La Corte d’Appello di Perugia, presieduta da Paolo Micheli, ha confermato la sentenza, con addebito di tutte le spese legali e una reprimenda per ingiuria nei confronti dell’imputato, di condanna in primo grado l’11 novembre 2019 a due anni e sei mesi, oltre al risarcimento provvisionale di 8.000 euro alla vittima e l’interdizione perpetua o a tempo parziale nei settori pubblici, nei confronti del ventitreenne operaio romeno che nell’ottobre 2017 ha violentato brutalmente un’eugubina allora minorenne, oggi ventenne, alla quale era legato da una precedente relazione sentimentale.
Lui l’aveva invitata a un incontro per chiarirsi, confidando di poter riallacciare quel rapporto, e appartandosi al parco di Coppo sul monte Ingino l’ha dapprima baciata in bocca e sul collo nonostante il suo rifiuto, fino a costringerla a un rapporto sessuale completo mentre lei cercava invano di liberarsi. Si è poi scusato nei giorni seguenti con una serie di messaggi al telefono. Lei preferendo voltare pagina non ha mai pensato di tornare con quel ragazzo, al quale aveva chiesto di non riferire cose sul proprio conto. Lui l’ha convinta con insistenza a rivedersi per chiarirsi e provare a superare i contrasti. Evidentemente però le intenzioni erano altre e la situazione è degenerata.
Quell’incontro è infatti finito nel modo peggiore e le ha lasciato un segno di profonda inquietudine. Non è stato facile assorbire la vicenda e trovare il modo di reagire. Ci ha pensato e non ha rimosso quei momenti da incubi passati in sua compagnia. La ragazza, duramente provata, si è confidata dapprima con due amici e poi con un insegnante che a scuola ha avvertito il preside per arrivare alla decisione di informare la madre e quindi i carabinieri. Una questione d’onore e dignità, non certo una vendetta.
Da qui sono scattati la denuncia, il processo e il ricorso in appello, con l’assistenza legale di Tiziana Zeppa. La ragazza era stata ascoltata durante il primo grado in incidente probatorio, fino alla sentenza di condanna in primo grado, con rito abbreviato come richiesto dall’imputato, emessa nel 2019 sugli elementi portati del pubblico ministero Laura Reale, mentre in appello l’accusa è stata sostenuta dal sostituto procuratore generale Tiziana Cugini.
L’avvocato Ubaldo Minelli, che assiste il giovane e prospetta il ricorso in Cassazione ultimo grado di giudizio, ha sostenuto anche in appello come il rapporto sessuale fosse stato consenziente e che quel loro rapporto non era finito. Proprio questo passaggio è stato rigettato dalla corte d’appello che, in attesa delle motivazioni della sentenza, ha fatto esplicito riferimento a ricostruzioni ingiuriose nei confronti della giovane vittima. Gli sono state confermate le attenuanti generiche “prevalenti sull’aggravante del rapporto sentimentale precedente, per la giovane età e la ridotta intensità del dolo dovuta a superficialità e immaturità”.
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