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Qualcosa non va se i comunisti atei (specie se anche un po’ fascisti) tirano Bergoglio per la tonaca facendone un politico

Se ne sentono e leggono tantissime in queste ore, dopo la morte di Jorge Mario Bergoglio. Dirette televisive fiume per ripetere all’infinito le stesse cose, cercando i “coristi” più adatti e di maniera per stare nel solco del pensiero unico. Sorprendono certi commenti e il commiato di taluni, specialmente politici di consumato mestiere (compresa qualche spada di Damocle sulla testa), che si lanciano in giudizi e investiture che nulla hanno a che vedere con la religione e in particolare con la Dottrina della Fede cattolica.

Qualcosa non va soprattutto se i comunisti atei, specialmente un po’ fascisti nella forma e nella sostanza, tirano Bergoglio per la tonaca facendone un politico, cioè prendendone le parti che fanno comodo per rimarcarne le distanze sulla sostanza della Fede semplicemente perché non credono e non hanno valori né morale.

Bergoglio non può aver lasciato questa terra soddisfatto di aver ricevuto questo tipo di tributo. Non ha senso e non è nello spirito della missione che un papa, un cardinale, un vescovo, un sacerdote devono compiere. Portare la parola di Dio, portare l’uomo sulla via della Salvezza, convertire: questo è il senso del cattolicesimo, non immaginarlo come un politico qualunque (peraltro visto il livello bassissimo nazionale ma anche nelle singole piccole realtà) dedito al welfare, all’immigrazione (peraltro escluso il Vaticano), alle attività militari, alle varie ed eventuali.

Il politico che parla di un Papa senza tenere conto della matrice e radice cattolica è come una pornostar presidente di un congresso di vergini. Che poi, nel caso dei politici, talvolta certe cose un po’ zozzone coincidono.

L’ipocrisia, l’essere falsi più dei soldi del Monopoli, può rivelarsi anche in un semplice omaggio a un defunto. Specie se non si varca neanche il portone di una chiesa per provare a chiedere perdono.