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Trust, Orfeo Goracci è prescritto. L’ex sindaco non ha rinunciato alla prescrizione ed esce dal processo

Orfeo Goracci

Orfeo Goracci è uscito dal processo Trust. Il presidente del tribunale di Perugia, Mariella Roberti, ha sentenziato il 16 dicembre scorso di non doversi procedere nei confronti dell’ex sindaco per la prescrizione dei reati andati prescritti, vedi associazione per delinquere, concussione e tentata concussione, e assoluzione perché l’abuso d’ufficio non è più previsto dalla legge come reato. Goracci non ha rinunciato alla prescrizione e questo ha portato a un pronunciamento scontato, non nel merito delle accuse mosse e i reati contestati, come aveva richiesto nella seduta precedente del 12 novembre. Esce dal processo per prescrizione anche l’ex funzionario comunale Umberto Baccarini, oggi in pensione, che aveva una posizione minoritaria nel processo.

Si è arrivati alla sentenza dopo circa un’ora tra le conclusioni degli avvocati della difesa e delle parti civili e mezz’ora di camera di consiglio. Il giudice aveva annunciato a novembre la decisione di procedere all’emissione della sentenza sulla base di quanto disposto dall’articolo 129 del Codice di procedura penale, che ha tenuto conto dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio per quanto già stabilito dal Decreto legge numero 76 del 16 luglio 2020 varato dall’allora governo Conte con Movimento 5 Stelle e Lega, prima ancora dell’ulteriore riforma Nordio approvata nei mesi scorsi dal centrodestra a guida Meloni. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Mario Formisano, aveva sempre a novembre presentato le sue conclusioni chiedendo il proscioglimento per tutti gli imputati per gli abusi d’ufficio contestati e già falcidiati dalla riforma del 2020. Aveva inoltre chiesto il proscioglimento di Goracci e Baccarini per prescrizione, mentre le difese dei due avevano indicato di poter concludere all’udienza del 16 dicembre ritenendo che vi fosse spazio per un proscioglimento nel merito per tutti i reati contestati ai rispettivi assistiti, che di fatto non c’è stato.

Goracci fino all’ultimo avrebbe potuto rinunciare alla prescrizione e cercare nel percorso processuale completo di primo grado, con eventuale ricorso in appello e Cassazione, una pronuncia nel merito, anche per rispondere alle parti civili e agli antagonisti politici rispetto alla formazione politico-ideologica che per i comunisti, di cui l’ex sindaco rivendica da sempre l’appartenenza, si traduce nella formula “la prescrizione non è assoluzione” espressa tante volte in occasione di altri processi. Il processo Trust, invece, va avanti, avendo rinunciato alla prescrizione, per l’ex vicesindaco poi sindaco traghettatore Maria Cristina Ercoli, gli ex assessori Lucio Panfili e Graziano Cappannelli, i dipendenti comunali Lucia Cecili e Nadia Ercoli, e l’ex segretario generale Paolo Cristiano, che vedrà il suo esame in tribunale il prossimo 6 marzo. Gli imputati che hanno rinunciato alla prescrizione non troveranno il giudice Roberti che il 26 dicembre compirà settant’anni e lascerà il tribunale per raggiunti limiti di età.

L’ex sindaco aveva fatto capire le intenzioni, aprendo la strada della prescrizione, il 25 ottobre 2022 quando il legale di fiducia Franco Libori aveva annunciato che il suo assistito avrebbe beneficiato della facoltà. L’ex sindaco in aula non aveva mai ribadito lui stesso, come prevede la norma, quanto anticipato da Libori per poi comunque accedervi. Il processo Trust è cominciato il 10 febbraio 2015, dopo gli arresti del 14 febbraio 2012, con una lista iniziale di 200 testimoni all’epoca chiamati da accusa (pubblici ministeri Antonella Duchini e Mario Formisano) e difese (avvocati Laura Modena di parte civile, Ubaldo Minelli, Marco Brusco, Mario Monacelli, Franco Libori, Marco Marchetti). Il 17 aprile 2014 era arrivato il rinvio a giudizio per l’allora consigliere regionale Goracci e per gli altri sette coinvolti nella vicenda che ha fatto tremare le mura del Comune e che portò a ribattezzare Goracci lo zar. Le accuse più gravi erano per Goracci l’associazione a delinquere: secondo il giudice Luca Semeraro avrebbe fatto in modo che il lavoro svolto all’interno del Comune potesse favorire interessi privati e da qui le accuse, a vario titolo verso lui e quello che definitiva il suo gruppo, di concussione, tentata concussione, minacce, falso e abuso d’ufficio. In questa vicenda c’è stato il patteggiamento a 16 mesi di reclusione (pena sospesa) dell’ex assessore Marino Cernicchi.