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Un papato del pensiero unico, non tutti partecipano al coro delle banalità. Le riflessioni di Mel Gibson, teologi e vaticanisti

Il popolare attore Mel Gibson

Chi pensa che le critiche a Bergoglio siano appannaggio di pochi fanatici marginali commette un errore clamoroso. Le voci del dissenso, infatti, non sono uniformi né ideologicamente compatte: provengono da mondi culturali anche molto distanti tra loro, da sensibilità teologiche diverse, da ambiti laici e religiosi, accademici e popolari. Alcuni pongono questioni canoniche, altri dottrinali, altri ancora filosofiche o antropologiche. Alcuni chiedono chiarezza sull’elezione; altri denunciano ambiguità teologiche; altri ancora vedono in Bergoglio il culmine di una decadenza postconciliare iniziata decenni prima.

Questo mosaico non è debolezza: è segno di vitalità. È la prova che la coscienza cattolica – e non solo – è viva, e che non tutto il sistema è asservito al racconto ufficiale, fondato su emozione, mediaticità e consenso.

È bene dirlo senza mezzi termini: la vera cultura non è l’emotività televisiva, né la superficialità con cui certa stampa tratta la Chiesa, come se fosse uno spettacolo da talk show o da prima serata. La vera cultura è fatta di studio, di documenti, di fonti, di discernimento. E chi la esercita oggi, spesso lo fa a caro prezzo.

Lo sappiamo bene in realtà come Gubbio, città antica e bellissima, ma dove la discussione ecclesiale è spesso prigioniera del conformismo, a volte anche di interessi di parte, di chi deve difendere il proprio stipendio “curiale”, e dove il dissenso viene guardato con sospetto, se non con fastidio. In questi ambienti, l’intellettuale critico viene isolato, e ogni riflessione profonda è percepita come una minaccia all’equilibrio precostituito. Ma è proprio qui che serve più cultura, più analisi, più libertà interiore. Non la ciarlataneria da blog, non le reazioni istintive da curva o da salotto, ma la forza tranquilla di chi conosce la dottrina e ama davvero la Chiesa.

Ecco una panoramica di alcune delle più prestigiose voci di dissenso che si sono levate con autorevolezza e competenza in questi dodici anni di guida bergogliana della Chiesa. Intellettuali, giornalisti, ecclesiastici e pensatori che, ciascuno dal proprio ambito, hanno saputo leggere la crisi con lucidità e coraggio, sfidando l’omologazione e l’oscuramento sistematico del pensiero critico.

Mel Gibson, questo pontificato ha portato confusione

Il popolare attore ha detto: “La morte di ogni uomo dovrebbe suscitare riflessione. Papa Francesco è andato incontro al Giudice di tutti. Non pretenderò che abbiamo percorso la stessa strada: il suo pontificato ha portato confusione dove ci sarebbe dovuta essere chiarezza, compromesso dove ci sarebbe dovuto essere coraggio. Ha abbracciato un mondo moderno che deride Cristo, e così facendo, molte anime sono state sviate. Ma solo Dio vede il cuore. Solo Lui pesa l’anima. Quindi prego: che gli sia mostrata misericordia. Che la verità da lui oscurata in vita possa ora risplendere chiaramente per coloro che sono ancora qui. E che la Chiesa, sebbene ferita, possa ritrovare la via verso la Croce, verso la Tradizione, verso la Verità. Requiem aeternam dona ei, Domine”.

Antonio Socci, il primo a rompere il silenzio

Nel 2014, Antonio Socci pubblica Non è Francesco. È il primo intellettuale italiano di peso a denunciare pubblicamente le follie dottrinali di Bergoglio e a sollevare dubbi sulle presunte irregolarità del conclave che lo avrebbe eletto. Un libro scomodo, argomentato, mai smentito. Bergoglio stesso, in una lettera, gli scrisse che “le critiche fanno bene”. Una frase oggi dimenticata proprio dai suoi più fanatici sostenitori.

Marco Tosatti, il vaticanista controcorrente

Con il blog Stilum Curiae, Tosatti ha dato voce a ecclesiastici e studiosi silenziati dal sistema. Ha denunciato l’ambiguità dottrinale di Amoris Laetitia, ha collaborato alla pubblicazione del memorandum di mons. Viganò contro il silenzio sugli abusi, ha seguito da vicino ogni scandalo e scisma interno alla Chiesa, sempre con equilibrio e rigore.

Massimo Viglione, il dubbio sulla legittimità

Storico della civiltà cristiana, Viglione ha firmato il libro Habemus Papam? in cui analizza criticamente l’abdicazione di Benedetto XVI e l’elezione di Bergoglio, aprendo alla possibilità di una sede vacante de facto. Scrive: “Questo non è un libro sedevacantista, ma un’indagine doverosa per chi ama la Chiesa e vede nel caos attuale il frutto di una rottura profonda”. Non si tratta di conclusioni definitive, ma di domande serie, poste con coraggio e metodo.

Martino Mora, il filosofo contro il pensiero unico

Studioso indipendente e pensatore critico, ha smascherato l’ideologia del “nuovo umanesimo bergogliano”, svuotato di trascendenza e ridotto a filantropia sociale. Mora denuncia anche l’ambiguità verso la teoria gender, l’ambientalismo gnostico e le derive culturali che vedono nella “fratellanza globale” un surrogato religioso.

