Ce l’ha fatta a tornare a casa dalla Spagna, riabbracciando ieri sera i suoi dopo due mesi. Non ne poteva più dell’inferno spagnolo scoppiato con la pandemia, e ha fatto l’impossibile per rientrare pur affrontando un viaggio della speranza pieno di incognite e problemi. La ventunenne studentessa eugubina dell’università di Siena ha vissuto un incubo nei giorni dell’emergenza crescente, passando le giornate a contattare assieme ai familiari l’ateneo, l’unità di crisi del ministero degli Esteri e l’ambasciata d’Italia a Madrid. Raffica di email per ricevere solo risposte di circostanze, molto evasive senza offrire soluzioni concrete né la benché minima assistenza, nonostante le continue rassicurazioni governative sul sostegno per favorire il rientro degli italiani dall’estero. L’Erasmus si era trasformato per lei in una via Crucis, dimenticando di colpo le prime settimane passate a studiare nell’università in Galizia, nel nord-ovest spagnolo, con tanto di viaggi d’istruzione in altre città iberiche fino in Portogallo.
PRIMA LA FAVOLA. All’inizio era tutto bellissimo, poi le prima notizie inquietanti dall’Italia e i casi scoppiati in Spagna nel caos ogni giorno più ingestibile. La giovane ha studiato col computer da quando la sede universitaria spagnola ha chiuso i battenti per l’emergenza, facendo gli spostamenti minimi d’intesa con le ragazze che condividevano l’appartamento, mentre cercava il modo di tornare in Italia. La ricerca di una soluzione si è concretizzata negli ultimi quattro giorni, con la possibilità di prenotare on line un volo da Madrid per Roma dovendo al contempo organizzare il contestuale trasferimento dalla Galizia, ovvero come affrontare seicento chilometri per raggiungere lo scalo madrileno. Con i voli interni bloccati, la ragazza ha scelto il treno prenotando il biglietto on line.
L’INCUBO. Tutto tranquillo? Macché. Ieri mattina alla stazione la brutta sorpresa di trovare i treni sospesi e dunque la necessità di ricorrere a un mezzo privato per raggiungere in tutta fretta Madrid per non perdere l’aereo, trovando poi a Fiumicino chi l’ha riportata a Gubbio. Una giornata lunga, interminabile, passata a trepidare e anche a piangere nel timore di non farcela. Lo sfogo con i familiari e gli amici sull’uscio di casa prima di mettersi in quarantena come prevedono le disposizioni sanitarie, avendo comunque seguito tutti i consigli su come affrontare al meglio il viaggio per cautelarsi.
SICUREZZA E RIVALSA. I genitori appena rientrata hanno avvertito l’Usl mettendo in essere scrupolosamente le misure previste, senza mai entrare in contatto diretto. Dovrà essere così per due settimane. Tanto basta per ritrovare la tranquillità messa a dura prova dalla paura e dallo stress. I familiari non nascondono la delusione e l’arrabbiatura per non aver ricevuto alcuna assistenza dalle istituzioni, né scolastiche e men che meno governative, senza escludere iniziative forti quando tutto questo sarà finito.
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