Finalmente è arrivata la prima vittoria dell’anno, che interrompe anche un digiuno che al “Barbetti” durava da 305 giorni (scongiurato il pericolo di far registrare la striscia negativa più lunga di sempre di vittorie casalinghe che era di 316 giorni, fatta registrare tra il 1995 e il 1996). Nei consueti cinque punti, ecco cosa ha detto la sfida tra Gubbio-Fermana.
1- Se nel calcio segni per primo hai certamente più possibilità di far tua la partita. Non è un calcolo matematico ma ci va vicino, per quanto i due precedenti stagionali con Ravenna e Vis Pesaro avevano detto che il Gubbio non era stato capace di mantenere il vantaggio. Stavolta le cose hanno preso una piega differente: il gol di Casoli, gentile concessione di Ginestra (sin lì impeccabile), ha consentito al Gubbio di scacciare vie ansie e paure e di liberare il proprio istinto e la propria voglia di giocare. La squadra non s’è fermata, ha continuato a produrre azioni, poi ha trovato la magia di Marchi che di fatto ha chiuso i conti già prima dell’intervallo. Con il giusto atteggiamento e la cattiveria che ci vuole, nessun ostacolo (specie in casa) deve essere precluso.
2- È solo un fatto territoriale (entrambi provengono da San Marco), ma sarebbe riduttivo pensare che sia solamente un caso. Casoli e Marchi sono l’anima di un Gubbio che non può prescindere dal loro talento e soprattutto dal loro carisma. Sandreani ha cucito per Casoli un vestito su misura: nel tempo s’è specializzato nel giocare da mezzala e adesso che la condizione comincia a sostenerlo i risultati si vedono, eccome. Marchi, semplicemente, è libero di fare quello che più gli va e gli piace: per lui meglio avere un partner d’attacco che due esterni larghi e la sensazione è che con questo modulo possa esaltarsi in modo completamente differente. La quadra, almeno tatticamente, sembra che sia stata trovata. Anche perché Casiraghi sulla trequarti si sente a suo agio come in nessun’altra zona del campo.
3- C’è un dato passato sottotraccia nell’euforia della prima vittoria stagionale: è quello che vuole Marchegiani imbattuto nelle gare casalinghe da 337’, ovvero dal gol siglato da Nocciolini del Ravenna nel match della prima giornata. Siccome il calcio è fatto di numeri, non prendere gol in una partita significa nella peggiore delle ipotesi sfangarla con un pari. Adesso che il Gubbio pare aver ritrovato anche una certa confidenza con il gol (e le tante azioni costruite contro la Fermana confermano la tendenza a creare, che è comunque un bel segnale) la solidità del reparto arretrato potrebbe effettivamente risultare determinante per consentire alla squadra di risalire in fretta posizioni e allontanare le zone calde. Anche il tanto criticato Piccinni pare aver trovato una certa continuità: a volte un po’ di equilibrio non guasterebbe. Prendere nota (e appunti).
4- La cosa più difficile per un calciatore è farsi trovare pronto quando si viene chiamato in causa dopo un periodo in naftalina. Massimo Conti ha risposto presente proprio nel momento del bisogno: il turnover imposto dal turno infrasettimanale gli ha giovato, lui ha dimostrato di poter essere un valore aggiunto non solo economicamente (è classe ’98 e i contributi a Notari interessano quasi più del risultato), ma anche a livello tecnico. Il rischio concreto di assistere a un altro “caso” Ricci non può essere ancora fugato, ma intanto Conti ha sfruttato la sua chance proprio nel giorno in cui il Gubbio s’è preso la prima vittoria stagionale. Coincidenza? Forse. Ma non sarebbe poi un caso rivederlo in campo un po’ più di frequente.
5- Domenica arriva il SudTirol e mai occasione fu più propizia per dare continuità alle proprie prestazioni e naturalmente ai risultati. La squadra altoatesina è un brutto cliente, ma il Gubbio in casa non s’è fatto mettere i piedi in testa da nessuno. E vincendo chiuderebbe alla grande una settimana nata male con la sconfitta di Imola, ma poi proseguita nel migliore dei modi. Nonostante qualche bizza extra campo (il silenzio stampa imposto “solo” ai giocatori), nonostante la sensazione di dover cercare sempre un colpevole altrove. Almeno il pubblico ha dimostrato di volersi estraniare da certe discussioni: 800 spettatori per una gara disputata di mercoledì prima di cena a metà ottobre non sono poi così pochi, per quanto se si giocasse solo di domenica (e alle 15) ne vedreste molti di più sugli spalti. Ma la Lega Pro è ormai rimasta anche orfana di presidente (Gravina lunedì diventerà il nuovo capo del calcio italiano in quota FIGC) ed è già un miracolo che ancora ci siano tre gironi da 20 squadre ciascuno. Chissà per quanto tempo ancora.
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