I quattro gruppi di maggioranza del Consiglio Comunale di Gubbio (Liberi e Democratici, Scelgo Gubbio, Socialisti Civici Popolari e Gruppo Misto), insieme al Pa, hanno firmato una mozione per chiedere al presidente della Regione, Donatella Tesei, di ripristinare l’Ivg in regime domiciliare e di day hospital, al fine “di tutelare il principio di autodeterminazione delle donne e garantire la piena applicazione della legge 194/1978”. Nella mozione i gruppi consiliari di maggioranza e il Pd chiedono anche di ottenere “la piena operatività dei consultori, ricollocando personale (sia ginecologico che ostetrico), risorse e riqualificando le strutture”.
Il testo della mozione.
OGGETTO: Ivg farmacologica, superamento delle indicazioni previste dalla DGR n. 467 del 10 giugno 2020 e contestuale ripristino della DGR 1417 del 4 dicembre 2018 disciplinante “Interruzione volontaria di gravidanza con metodica farmacologica” con interventi per la piena applicazione della legge 194/78.
Premesso che:
In data 4 dicembre 2018 la Giunta Regionale dell’Umbria ha adottato la deliberazione n. 1417 con cui dava mandato alle ASR di applicare in tutte le sedi che effettuano interruzione volontaria di gravidanza chirurgica anche la metodica farmacologica con la somministrazione di RU486, oramai in uso da anni in molte realtà regionali italiane in base a quanto indicato nel “percorso assistenziale deliberato con DGR 863/2011 “Linee guida sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) con l’utilizzo del farmaco RU486. Preadozione.”
Considerato che:
L’ IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) farmacologica è un’opzione non chirurgica per chi vuole interrompere la gravidanza nel rispetto della Legge 194.
La pillola Ru486 è il nome commerciale del medicinale Mifeprostone, introdotto in Italia nel 2009, un farmaco che esiste da più di 30 anni e in uso negli altri Paesi da più di 20 anni che ha ricevuto l’autorizzazione dell’Agenzia italiana per il farmaco per essere messa in commercio nelle strutture ospedaliere di tutta Italia, nel 2009.
La decisione che autorizza l’utilizzo della pillola abortiva in Italia, rimanda a Stato e Regioni le disposizioni per il corretto protocollo di utilizzo clinico del farmaco all’interno del servizio ospedaliero pubblico.
La pillola RU486 viene utilizzata da milioni di donne in tutto il mondo: in Francia l’IVG farmacologica viene scelta dal 66% delle donne alle quali viene prescritta dal medico di base, in Svezia dal 95%, in Irlanda e Portogallo anche con alte e crescenti percentuali. In Italia (ultimi dati 2018 della sorveglianza IVG del Ministero Salute)solo dal 18%, in Umbria dal 5%.
Con la DGR 1417 del 2018 si dava in Umbria indicazione agli ospedali di organizzare in day hospital il servizio per l’ interruzione volontaria della gravidanza (IVG) farmacologica, dando la possibilità alle donne che decidevano di interrompere la gravidanza, di poter scegliere, il metodo meno invasivo per loro e che meglio si adattava alle loro esigenze fisiche e psicologiche.
Si era con difficoltà arrivati nel 2019 ad avere almeno un Ospedale nella provincia di Perugia (Pantalla e successivamente alla pandemia COVID, Umbertide) e due nella provincia di Terni (Orvieto e Narni), che mettessero in atto la procedura di IVG farmacologica.
Dato per acclarato che una donna che decide di abortire compie una scelta complessa, difficile e dolorosa di per sé, comunque traumatica fisicamente ed emotivamente, qualunque siano i motivi alla base della stessa, è impensabile che il ricorso all’IVG farmacologica sia il risultato di una scelta leggera e superficiale e se lo si pensa vuol dire che si ha un’idea della donna che non appartiene alla società e alla civiltà odierna.
L’IVG farmacologica a domicilio e in regime di day hospital mette in sicurezza la donna che viene sempre seguita dal proprio medico, consentendole tuttavia di affrontare questo percorso così complesso, con un minor impatto fisico e psicologico, garantendo il diritto alla riservatezza fondamentale per una scelta realmente autonoma, soprattutto considerando i tanti casi di violenza domestica e sessuale, in cui per le donne diventa complicato allontanarsi da casa e giustificare l’assenza per così tanti giorni.
La SIGO (Società Italiana Ginecologi ed Ostetrici) ha affermato il 18 aprile 2020 che “si dichiara favorevole a una maggiore diffusione dell’aborto farmacologico, a tutela della salute e dei diritti delle donne, che rischiano di essere negati a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Un impiego maggiormente estensivo dell’aborto farmacologico, finora relegato ad un ruolo marginale, permetterebbe di decongestionare gli ospedali, alleggerire l’impegno degli anestesisti e l’occupazione delle sale operatorie….”
