Reperti nel cantiere per la riqualificazione di piazza Quaranta Martiri. I lavori in corso per la nuova pavimentazione della piazza di accesso alla città, nel tratto sul lato della farmacia comunale, hanno riportato alla luce quello che rimane delle fondamenta dell’antica chiesa di Santa Croce del Mercato.
L’edificio era posizionato all’imbocco della stretta e antica via del Mercato o della Dogana, l’odierna via Cavour, e venne abbattuto nel diciannovesimo secolo originando la piazzetta davanti l’ex Inam. La forma della chiesa era pressoché rettangolare, con una facciata che si estendeva oltre l’angolo dell’attuale farmacia per una decina di metri e la facciata posteriore (verso l’ex Inam), stando alle carte all’inizio della demolizione (1823), sembra più stretta, circa nove metri. Il muro che stringe rispetto agli altri – fa notare il ricercatore d’archivio Fabrizio Cece – sembra essere quello oggi visibile lungo la farmacia, mentre gli altri tre erano tra loro abbastanza ortogonali. L’area coperta era di circa 300-320 metri quadrati: corrisponderebbe a quanto riporta il catasto del Ghelli che attribuisce 30 canne di superficie a questo edificio. Se nel 1768 la canna quadra è ancora quella del ‘600 dovrebbe corrispondere a un quadrato di 9×9 piedi, circa 10.70 metri quadri. La strada era larga probabilmente 10 piedi, circa 3,60 metri.
Nel 1310, il nobile monaco avellanita eugubino Ubaldo dei Gabrielli prese parte al processo di Gubbio contro i Templari proprio nel palazzo di questa chiesa. Il 7 ottobre 1823 inizia la demolizione. Dalle memorie del notaio Luigi Lucarelli: «Martedì. Incominciarono oggi a demolire la chiesa delle Bastarde detta di Santa Croce che stava a capo il Mercato in fine del locale delle Bastarde. La demolizione di questa chiesa è stata fatta dalla Congregazione dello Spedale per viste di pubblico ornato, onde ingrandire la strada che sortendo dal Mercato conduce a San Martino, la quale prima per l’esistenza di detta chiesa era eccessivamente ristretta, avendo poco più di tre metri in larghezza ed ora diventarà larga di circa dieci metri, fin dove incomincia l’altra casa dell’Ospedale che abita ora lo speziale Cecchetti (particolare del catasto del Ghelli, anno 1768)». Già ai primi di settembre 2024 erano stati rinvenuti davanti la farmacia dell’ex ospedale, sempre durante i lavori di rifacimento nella vasta area che comprende i giardini grandi, importanti frammenti di pavimentazione di epoca romana con mosaici oltremodo suggestivi, così come nella stessa zona ci sono stati ritrovamenti durante i lavori di riqualificazione del complesso ex ospedaliero nel lato verso viale del Teatro Romano. I lavori rendono la piazza inagibile al transito veicolare ormai da quasi due mesi, con la chiusura verso la rotonda e di via della Repubblica, tra i passaggi pedonali complicati e le ripercussioni negative per le attività commerciali. C’è una corsa contro il tempo in quell’area che è uno snodo cruciale della corsa dei Ceri il 15 maggio: è impensabile che per il periodo ceraiolo non sia resa agibile ai protagonisti della festa, oltre a chi la segue.
Si fa un gran parlare, intanto, del futuro della piazza quando sarà ultimata. I LeD (Liberi e Democratici) hanno presentato, con il consigliere comunale Simona Minelli, un ordine del giorno con il quale chiede al sindaco Vittorio Fiorucci e alla giunta di impegnarsi per la pedonalizzazione “destinando una parte significativa a uso esclusivamente pedonale”. Questo era stato prospettato dai LeD quando governavano la città, prima della sconfitta elettorale di giugno 2024, con l’insurrezione prospettata dalle attività commerciali nel timore di una desertificazione e il rischio della chiusura. Critici anche i residenti per le difficoltà di accesso e la carenza di parcheggi, che peraltro sono indisponibili da lunghi mesi con problematiche per trovare posti e muoversi, ricordando le furibonde polemiche quando l’operazione finanziata con cinque milioni di fondi del Pnrr è stata varata tra le accuse sulla mancata fase di partecipazione preventiva. Adesso i LeD invitano la Giunta Fiorucci “a coinvolgere cittadini, associazioni e categorie economiche in un processo partecipativo per definire le modalità della pedonalizzazione, assicurando una pianificazione condivisa”. Invitano a garantire anche “il pieno coinvolgimento dell’Ancsa (Associazione centri storico artistici) e degli urbanisti nelle scelte future sulla piazza”.
Che problema c’è, i commercianti stiano tranquilli, i LED si bucineranno e passeranno di tasca propria i ristori per coprire le perdite annuali delle attività economiche.