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Nicolò Fagioli, il talento che Giammarioli mandò alla Juve: “Si vedevano subito le qualità”. I colpi Mario Rui e Castrovilli

Nicolò Fagioli con Cristiano Ronaldo dopo la conquista della Supercoppa da parte della Juve

Dicono che Ronaldo stravede per lui, dicono anche che di talento ce n’è tanto e ieri sera all’Allianz in Coppa Italia s’è cominciato a vedere nel debutto in partite ufficiali con la Juve che battendo 4-0 la Spal si è qualificata per le semifinali. Nicolò Fagioli attendeva la sua chance da quando Allegri due anni e mezzo fa l’aveva coccolato pubblicamente, dopo averlo fatto esordire nelle amichevoli dei bianconeri in America.

Nella storia del centrocampista piacentino, che compirà vent’anni il prossimo 12 febbraio, c’è Stefano Giammarioli. La Cremonese l’ha preso a 10 anni dal Piacenza e c’è rimasto fino al 2015 quando il direttore sportivo eugubino ha condotto la trattativa per la cessione alla Juve, che ai lombardi ha fruttato un sacco di soldi più i bonus che hanno cominciato a maturare.

Io l’ho visto nel settore giovanile a Cremona – racconta Giammarioli -, arrivavano delle richieste per lui e diversi nostri ragazzi. Cherubini e Chiellini ce l’hanno chiesto, la Juve è stata la più tempestiva e determinata. All’Inter ho mandato Manaj che adesso è al Barcellona, che a 17 anni ha fatto 23 presenze e 2 gol in Serie C con Marco Giampaolo. Il talento di Fagioli si vedeva benissimo nelle giovanili della Cremonese che ha lavorato davvero molto bene sul ragazzo. Era già inquiadrato con una cultura di allenamento davvero elevata”.

A Gubbio saranno mai possibili operazioni di questo genere?

Negli anni passati ci sono stati operazioni importanti come Marchi alla Triestina, Casoli alla Fiorentina, Cancellotti alla Sampdoria, Vergari al Modena, Francioni al Brescia. Sono state fatte delle cessioni redditizie che hanno dato ai nostri ragazzi la possibilità di ritagliarsi uno spazio ad alti livelli. Con un lavoro certosino penso che si possano creare delle condizioni. Il lavoro che si sta portando avanti oggi può dare i frutti. Ci sono tecnici giovani e bravi, ci sono degli elementi interessanti che stanno anche vicini alla prima squadra”.

L’operazione più eclatante a Gubbio è stata quella di Mario Rui?

Mario Rui va considerata l’operazione più bella perché era un giovane sconosciuto. L’avevo proposto a due club di Serie A che avevano molte perplessità, poi il tempo mi ha dato ragione. Un’altra valorizzazione importante è stata a Cremona quella di Castrovilli che con Tesser è cresciuto parecchio. Con Torrente quando si sonio vinti i due campionati il capolavoro è stato fatto con Gomez”.

Oggi il nome di Fagioli è sulla bocca di tutti da quasi tre anni, da quando Allegri l’ha mandato in campo contro il Bayern Monaco, a Philadelphia. Emre Can aveva chiesto il cambio. Il tecnico ha guardato in panchina e l’ha chiamato senza pensarci due volte e senza tanta anticamera. “Il mister si è voltato verso di me, io ho incrociato il suo sguardo ma non avrei mai pensato che mi facesse giocare”, ha raccontato Nicolò. Fiducia rinnovata pochi giorni dopo, contro il Real Madrid e contro gli All-Star della Mls. Poi, a settembre, Allegri lo aveva incensato in conferenza stampa: “Abbiamo un ragazzo che si chiama Fagioli, che è un 2001. Vederlo giocare a calcio è un piacere. E’ un ragazzo che conosce il calcio e i tempi di gioco, sa come e quando smarcarsi, come e quando passare la palla. E’ bello vederlo giocare. Ragazzi così non vengono fuori tutti gli anni”.

Il massimo per un ragazzo nato e cresciuto a Piacenza, ma con la Juventus nel cuore sin da piccolo. Grazie al nonno e poi al papà. Lo voleva anche l’Inter, che lo stava seguendo da un po’. Aveva stregato gli scout bianconeri in due occasioni da avversario: con una doppietta ai tempi del Piacenza, quando era ancora bambino, e poi con un gol a Vinovo con la maglia della Cremonese. In bianconero ha bruciato le tappe: promosso in Primavera già sotto età, visto che dominava con gli Under 17 segnando 13 gol in 25 partite nella stagione 2017-2018. A 17 anni appena compiuti aveva già fatto il salto. Il Guardian nel 2018 l’ha inserito tra i 60 talenti migliori del mondo, uno dei tre italiani, insieme a Salcedo e Pellegri. Nella stagione successiva ha esordito tra i professionisti nell’Under 23 in Serie C, il 24 settembre 2018, neanche maggiorenne. Lo scorso primo novembre ha anche segnato la sua prima rete tra i pro’.

Mancava soltanto la prima squadra. La prima convocazione è stata il 27 gennaio 2019 per la partita di campionato all’Olimpico contro la Lazio, qualche giorno prima del suo diciottesimo compleanno. Una panchina che gli è anche valsa formalmente lo scudetto, il primo trofeo della sua carriera. Andrea Pirlo, che nelle idee iniziali di Agnelli avrebbe dovuto allenarlo nella seconda squadra, lo stava seguendo. Dall’inizio del 2021 ha iniziato a portarlo regolarmente in panchina, trovando sempre posto in panchina. Anche se non è mai entrato, si è goduto il momento. La scorsa settiimana ha anche vinto la Supercoppa Italiana regalandosi il secondo trofeo della sua carriera con i grandi, oltre che una foto con Cristiano Ronaldo pubblicata sui suoi profili social. Ma il bello, evidentemente, deve ancora venire.