Rimani aggiornato su tutti gli eventi di Gubbio!

La Madonna del Melograno è tornata nel palazzo dei Consoli. Era finita in uno scantinato di Imola e ritrovata da un operaio nel 2014

Oggi, 11 dicembre 2024, alle ore 11:30, nella sala dell’Arengo del museo civico del palazzo dei Consoli in piazza Grande, è stato riconsegnato dai Carabinieri Tutela patrimonio culturale il dipinto tempera su tavola, datato seconda metà del quindicesimo secolo, raffigurante Madonna con Bambino e San Giovannino, noto con il nome di Madonna del Melograno, attribuita al pseudo Pier Francesco Fiorentino (1444-1499). Esclusivo il merito dei carabinieri, al di là delle mani messe dai politici sopra il ritrovamento e due “suonate” straordinarie del Campananone, il giorno dell’annuncio del ritrovamento e questa mattina.

La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco di Gubbio, Vittorio Fiorucci, del vescovo Luciano Paolucci Bedini, dei comandanti del Gruppo Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Monza, del Nucleo di Bologna, del Nucleo di Perugia, del dirigente settore Cultura della Regione Umbria, del direttore dei Musei dell’Umbria, dell’assessore alla Cultura del Comune di Gubbio e della direttrice della Scuola di specializzazione in beni storico artistici.

L’accurata attività di indagine – informa una nota dei militari – è stata sviluppata dai carabinieri del Nucleo di Bologna dopo essere venuti a conoscenza, nel corso di autonome indagini investigative, della detenzione della preziosa tavola quattrocentesca, proveniente dal furto consumato nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 1979, da ignoti malfattori all’interno della pinacoteca comunale. I malviventi, con il favore delle tenebre e l’aiuto di una corda da alpinista, si calavano per circa trenta metri da una delle finestre più alte della pinacoteca eugubina portando via la preziosissima opera d’arte raffigurante la ben nota Madonna del Melograno.

Dall’audace furto acrobatico fino a oggi, il Comando carabinieri Tutela patrimonio culturale ha posto in essere una incessante attività di ricerca finalizzata al rintraccio della pregevole opera d’arte, inizialmente accostata alla scuola di Filippo Lippi e poi attribuita al suo seguace pseudo Pier Francesco Fiorentino che per i colori, il disegno e l’espressione dei volti è considerata di inestimabile valore artistico. In questi anni, i carabinieri hanno divulgato la notizia della scomparsa del dipinto al fine di rintracciarlo e consegnarlo al luogo d’origine. Nel tempo, la tavola a tempera è stata cercata dai carabinieri in modo assiduo e continuo, perfino oltre i confini nazionali, avvalendosi anche della divulgazione di informazioni sui mass media nazionali e programmi televisivi, come Maurizio Costanzo Show e Chi l’ha visto?.

Grazie al prolungato lavoro di ricerca e di divulgazione posto in essere negli anni dai carabinieri, l’attuale possessore ignaro della reale importanza dell’opera, appena avuta la disponibilità del dipinto, ponendo fiducia nell’istituzione, contattava il Nucleo di Bologna ai fini di ottenere maggiori informazioni sul manufatto detenuto.

L’effige fotografica dell’opera asportata era stata inserita all’epoca del furto nella “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti” gestita dal Comando dei carabinieri Tutela patrimonio culturale e nel Bollettino delle ricerche delle opere d’arte trafugate n. 9 anno 1982, e, proprio dai preliminari accertamenti condotti, i carabinieri potevano rilevare che la foto del bene culturale presentava notevoli analogie con quella trafugata nel 1979 dalla pinacoteca.

Il dipinto, raffigurante la Madonna del Melograno, delle dimensioni centimetri 65 per 44, veniva recuperato dal Nucleo di Bologna nel mese di ottobre del 2024. Un recupero che richiedeva un’attenta e delicata attività di polizia giudiziaria, dettata dal notevole e prestigioso valore del bene d’arte, nell’individuare e ricercare quegli elementi irripetibili, le cosiddette “impronte digitali dell’opera”, al fine di acclarare con certezza che la tavola fosse proprio quella asportata nel 1979.

Nell’immediatezza dei fatti, i militari, ottenuta la notizia, si adoperavano ad acquisire presso la pinacoteca civica di Gubbio un’effige fotografica scattata ad alta risoluzione raffigurante l’opera d’arte prima dell’evento criminoso. Tale attività, in un primo luogo, permetteva di evidenziare ben 14 particolari irripetibili, quali cadute pittoriche, fori di tarlo o danneggiamenti localizzati sulla superficie pittorica dell’opera d’arte asportata che, confrontati sul bene culturale oggetto di informazione permettevano di riscontrare come quest’ultima risultava essere identica, in ogni sua parte, con il dipinto della Madonna del Melograno, compendio di furto e oggetto di ricerca.

L’indagine, così proseguita con un’accurata e attenta comparazione di confronto tra l’immagine del dipinto asportato e la visione diretta dell’opera d’arte posseduta in buona fede dal richiedente, consentiva di acclarare con assoluta certezza che la tavola a tempera era proprio quella trafugata dalla Pinacoteca eugubina, in quanto presentava l’esatta corrispondenza nonché la puntuale localizzazione di tutti i punti irripetibili dell’opera d’arte trafugata. Per l’esito positivo della vicenda sono infine risultati importanti gli accertamenti investigativi che consentivano di appurare come la tavola asportata era stata nascosta e custodita, per qualche tempo, in un magazzino sotterraneo nella città di Imola (Bologna), per poi essere rinvenuta durante uno sgombero su di una mensola e successivamente ceduta – qualche giorno prima del sequestro operato d’iniziativa dai carabinieri al possessore ritenuto in buona fede; l’esame autoptico condotto dai funzionari della Pinacoteca del Comune di Gubbio, che dopo attenta visione della tavola la riconoscevano senza alcun dubbio come l’opera d’arte asportata nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 1979 ai danni del Comune di Gubbio e nel contempo individuavano un ulteriore elemento irripetibile, ovvero due fori di chiodi localizzati sulla cornice in basso a sinistra che in origine assicuravano la targhetta con il numero di inventario dell’Ente proprietario. Era finita in uno scantinata e ritrovata nel 2014 da un operaio di fede islamica che tra i detriti ha visto l’immagine della Madonna e ha deciso di portarla a casa per poi donarla nel 2024 a un datore di lavoro.

A conclusione delle indagini condotte dai Carabinieri dell’Arte, il sostituto procuratore della Procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna, che ha coordinato e diretto le attività investigative, disponeva la riconsegna della pregevole tavola quattrocentesca al museo civico del Comune di Gubbio, proprietario dell’opera, consentendo di poterla restituire alla comunità eugubina e quindi all’intera collettività, celebrando così il ritorno del dipinto trafugato come un doppio dono alla comunità: un simbolo di fede cristiana, che si rinnova a ridosso dell’avvenuta celebrazione dell’Immacolata, e nel contempo un richiamo al legame con la natura e le sue luci, che si accende insieme all’albero di natale più grande del mondo.