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Le 5 sentenze di Gubbio-Giana Erminio: Sandreani adesso è un bersaglio facile…

Ha fatto storcere il naso a molti il pari del “Barbetti” contro il Giana, ma al netto di qualche critica “costruttiva” la situazioni in casa rossoblù non appare davvero troppo rassicurante. Ecco le cinque sentenze di Gubbio-Giana Erminio:

1. Tra gli “sport” preferiti degli eugubini ce n’è uno che non passa mai di moda: è il “tiro al bersaglio” all’indirizzo del malcapitato giocatore o allenatore di turno. Capita ad esempio di sentire e di leggere anche critiche inopinate all’indirizzo di Alessandro Sandreani. Bandiera per oltre un decennio, idolo della tifoseria finché ha indossato la fascia di capitano, oggi pronto ad essere “immolato” senza pietà sull’altare dei risultati. Gli viene criticato di tutto: dai cambi a partita in corso (terzino con terzino, attaccante con centrocampista, ecc.) all’atteggiamento “moscio” che tiene in panchina, dalle esternazioni post partita (della serie: “Sempre quelle…”) alle scelte iniziali di formazione. Insomma, per buona parte degli eugubini, quelli che di calcio se ne intendono come nessun altro, Sandreani non può allenare il Gubbio. Ne prendiamo atto, aspettando che il campo li smentisca o dia loro ragione.

2. Detto che non può essere solo e soltanto colpa di Sandreani, il pari con la Giana qualche interrogativo inquietante lo pone. Ma va preso per quello che è, cioè per un risultato che se non si è trasformato in vittoria è perché ancora una volta la scarsa concretezza sottoporta o in fase di finalizzazione ha finito per presentare alla squadra un conto troppo salato. Plescia ha sfruttato l’occasione, ma ripensando alle palle gol avute da Marchi (che non segna su azione da 10 partite…) e Casiraghi, che hanno preso l’esterno della rete come bersaglio anziché la parte interna, si capisce perché questa squadra ha così pochi punti in classifica. Manca il mordente, manca il fiuto del gol, manca la precisione. E questa, è bene che lo sappiano tutti, non può mica essere colpa dell’allenatore. Dieci reti in 12 partite (di cui due su rigore) sono pochi per pensare di starsene qualche gradino più sopra.

3. Dopotutto anche la difesa di tanto in tanto può concedersi qualche sbavatura: l’inchino di Piccinni davanti a Iovine, che lo salta come un birillo andando a scaraventare un mig sotto la traversa (Marchegiani battuto al “Barbetti” dopo 554’: comunque chapeau), a questi livelli non è ammissibile. Peraltro era la prima volta che il Gubbio in casa si ritrovava sotto di un gol, ma la reazione dopo un primo tempo scialbo è arrivata subito, tanto che Plescia ha segnato appena dopo il fischio d’inizio della ripresa. Semmai è mancato il colpo risolutore dopo, benché di tempo e opportunità ce ne sarebbero state a sufficienza.

4. La questione cambi tiene inevitabilmente banco: col risultato di 1-1 e l’inerzia a favore dei rossoblù, la sostituzione di uno spento Tofanari con Paolelli appare abbastanza comprensibile. Quando Plescia ha lasciato il campo a Malaccari, invece, i fischi sono piovuti. Ma l’attaccante era stanco e la mossa di Sandreani è stata quella di alzare Casoli a fare la seconda punta, inserendo un centrocampista più di contenimento per arginare le folate che di tanto in tanto la Giana metteva in atto. A conti fatti, una scelta ragionata e condivisibile. A meno che Sandreani non avesse deciso di inserire anche un’altra punta tra Campagnacci, Battista o De Silvestro, giocandosi un altro cambio (e avendone 5 a disposizione magari avrebbe anche potuto farlo). Casoli in fondo meriterebbe un capitolo a parte: è arrivato in squadra a settembre inoltrato, senza preparazione e con qualche problema che gli si è presentato strada facendo. Non è al meglio ma Sandreani sa quanto vale e quanto può dare. Anche nell’anno della promozione in C1 “Cerrino” ebbe periodi di calo evidente prima di chiudere alla grande ai play-off. In un momento così delicato, davvero rinuncereste a farlo giocare.

5. Il girone B di Serie C è un torneo complesso e complicato, dove è durissima battere l’ultima (a Meda contro il Renate il Gubbio troverà pane per i suoi denti) e altrettanto trovare continuità. La Fermana stesa senza complimenti al “Barbetti” è ancora prima, anche se prima o poi la Ternana, fermata da un’Imolese che in casa non sbaglia un colpo, le farà lo scalpo. Ma a conti fatti la bagarre è assicurata ovunque, e anche un pari con la tanto defenestrata Giana Erminio alla lunga potrà assumere una luce ben differente. Il pubblico eugubino, che nella prima vera domenica d’inverno non ha risposto presente (728 spettatori ufficiali, che significa che al netto degli abbonati rimasti a casa a fatica si arrivava a 500), dovrebbe convincersi che questa squadra va sostenuta e aiutata a prescindere, non caricata di ulteriori pressioni o polemiche. Perché quest’anno si retrocede per davvero. E se non si resta uniti il pericolo si fa incombente. Prendere spunto dal Rimini: a Gubbio ha preso tre sberle, ma da quando è arrivato Acori in 4 gare ha fatto 5 punti e ha chiuso tre volte senza subire reti. Ambiente compatto, barca nella medesima direzione: i cavalli si vedono alla fine…