Il caso Vignoli tiene banco. La frazione colpita nel 2013 da un dissesto idrogeologico causato dal maltempo vede ormai da anni le famiglie residenti infuriate per la piega che ha preso la storia tra uno stanziamento per sanare tutto prima deciso e poi ritirato nell’asse tra Comune e Regione.
L’Amministrazione Comunale ha deciso di replicare alla posizione dei residenti che hanno espresso preoccupazioni e critiche sul destino delle abitazioni da demolire. “Le famiglie coinvolte, assistite da un legale, hanno richiesto un incontro – spiega il sindaco Filippo Mario Stirati – con gli uffici tecnici del Comune, finalizzato a sottoscrivere un accordo tra le parti per risolvere bonariamente la vicenda. L’incontro è stato chiesto dopo che, d’intesa anche con la Regione Umbria, ci si era orientati verso l’unica soluzione progettuale possibile al momento, che prevedeva la delocalizzazione degli immobili danneggiati su lotti edificabili già urbanizzati, nonché l’attivazione, da parte dei proprietari, delle operazioni necessarie per accedere ai benefici di recupero fiscale del 110 per cento e di Ecobonus, finalizzate alla ricostruzione dei suddetti immobili”.
Stirati ricostruisce i passaggi: con deliberazione numero 981 del 20 ottobre 2021, la Giunta Regionale dell’Umbria ha tra l’altro deciso di assegnare al Comune 520mila euro. Dall’evento franoso e fino all’assegnazione di fondi avvenuta nel 2021 non ci sono stati stanziamenti assegnati e poi revocati. Gli accordi tra il Comune e i proprietari interessati sono stati sottoscritti nei mesi di novembre e dicembre 2021 e prevedevano tra l’altro da parte dei proprietari la disponibilità alla delocalizzazione, l’individuazione del lotto edificabile per la ricostruzione, l’intenzione di avvalersi dei benefici di recupero fiscale del 110 per cento e di Ecobonus esclusivamente per la ricostruzione degli edifici danneggiati, l’esecuzione degli interventi di demolizione degli edifici da delocalizzazione entro il 31 maggio 2022.
L’accordo sottoscritto prevedeva inoltre la cessione gratuita al Comune, entro settembre 2022 e previo aggiornamento catastale, dell’area di sedime degli edifici demoliti, nonché le aree agricole limitrofe e gli annessi indicati nell’atto stesso. Lo stesso accordo prevedeva l’autorizzazione al Comune all’esecuzione dei lavori di risanamento ambientale e di manutenzione dell’area ceduta gratuitamente, nonché la fidejussione a favore del Comune per la somma derivante dalle spese per l’acquisto del lotto, le spese notarili e il costo di demolizione. Nella stessa comune sottoscrizione si prevedeva l’impegno a siglare un contratto di comodato d’uso gratuito ventennale per la gestione e l’uso dei terreni ceduti gratuitamente al Comune, con l’obbligo della manutenzione degli immobili e a non eseguire nessun tipo di opera o coltivazione che potesse arrecare danno alla frana.
Gli stessi accordi siglati prevedevano, da parte del Comune, l’acquisto dei lotti edificabili, il rimborso del costo di demolizione fino a un massimo complessivo di 80mila euro, l’esecuzione dei lavori di risanamento ambientale e di manutenzione dell’area ceduta gratuitamente al Comune, nonché l’impegno a sottoscrivere un contratto di comodato d’uso gratuito ventennale per la gestione e l’uso dei terreni ceduti gratuitamente al Comune e il pagamento delle spese notarili. A oggi – evidenzia Stirati – una delle tre famiglie ha regolarmente ottemperato a quanto stabilito, e per le altre due famiglie è stata disposta, su richiesta delle stesse, una proroga al 31 marzo 2023 per l’esecuzione degli interventi di demolizione degli edifici danneggiati e al 30 aprile 2023 per la cessione delle aree e degli immobili di cui sopra.
I terreni comunali non distanti dalla frana, individuati inizialmente per una possibile ricostruzione degli edifici da delocalizzare, non sono ancora urbanizzati. La tipologia di finanziamenti disponibili e i tempi ristretti per poter accedere ai benefici di recupero fiscale del 110 per cento e di Ecobonus hanno pertanto portato all’unica soluzione possibile, concordata tra la Regione, Comune e proprietari, che prevedeva la delocalizzazione degli immobili danneggiati su lotti edificabili già urbanizzati, con opere di urbanizzazione collaudate, al momento reperibili sul mercato e scelti dai proprietari stessi.
La convenzione – osserva il sindaco – è stata sostanzialmente predisposta dal legale di fiducia nominato dai proprietari degli edifici danneggiati, in nome e per conto dei proprietari stessi e condivisa con il Comune. Dopo numerosi incontri si è addivenuti alla stesura finale, poi sottoscritta presso il Comune. I proprietari si sono impegnati a prestare fidejussione a favore del Comune di Gubbio per la somma derivante dalle spese per l’acquisto dei lotti, spese notarili, compresi gli oneri e dal costo di demolizione, svincolata all’avvenuta cessione formale delle aree. Il Comune ha regolarmente adempiuto a quanto concordato, acquistando i lotti edificabili e pagando le spese notarili, ma si è trovato impossibilitato a rimborsare i costi di demolizione alle due famiglie che non hanno ottemperato a quanto stabilito, non riuscendo tra l’altro a terminare i lavori di risanamento ambientale dell’area interessata da movimento franoso.
L’atto di separazione dei beni si è reso necessario esclusivamente perché gli edifici oggetto di demolizione erano classificati come bene personale dei singoli proprietari e il lotto edificabile acquistato dal Comune con l’impegno di cederlo agli stessi proprietari doveva possedere gli stessi requisiti. Il Comune – aggiunge – non ha tratto nessun beneficio dalla separazione dei beni, la convenzione per la separazione è stata letta dal notaio rogante davanti agli interessati e a due testimoni, e non ci sono state resistenze o disaccordi di alcun tipo. Se il notaio avesse avuto anche solo il minimo dubbio rispetto al fatto che gli interessati non fossero in accordo, non avrebbe proceduto con la stipula. Il Comune provvederà a fornire i documenti richiesti: si tratta semplicemente dei verbali redatti su richiesta dei proprietari stessi durante le riunioni tenutesi nel mese di agosto e ottobre presso il Comune, pertanto le famiglie sono perfettamente a conoscenza del contenuto di tali documenti.
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