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Css nei cementifici di Gubbio, dopo l’indagine la Procura di Perugia chiede l’archiviazione. Gli ambientalisti fanno ricorso

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Il Css (Combustibile solido secondario)

Le cementerie Barbetti e Colacem sono autorizzate a utilizzare il Css (Combustibile solido secondario), secondo l’autorizzazione concessa dalla Regione nel dicembre 2021 sulla base del decreto Cingolani adottato durante il governo Draghi. Il sostituto procuratore della Repubblica di Perugia Giuseppe Petrazzini ha richiesto l’archiviazione dell’inchiesta attivata dall’esposto presentato dai comitati ambientalisti di Gubbio contro i funzionari della Regione e della Provincia di Perugia che nel rilasciare l’autorizzazione integrata ambientale alle due cementerie, dal 2013 fino al via libera per l’uso del Css a fine 2021, hanno ritenuto di non sottoporre i rispettivi impianti a valutazione d’impatto ambientale.

Gli ambientalisti si oppongono all’archiviazione chiesa dal magistrato che respinge la tesi sull’assenza di tutti gli elementi conoscitivi opportuni al fine di escludere negative ricadute sulla salute umana e sull’ambiente. I comitati si sono opposti alla richiesta di archiviazione della Procura, che adduce tesi riscontrate peraltro anche nella sentenza del Tar dell’Umbria che ha bocciato nel gennaio scorso il ricorso contro l’uso del Css da parte del Comune di Gubbio che per ragioni soprattutto di consenso elettorale ha fatto proprie le contrapposizioni degli ambientalisti e della sinistra radicale.

Proprio per questo la Procura perugina ha chiesto il 12 agosto scorso l’archiviazione dell’inchiesta sostenendo, come previsto dalla riforma Cartabia, che gli elementi acquisiti appaiono inidonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli amministratori e tecnici che hanno svolto le procedure autorizzative. Per l’avvocato Valeria Passeri questa motivazione è da considerarsi «del tutto laconica e non avallata da alcuna indagine», attendendosi dal giudice per le indagini preliminari di ordinare nuove verifiche, di far nominare un consulente tecnico e disporre una perizia che accerti la necessità o meno della valutazione di impatto ambientale dopo il via libera dato dalla Regione per l’utilizzo dei rifiuti come combustibile solido.

Si ricorda che per il Tar la procedura di valutazione di impatto ambientale dei due impianti non doveva essere svolta in virtù delle varianti autorizzative gestionali concesse alle due aziende. Sono state respinte le tesi anche relativamente all’attività dal 2007 di recupero di sostanze inorganiche.