Aldo Maria Valli, il giornalista che ha lasciato la RAI

Ex vaticanista del TG1, ha scelto di uscire dal coro e creare Duc in altum, un blog dove raccoglie voci ignorate dal sistema mediatico. Ha criticato la “papolatria” moderna, ha definito il pontificato di Bergoglio “rovinoso”, ha documentato con precisione la crisi dell’autorità nella Chiesa e l’abbandono della chiarezza dottrinale.

Radio Spada, il bastione culturale della Tradizione

Il collettivo editoriale Radio Spada ha denunciato il modernismo ecclesiale, la demolizione della liturgia tradizionale, la distorsione dei testi conciliari. Ha pubblicato opere come Deporre il Papa? e Golpe nella Chiesa, che mettono a nudo la rivoluzione in atto, con fonti precise e spirito controrivoluzionario.

Monsignor Carlo Maria Viganò, la voce profetica e radicale

Il suo Testimonium del 2018 ha scosso il mondo: Viganò ha accusato Bergoglio di aver coperto McCarrick, di aver promosso uomini corrotti, di aver guidato una falsa chiesa gnostica. In testi successivi ha parlato apertamente di apostasia, scisma e colpo di Stato spirituale. La sua voce, oggi scomunicata, resta un riferimento per migliaia di cattolici.

Andrea Cionci, l’ipotesi del Codice Ratzinger

Giornalista e saggista, Cionci ha lanciato un’indagine provocatoria: secondo lui, la rinuncia di Benedetto XVI sarebbe invalida, redatta in “codice” per lasciare un messaggio ai posteri. Ha pubblicato Codice Ratzinger, dove interpreta gli scritti e le omissioni di Ratzinger come segnali di una rinuncia non canonicamente perfetta. Una tesi discussa, ma molto seguita.

Don Alessandro Maria Minutella, la ribellione integrale

Sacerdote palermitano, scomunicato dal Vaticano, ma seguito da migliaia di fedeli, ha denunciato l’eresia manifesta del pontificato bergogliano, dichiarando invalida l’elezione e celebrando esclusivamente la Messa tridentina. È figura divisiva, ma profondamente radicata nella tradizione e nella visione apocalittica della crisi ecclesiale.

Diego Fusaro, il filosofo marxista che critica Bergoglio

Non è un cattolico tradizionalista, ma un pensatore critico che ha accusato Bergoglio di globalismo spirituale, di svendita della Chiesa al potere finanziario, di trasformazione del cristianesimo in ONG ideologica. La sua lettura, da sinistra filosofica, offre uno sguardo parallelo e indipendente.

Umberto Galimberti, il laico che vede l’errore antropologico

Filosofo di fama, Galimberti ha dichiarato: “Bergoglio ha trasformato la religione in etica civile”. Per Galimberti, la perdita del senso del sacro è ciò che ha ridotto la Chiesa a organizzazione morale, perdendo ogni orizzonte spirituale. Una critica laica, ma centrata.

Piergiorgio Odifreddi, il matematico ateo che preferiva Ratzinger

Pur da una prospettiva lontana dalla fede, il logico e divulgatore scientifico Piergiorgio Odifreddi ha espresso una crescente delusione verso Bergoglio, riconoscendo invece in Benedetto XVI un interlocutore di grande levatura. Ha criticato la mancanza di coerenza tra annunci e riforme, l’uso dell’immagine mediatica, e la debolezza delle prese di posizione morali e dottrinali.

Tommaso Minniti, l’attore che ha denunciato il crollo del linguaggio sacro

Attore e regista, Tommaso Minniti ha espresso un dissenso netto nei confronti del pontificato di Bergoglio, soprattutto per lo svuotamento del linguaggio liturgico e teologico. In un post pubblicato poche ore dopo la morte di Francesco, ha definito il suo stile comunicativo un “impensabile magistero da periferia”, elencando alcune delle frasi più discusse: “Ricorderemo per molti minuti ancora (poi la cenere coprirà tutto) quell’impensabile magistero da periferia: ‘Fratelli e sorelle buonasera’ ‘Ci rivedremo all’inferno’ ‘E non ci abbandonare alla tentazione’ ‘Gesù fa un po’ lo scemo’ ‘Nella Trinità le persone baruffano a porte chiuse’ ‘Maria è una donna di strada!’ ‘La passione è il fallimento di Dio’ ‘Il vaccino è un atto d’amore’‘La signora coi fiori gialli è brava’
‘Grazie a tutti e buona giornata’” Una testimonianza amara ma efficace, che evidenzia il disagio crescente verso uno stile pastorale percepito da molti come banalizzazione del mistero.

Il dissenso è un dovere quando la verità è tradita

In un tempo di conformismo clericale e obbedienza cieca, la critica è un atto d’amore per la verità. Le voci qui raccolte – pur diverse – condividono una certezza: la fede non si misura col consenso, ma con la fedeltà. E chi oggi ha il coraggio di parlare, anche tra le macerie, mantiene viva la luce della Tradizione. Non tutto il sistema è asservito. E la battaglia per la vera Chiesa è appena cominciata.