tu vai a cercare oggi, forse solo per corroborare le tue teorie…). Solo in virtù di quel bene, che credo DIVINO e quindi ancora EFFICACE PRO-TUTTI, che mi sento di dirti: FERMATI….FERMATI….
Rimetti in moto il tuo cuore, prima che il tuo senno, che sarebbe sempre e comunque necessario, solo se tenuto a “braccetto” però dell’umiltà del discernimento. Questo sarebbe proprio di TUTTI, e auspicabile, in te ma unitamente a quelli INTORNO A TE, ricordandoli degnaemente nella comune CHIESA…SMETTILA di ergerti a UNICO PROFETA di Verità, di Senno Spirituale, che sono i primi, chiari segni, di sporco e ignobile FARISAISMO e FONDAMENTALISMO (anche questo cercai di dirti, già anni fa…Evidentemente non c’è peggior sordo, di chi ancora….non vuol Sentire…Il fratello…!)! Torna, per favore di TUTTI NOI, nella STRADA MAESTRA e…SMETTILA di provare a traviare ancora persone, quelle poche che si fidano ancora delle tue bislacche teorie su Papi da far morire con gioia, Chiesa da buttar giù per costruire la tua, e Verità molto, molto dubbie e …Per favore….BASTA…BASTA. Non è vero che le parole sono sempre migliori del silenzio, quando si “sprecano” a più mani, e diventano non lontane dal cieco…”Libertinaggio” di pensiero e “Solipsismo” spirituale….
Ti abbraccio, e spero un giorno potremo parlare cuore a cuore, a 4 occhi, per evitare ancora…Tutta questa DERIVA, in cui ti sei auto-cacciato a forza in questi anni (e so che hai cacciato ALTRI, c’è ancora tempo per reagire, redimersi, chiedere scusa….) E per evitare di continuare a camminare a “testa alta”, illusoriramente con…PARAOCCHI, ORECCHIE COMPLETAMENTE CHIUSE, non concedendosi nemmeno a chi ha provato a farti funzionare TUTTO TE, in piena…COSCIENZA DI FEDELE nella COMUNE CHIESA CRISTIANO-CATTOLICA.
Padre Francesco, perdonalo da lassù, Vescovo Luciano perdonalo da quaggiù.
Tuo, Marco. Con bene Sincero.
Gentile Marco,
leggere il suo messaggio è stato come assistere a un triste spettacolo: una lunga serie di giudizi personali violenti, astiosi, sproporzionati, che nulla hanno a che vedere con una discussione seria sui contenuti delle mie riflessioni.
Lei non entra mai nel merito delle idee che esprimo. Non prova neppure a confutarle con argomenti. Preferisce invece colpire la mia persona, etichettare, insultare, emettere condanne come se ne avesse l’autorità. Il tutto, paradossalmente, mentre si riempie la bocca di parole come “amore”, “misericordia” e “Chiesa”.
È la solita, eterna logica del fariseo del Vangelo, che prega dicendo: “Ti ringrazio, Signore, perché non sono come quel pubblicano laggiù”. Non si rende conto che proprio questa superbia, questo autocompiacimento spirituale, lo allontana dalla verità che pretende di difendere.
Non c’è una sola parola scritta da me che contenga un giudizio personale sulle persone: io mi limito a giudicare le idee, confrontandole con l’autentica dottrina cattolica. Esattamente il contrario di quanto fa lei: nessuna parola sulle idee, solo attacchi alla mia persona.
E con tutto questo non si accorge di aver peccato, per usare le parole di don Lorenzo Milani in “Un muro di foglio e di incenso”.
Le consiglio di fermarsi e di riflettere seriamente su quanto ha scritto. Non è lo zelo per la verità che la muove, ma l’amarezza e il livore.
Io continuerò a parlare secondo coscienza, serenamente, senza piegarmi né alle sue provocazioni né alle sue ingiurie.
Le auguro sinceramente di ritrovare quell’equilibrio e quella carità autentica che oggi, purtroppo, traspare ben poco dalle sue parole.
Egr, prof. Luigi Girlanda, non so come raggiungerla, spero che questo sia il posto giusto. Le invio uno scritto del mio amico e confratello P. Giuseppe Scalella, lo legga, dopo aver riletto, magari, il Cap. 15 del Vangelo di Luca. Lei mi sembra tanto il fratello maggiore della parabola del figliol prodigo che, con la sua indignazione verso suo padre, si esclude dal banchetto del Regno.
Un abbraccio
Non riesco a mandare lo scritto del mio amico perché è sotto forma di foto e il copia incolla non funziona. Ma è su Facebook
Comunque sono il confratello di P. Tonino che tu frequentavi, scusa il tu, e mi farebbe piacere incontrarti per una serena chiacchierata, un sereno confronto, non per stabilire chi ha ragione perché, come dice il proverbio, la ragione è dei fessi.
Fretername
la ringrazio per il suo messaggio. Sarò lieto di incontrarla quando vorrà, per una serena chiacchierata come propone. Basta che mi indichi tempi e modalità a lei più comodi.
Mi permetto però di osservare, con franchezza, che partire paragonando una persona che non si conosce affatto al fratello maggiore della parabola evangelica non è esattamente il modo migliore per predisporsi a un vero incontro. Il rispetto e la conoscenza dell’altro dovrebbero venire prima di qualsiasi giudizio, anche indiretto.
In ogni caso, da parte mia c’è piena disponibilità a dialogare, nella verità e nella chiarezza.
Resto in attesa di un suo riscontro per fissare l’appuntamento.
Un cordiale saluto,