Educazione ai sani comportamenti e alla buona crescita scongiurando fenomeni come il bullismo. Si parte da piccoli, perciò al terzo Circolo Didattico San Martino hanno voluto chiamare a raccolta alunni e genitori con gli insegnanti per condividere l’incontro «Dire basta è un diritto di tutti», promosso dal dirigente scolastico Luigina Dongiovanni nella palestra della scuola primaria di Padule con l’intervento dei carabinieri di Gubbio.
Sono scesi in campo gli alunni: le quinte classi A e B di Padule hanno portato i cartelloni con una storia sul bullismo; le quinte A e B di Madonna del Ponte in un cartellone hanno raccontato la vicenda personale di Caterina Picchio, la prima vittima riconosciuta del cyberbullismo che si tolse la vita nel gennaio 2013 (gli studenti si sono presentati con una X sulle labbra con nastro adesivo azzurro, il colore identificativo della lotta a bullismo e cyberbullismo); la quinta A di San Martino ha scritto e cantato una canzone sulle note di Hanno ucciso l’uomo ragno degli 883: la terza B di San Martino ha illustrato il cyberbullismo rappresentando i sette super errori del web nel progetto Generazioni connesse.
Ha ispirato la tematica dell’incontro il movimento MaBasta, nato per iniziativa di Mirko Cazzato, uno studente dell’istituto leccese Galilei Costa, città di origine della professoressa Dongiovanni.
Il maresciallo Graziano Iannello e il vicebrigadiere Alessandro Villan hanno presentato tramite slide l’origine, le situazioni e i comportamenti del bullo e della vittima, arrivando al cyberbullismo e fino ai modi per chiedere aiuto rivolgendosi al 112 in caso di emergenza o al 114 di emergenza infanzia.
Gli atteggiamenti prevaricatori mischiati all’uso dei social e di tutti gli strumenti di comunicazione moderna, creano un mix che aggrava ulteriormente le conseguenze delle condotte del bullo. Con internet infatti ogni insulto può diventare potenzialmente di dominio pubblico con il rischio di una diffusione incontrollata. Hanno proposto una serie di interrogativi agli studenti per far sì che loro, per primi, prendano coscienza di queste tematiche. Per aiutare i figli, i genitori devono spronarsi a esprimere le emozioni senza paura, manifestando comprensione ed empatia, mentre ai giovani invece i carabinieri consigliano di non vergognarsi per ciò che gli accade, in quanto chiedere aiuto non significa essere un debole ma è il primo passo per risolvere la situazione. Infine, ai docenti consigliano di organizzare attività di gruppo dove gli alunni possono apprendere ad esprimere, riconoscere e gestire le emozioni, ricordando che l’atto di bullismo non si esprime con la singola condotta di prepotenza, ma si costruisce nel tempo confermando i ruoli di vittima, bullo e spettatore.
L’insegnante Federica Edera, referente della scuola per il bullismo e cyberbullismo, ha presentato il regolamento di cui si è dotato il terzo circolo didattico, specificando le fasi di osservazione e di azione contro ogni eventuale atto di bullismo all’interno di una classe.
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