Il giornalista e scrittore Mario Farneti ha dedicato un romanzo alla figura di San Francesco d’Assisi. La pubblicazione “Francesco, la spada, il lupo” è stata presentata ieri (sabato 22 marzo) nella sala Consiliare di palazzo Pretorio. Mario Farneti, nato a Gubbio nel 1950, giornalista professionista e scrittore, è l’autore della Trilogia di Occidente: ‘Occidente’, ‘Attacco all’Occidente’ e ‘Nuovo Impero d’Occidente’, una ucronia che ha avuto vasta eco in Italia agli inizi delgi anni Duemila. Altri due romanzi, anch’essi ucronici, ‘Imperium Solis’ e ‘Gladius Imperii’, sono ispirati alla figura di Giuliano Imperatore. Ha pubblicato inoltre numerosi racconti di genere fantastico, fantascientifico e, naturalmente, ucronico in varie antologie.
“Mi sento più un ricercatore che si occupa di argomenti non comuni – dice Farneti – e con un approccio originale e privo di idee preconcette. Una delle mie passioni è la fisica pur possedendo una formazione classica. E naturalmente la storia dell’alchimia e dell’esoterismo. Il mio San Francesco, più esattamente Giovanni detto Francesco, a causa della madre che era di origini francesi, è una figura che si stacca completamente dagli stereotipi. È un giovane che è stato prima in guerra, poi prigioniero, ritornato a casa dopo tanti patimenti completamente cambiato a causa di una malattia che abbiamo cominciato a conoscere solo dopo la guerra del Vietnam: il disturbo da stress post-traumatico. Francesco manifestava molti dei sintomi di questa malattia: depressione, agitazione, insonnia, necessità di isolarsi. Dopo che si fu denudato davanti al vescovo di Assisi ed ebbe restituito le proprie vesti al padre, fu costretto a trovare rifugio a Gubbio. In patria sarebbe stato malmenato e forse anche ucciso, a causa della gravità del suo gesto”.
Farneti approfondisce: “Il legame con Gubbio è fondamentale nella maturazione di Francesco verso la santità. Quando egli giunse a Gubbio era un transfuga qualsiasi, bandito dalla propria città. Solo qui comprese quale fosse la sua missione, dapprima molto confusamente, poi con sempre maggiore chiarezza. A Gubbio infatti celebrò le nozze mistiche con Madonna Povertà. Fu proprio a Gubbio che divenne il Poverello. A Gubbio, esattamente nel luogo dove un tempo si trovava la casa di Federico Spadalonga e dove adesso sorgono la Chiesa e il convento di San Francesco, nacque il francescanesimo. In nessun altro luogo se non lì”.
Farneti ha pubblicato libri e racconti in cui ha spaziato tra vari argomenti e soprattutto latrilogia ucronica sull’Occidente che ha avuto successo. L’ucronia, una parola ancora poco diffusa: “Oggi vengo considerato dalla critica letteraria come il maggior scrittore di ucronia o storia alternativa o allostoria, in Italia. Il mio primo romanzo, ‘Occidente’, fu recensito a suo tempo da The Times di Londra e da Le Monde Diplomatique. L’ucronia è molto importante per la comprensione della storia, perché attraverso ipotesi alternative può meglio mettere a fuoco determinati scenari politici, economici e bellici. Mio padre, che era un famoso antiquario, mi insegnò che per comprendere se un pittore sapeva dipingere, bisognava capovolgere il quadro. Solo in quel modo sarebbero venute fuori le eventuali magagne, perché il nostro cervello tende a correggere gli errori e nasconderli alla mente. Se si capovolge la prospettiva esso perde questa capacità. Lo stesso può valere nel campo della ricerca storica. La divergenza storica può aiutare a mettere meglio a fuoco i reali accadimenti, prospettandone di alternativi. L’ucronia è molto importante per la comprensione della storia, perché attraverso ipotesi alternative può meglio mettere a fuoco determinati scenari politici, economici e bellici. Mio padre, che era un famoso antiquario, mi insegnò che per comprendere se un pittore sapeva dipingere, bisognava capovolgere il quadro”.
Il libro più amato: “Certamente ‘Occidente’, il mio primo romanzo, uscito nel 2001 che fu un caso letterario, ma anche il romanzo breve ‘Il Fondatore’, edito oltre che in italiano, in lingua inglese con la prefazione della professoressa Katarzyna Marciniak, italianista dell’Università di Varsavia”.
L’esordio nella narrativa: “È avvenuto alla fine degli anni Ottanta quando partecipai al ‘Premio Tolkien ‘e mi classificai tra i finalisti con un racconto. Fu in quell’occasione che conobbi il collega Gianfranco De Turris, il massimo critico in Italia dell’opera di Tolkien, col quale nacque una profonda amicizia che dura tutt’oggi”.
Il futuro: “Sto lavorando a un thriller, che è quasi ultimato, con il collega Euro Grilli, che peraltro è anche mio cugino, sulla Madonna del Melograno, il quadro rubato a Gubbio nel 1979 e recentemente recuperato dai Carabinieri; poi alla riedizione del saggio pubblicato sui Ceri nel 1994 con l’amico fraterno professor Vincenzo Ambrogi; quindi, sempre con Ambrogi, a un lungo articolo sui Ceri di Gubbio che uscirà il mese prossimo, nel quale proponiamo una ipotesi rivoluzionaria circa l’origine dei Ceri stessi. Sullo sfondo c’è anche un altro thriller più complesso al quale sto lavorando da un anno ed è incentrato sulla piramide di Gubbio. Adesso non chiedermi della piramide, perché per quella servirebbe un’intervista a parte. Sto inoltre allestendo una biblioteca con i circa duemila libri che ho collezionato nella mia vita. Avrà sede nei locali di una palazzina trecentesca a Gubbio e potranno accedervi tutti i miei amici. Si chiamerà ‘Biblioteca d’Occidente'”.

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