La stessa Giunta Regionale Tesei aveva ribadito, giustamente, in tutto l’articolato delle “Linee di Indirizzo per le attività sanitarie nella fase 2”, l’importanza di evitare al massimo il ricorso all’accesso alle strutture ospedaliere, dove possibile per l’esistenza di percorsi alternativi di cura, al fine di evitare il contagio da Covid -19. Nelle stesse Linee Guida si ribadisce che “I servizi territoriali continuano a gestire le richieste, i colloqui e le certificazioni per l’applicazione della Legge 194/78 ed è auspicabile che siano essenzialmente i Consultori ad occuparsi della gestione di questa fase per evitare che l’utenza si rechi per la richiesta di certificazione in ambiente ospedaliero.”
Preso atto che:
Con la DGR della Deliberazione n. 467 del 10 giugno 2020 avente ad oggetto “Linee di Indirizzo per le attività sanitarie nella fase 3”, con il superamento delle indicazioni previste dalla DGR 1417 del 4 dicembre 2018 “interruzione volontaria di gravidanza con metodica farmacologica” si sceglie di costringere le donne ad un ricovero ospedaliero obbligatorio di tre giorni per ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica.
L’ IVG farmacologica ha un impatto fisico, mentale e psicologico per la donna di molto inferiore rispetto all’aborto chirurgico e che in tal modo, attraverso la decisione di un’ Istituzione si rende di fatto più complesso e difficoltoso l’accesso ad un diritto, togliendo a medici e donne la possibilità di decidere come esercitarlo, peraltro in una fase di emergenza sanitaria in cui accedere alle interruzioni volontarie di gravidanza diventa ancor più difficoltoso, un vero e proprio percorso ad ostacoli.
Con tale atto oltre a ledere il diritto all’autodeterminazione delle donne, in Umbra sarà più difficile
applicare una legge dello stato: la 194 del 1978. Secondo l’ultimo rapporto presentato in Parlamento dal 1983 l’IVG è in continua e progressiva diminuzione in Italia; attualmente il tasso di abortività del nostro Paese è fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidentali. Segno che l’introduzione della legge 194 è stata fondamentale per la tutela della salute della donna, sia per contrastare il ricorso all’aborto clandestino, sia per la campagna di prevenzione ed educazione sessuale che ne è derivata. L’ultimo dato ufficiale del 2017 riporta un -65,6% di aborti rispetto al 1982, primo anno della rilevazione dopo l’entrata in vigore della legge. Il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale. Al contrario la delibera regionale sembra remare contro il diritto della donna di poter liberamente scegliere di ricorrere all’IVG ricorrendo al trattamento psicologicamente e fisicamente per lei meno invasivo. Con l’obbligo di ospedalizzazione forzosa di almeno tre giorni infatti, viene di fatto resa più complicata la libera scelta delle donne; primo perché il ricorso all’ospedale non sempre è una opzione semplice, secondo perché tra l’altro, gran parte dei medici ospedalieri sono “obiettori” e non praticano l’interruzione di gravidanza. Un ricovero non necessario si configura come un abuso gratuito che va ad incidere sul benessere psico-fisico della donna, oltre a ridurre le tutele previste dalla legge 194/1978, di cui l’utilizzo della RU486 è applicazione, tornando all’aumento del rischio di aborti clandestini.
Valutato che:
La scuola ha il dovere di concorrere allo sviluppo del capitale umano di un territorio oltre che a quello intellettivo e cognitivo dello studente, promuovere la cura di sé e l’orientamento nei servizi sociali e sanitari è fondamentale; investire in chiave formativa sul benessere dei giovani, per promuovere, già durante l’infanzia e l’adolescenza, un percorso di consapevolezza sui temi della salute finalizzati al benessere psicofisico, affettivo e sessuale. La scuola diviene pertanto il luogo privilegiato per azioni di educazione, informazione e formazione. Diventano così centrali percorsi di promozione ed educazione alla salute, all’affettività e alla sessualità consapevole, così da formare e informare ragazze e ragazzi, educando sia alla consapevolezza di se stessi, del proprio corpo e di quello altrui così come dei percorsi previsti dal sistema sanitario.
Si impegna il Sindaco e la Giunta:
A sollecitare la Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei :
A ripristinare l’IVG in regime domiciliare e di day hospital al fine di tutelare il principio di autodeterminazione delle donne e al fine di garantire la piena applicazione della legge 194/1978.
Ad attivare, ai fini della piena applicazione delle Legge 194/1978, l’IVG farmacologica in tutte le strutture sanitarie e ospedaliere partendo proprio da quelle site nei capoluoghi di Provincia (Perugia e Terni).
A garantire la contraccezione gratuita per tutti i cittadini Umbri.
Ad adoperarsi al fine di raggiungere la piena operatività dei consultori, ricollocando personale (sia ginecologico che ostetrico), risorse e riqualificando le strutture.
A promuovere, al fine di prevenire il ricorso all’IGV , tutelando veramente la salute di donne e uomini, l’educazione affettiva e sessuale, l’educazione al rispetto degli altri e la pari dignità di genere nelle scuole.
A promuovere percorsi di supporto e di sviluppo alla genitorialità.
A promuovere e finanziare percorsi di sostegno psicologico ed economico alle neo madri, con particolare riguardo ai casi di maggiore difficoltà.
Hai domande?
Trovaci sui social o Contattaci e ti risponderemo il prima possibile.