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Carlo Acutis e la sua vita “piena” in Dio: i genitori la raccontano sabato 10 novembre a San Secondo

La storia di Carlo Acutis, il giovane morto a soli 15 anni nel 2006 a causa di una leucemia fulminante, raccontata da chi gli è stato accanto nel corso di un’esistenza breve, ma straordinariamente intensa. Una storia che commuove e che interroga, ancor più adesso che è in corso la causa di beatificazione del giovane nato a Londra nel 1991, dove il papà Andrea e le mamma Antonia Salzano si trovavano per lavoro. Saranno proprio loro due a raccontare in prima persona l’esperienza di essere genitori di un ragazzo che prima di essere sottratto all’affetto dei cari e degli amici dalla malattia fu “rapito” dall’amore per Dio, tanto che dal giorno della Prima Comunione (ricevuta quando aveva 7 anni) quotidianamente si è accostato al sacramento dell’Eucarestia, pregando spesso davanti al Santissimo Sacramento e mostrando una Fede e una devozione davvero uniche in un ragazzo della sua età. Andrea e Antonia saranno ospiti domani, sabato 10 novembre, presso la Chiesa Abbaziale di San Secondo, quando a partire dalle ore 16 incontreranno i ragazzi del catechismo e le loro famiglie, ma più in generale tutti coloro che vorranno ascoltare la loro testimonianza e la storia di questo ragazzo, già venerato da molti prima di essere proclamato Beato (è stato dichiarato venerabile lo scorso 6 luglio).

UNA VITA PER CRISTO. La fama di santità che circonda la figura di questo giovane di 15 anni è tale che Nicola Gori, redattore de L’Osservatore Romano, esperto nella scrittura dei mistici, ha pubblicato la biografia di Carlo Acutis nel libro “Eucaristia – La mia autostrada per il cielo” (Edizioni San Paolo). “Sapevo che era pio e virtuoso – ha raccontato la mamma Antonia in una delle tante interviste – ma non avrei mai immaginato quanto bene avesse fatto e quante persone avevano tratto beneficio dalle sue opere di carità”. Dalle lettere ricevute, infatti, la famiglia ha scoperto che Carlo era completamente dedicato al bene delle persone che incontrava. Aiutava tutti. Si preoccupava dei suoi amici i cui genitori si stavano separando e li invitava a casa sua per sostenerli. I soldi che risparmiava li regalava ai poveri, agli anziani, alle suore di clausura, ai sacerdoti. Fin dalle scuole medie si era battuto per opporsi all’aborto. Era sensibile a tutti quelli che avevano difficoltà nel socializzare. Si prendeva cura dei disabili. In un caso aveva difeso un suo amico disabile maltrattato dagli altri. Carlo era molto portato per tutto ciò che è legato al mondo dell’informatica tanto che sia i suoi amici, che gli adulti laureati in ingegneria informatica lo consideravano un genio e restavano tutti meravigliati dalla sua capacità di capire i segreti che l’informatica nasconde e che sono normalmente accessibili solo a coloro che hanno compiuto studi universitari. Carlo inoltre aveva una grande considerazione di tutte le persone e si preoccupava di come tanti sciupassero i talenti che Dio gli aveva donato. In più di una occasione affermò: “Tutti nascono con una propria originalità, ma molti muoiono come fotocopie”. Rimane il mistero di una vita così breve e così intensamente e cristianamente vissuta. Una vita che il giovane Carlo ha offerto al Papa e alla Chiesa e che oggi rimane una testimonianza forte per tutti i ragazzi e le ragazze della sua età.