La sezione di Gubbio di Salviamo il paesaggio torna con una nota durissima sulla vicenda dei lavori in piazza Quaranta Martiri.
“Scavate trincee, sradicati cordoli in pietra, tagliate radici secolari, eretti recinti metallici intorno gli alberi. Cumuli di macerie ovunque nei giardini ottocenteschi di Gubbio. Un campo di battaglia. Una guerra che ha come nemico la nostra stessa storia. Siamo felici che da qualche parte si stiano finalmente levando voci per la salvaguardia dei nostri preziosi alberi secolari, ma ci preme puntualizzare qualcosa riguardo ai nostri giardini storici. Non si tratta solamente di verde pubblico, si tratta anche di verde privato, privatissimo e insieme collettivo. Si tratta della storia di ognuno di noi. Da bambini ci arrampicavamo, tutti, da generazioni, sui bordi della fontana, tenuti da braccia apprensive, la ghiaia bianca frenava con la sua musicalità le nostre impacciate corse nell’apertura della caccia al piccione; nel periodo della fioritura delle bacche bianche dei cespugli che contornavano il perimetro del giardino grande ne facevamo incetta per divertirci a schiacciarle fra le dita. La montagnola ci accoglieva nella nostra ansia di avventura, correndo giù in bicicletta dalla sommità che ci sembrava altissima. Cresciuti, giocavamo a filetto sulle panchine di pietra spugna, disegnandone i contorni con il verde di una manciata d’erba. Nei giorni dei Ceri, a metà giornata, ci sdraiavamo accaldati sui prati del giardino, all‘ombra degli alti alberi, addentando un panino o una fetta di ciambellotto. Quanti amori, quante delusioni, quante pene ci siamo confessate fra amici-amiche, quanti canti, la notte, con le chitarre, sui gradini del monumento, e le passeggiate con i nostri cani, e quelle più incerte e lente fatte per accompagnare i nostri genitori anziani, o i nostri nonni, che su quelle panchine di pietra spugna hanno giocato a briscola e a scopa. Ogni panchina, ogni vialetto per noi ha una storia, che è la nostra personale e quella di tutti. Perché, per quale depravazione toglierci adesso i ricordi, la memoria, le nostre immagini più intime? Dietro ai giardini di piazza Quaranta Martiri, oltre agli alberi bellissimi, alla necessaria difesa di presidi indispensabili come gli alberi per difenderci dal riscaldamento climatico, all’architettura delicata, al paesaggio che fa parte di ogni eugubino, c’è anche una lunghissima storia d’amore. Non la distruggete. Salvate i nostri giardini”.
La Giunta Fiorucci tace e non ha per ora assunto alcuna decisione. A difendere questa causa del progetto di piazza Quaranta Martiri ci sono i LeD, con il coordinatore Valerio Piergentili, ex assessore ai Lavori pubblici con Stirati, e i Socialisti famosi soprattutto per andare a rimorchio nella coalizione di sinistra.
La distruzione dei ricordi è cominciata con la trasformazione dell’area aperta del seminario, dei campi da calcetto e da pallacanestro nonché palestra all’aperto delle scuole elementari e medie del quartiere di San Martino trasformati in parcheggio, continuata con la rimozione dei “puntoni” che erano intorno alla fontana del bargello, proseguita con la “ristrutturazione” dei giardini piccoli e si concluderà con la “modernizzazione” dei giardini grandi, da un vecchio testo riguardante il 27 gennaio 1384 sembra di capire che la “montagnola” era in realtà un patibolo o la base di esso, bisognerebbe accertare se il riferimento è giusto e magari il nostro pregiatissimo storico Fabrizio Cece potrebbe illuminarci in merito, magari abbiamo un’atra attrazione storica e nemmeno lo sappiamo, forse esercitò su di esso anche il famosissimo boia papale “Mastro Titta”, che ci fece l’onore della sua presenza in più di una volta, che bel cartello esplicativo farebbe la gioia del turista in cerca di amenità medievali e successive, come era in uso fra i nostri anziani “non bisogna buttare niente che potrebbe servire ancora”. Segnalate i ricordi che sono stati distrutti nei vari quartieri eugubini. Saluti a tutti.