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La destra eugubina si è venduta pure il crocifisso: respinta la proposta di collocarlo in sala Consiliare

L'aula consiliare di palazzo Pretorio sede del Comune

Con 18 voti contrari (oltre alla maggioranza di destra anche la sinistra d’opposizione con una perfetta convergenza), un astenuto che nella sostanza come effetto pratico equivale a un voto contrario (Mattia Martinelli, presidente del Consiglio Comunale) e 3 favorevoli (il proponente Luigi Girlanda, Rocco Girlanda e Diego Guerrini), il Consiglio Comunale ha respinto l’ordine del giorno che aveva proposto di collocare il crocifisso nella sala Consiliare di palazzo Pretorio. Adele Martinozzi di Fratelli d’Italia non ha partecipato al voto. In questa storia è soffiato forte anche il vento della Massoneria.

Il sentore di questa bocciatura si era avuta fin dalla presentazione dell’ordine del giorno con la proposta del consigliere comunale Luigi Girlanda che ha rilanciato un forte orientamento della destra nazionale, tanto da scrivere (nota di Rinascimento Eugubino a firma di Renzo Menichetti) ai vertici nazionali e regionali dei partiti (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) che sostengono la Giunta Fiorucci quando in Commissione Consiliare l’ordine del giorno è passato ma con l’astensione di esponenti della maggioranza di destra e il voto favorevole, per esempio, di Marco Cardile del Pd (che oggi in aula ha votato contro). Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani non hanno ritenuto, al momento, d’intervenire evidentemente anche per impegni sulla guerra in Ucraina, la corsa agli armamenti e i dazi di Trump che coerentemente applica quanto annunciato in campagna elettorale a differenza dei politici italiani, a livello nazionale e locale.

Sono stati rilanciati dai banchi della maggioranza i concetti dello Stato laico con sottolineature di carattere politico.

La destra eugubina nell’occasione ha rigettato una delle forti connotazioni della destra nazionale che si fonda su Dio, patria e famiglia, dimenticando peraltro che il Comune di Gubbio è parte sostanziale in ogni parte della Festa dei Ceri dove sono rappresentati tre santi con le statue lignee e accanto al sindaco ha un ruolo fondamentale il vescovo pastore di Santa Romana Chiesa. In questo caso la maggioranza di destra e tradizionalmente la sinistra non avvertono alcun bisogno di evocare lo Stato laico nel timore che i cittadini (credenti o meno) sui Ceri non siano disposti a fare concessioni alla politica. I politici paladini del laicismo (in qualche caso pure atei e anticlericali) si dimenticano di essere tali quando vestono le divise ceraiole che si rifanno all’appartenenza e identità dei Ceri che si legano anche materialmente ai santi, derivazione del crocifisso.

Le contraddizioni della destra eugubina si aggiungono a quelle storiche della sinistra che applica la cosiddetta interpretata laicità dello Stato come più gli aggrada e una tantum, cadendo nell’incoerenza e nella peggiore delle contraddizioni in termini.

Dalla vicenda della bocciatura di un simbolo delle radici cristiane nella sala Consiliare di palazzo Pretorio resta la considerazione che la destra eugubina, fin qui preoccupata soltanto di portare avanti progetti e programmi della Giunta Stirati di sinistra, è riuscita nell’impresa di vendersi pure il crocifisso.