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Madonna del Melograno, troppe voci malevole sul quadro ritrovato tra gli show della politica

La Madonna del Melograno ritrovata per merito dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale

La versione ufficiale fornita dai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale sulla riconsegna della Madonna del Melograno rubata nel marzo 1979 dalla pinacoteca del palazzo dei Consoli, con l’operaio tunisino che l’ha ritrovato a Imola in un sacco nero dentro uno scantinato per poi darlo a un imprenditore collezionista, non sta frenando le tante voci sulla vicenda.

Non si parla d’altro a Gubbio della misteriosa storia di questo quadro che voci incontrollate, per certi versi malevole, vorrebbero rimasto in qualche posto ma sempre in città. Si alimenta un mistero, nel chiacchiericcio popolare, senza alcun elemento di certezza.

Le voci circolano con sempre maggiore insistenza, alimentate non si sa bene come e con quali riscontri, però la versione ufficiale non sembra aver convinto anche se non si comprende per quale motivo i carabinieri dovrebbero aver reso pubblica una versione non reale dei fatti.

Sconcerta semmai il solito modo di fare della politica che tende a mettere il cappello su ogni cosa, anche quando non c’entra nulla e dovrebbe più che altro rispondere del furto visto che quella notte di marzo di 45 anni fa il quadro venne comodamente trafugato perché l’allarme del palazzo non funzionò. La pinacoteca è sempre stata comunale, all’epoca gestita direttamente e poi con la foglia di fico della Gubbio Cultura e Multiservizi Srl che nel 2005 è servita per assumere personale senza concorso pubblico per titoli ed esami e scaricando un costo che andava a incidere sul bilancio e sul patto di stabilità.

Le cerimonie, compreso il ricevimento a palazzo Pretorio dell’imprenditore collezionista che ha riconsegnato l’opera trovata dall’operaio tunisino e due suonate straordinarie del Campanone chieste e ottenute dal sindaco Vittorio Fiorucci come fa il parroco con le campane del paese, hanno dato la cifra della strumentalizzazione. Alla fine le voci, tra il sarcastico e il divertito, sono anche una risposta a questa spettacolarizzazione.